Spuntino – Gioia contagiosa
La parashà di Nitzavìm, che abbiamo letto sabato scorso, esordisce con “voi vi ergete oggi” (Deut. 29:9). “Oggi” si riferisce a Rosh HaShanà, “voi” include tutti gli appartenenti al popolo di Israele, senza differenze di età, sesso, bandiera, o altre classificazioni divisorie. Siamo insieme coinvolti nello stesso patto divino e ognuno é mutuamente garante per gli altri, in funzione delle sfere di influenza. La garanzia più importante é quella verso noi stessi perché solo se ci assumiamo le nostre responsabilità possiamo guadagnare la fiducia del prossimo. Oggi siamo abituati alle prediche rivolte al miglioramento degli altri: la famiglia, i colleghi di lavoro, i vicini di casa, il governo e così via. Invece la prima valutazione dovrebbe essere autocritica, non solo per ottenere un cambiamento a livello individuale ma anche nella nostra interazione con gli altri. Le relazioni non vanno viziate da graduatorie qualitative e quantitative, normalmente guidate dall’invidia e dall’orgoglio. Ognuno deve apprezzare quello che ha, com’é scritto nella Mishnà (Avot, 4:1): “Chi é ricco? Colui che é felice della propria parte.” Il perfezionismo può generare scontentezza perché quando é fine a se stesso distoglie l’attenzione invece di focalizzarla. Secondo Rabbì Menachem Mendel di Vitebsk questo vale anche nello studio e nell’osservanza dei precetti. L’eccesso di ambizione rischia di smorzare l’entusiasmo che invece é un requisito essenziale della Torà. L’impulso a migliorare dev’essere alimentato dalla gioia, non viceversa, altrimenti la gioia diventa chimerica e viene ricercata attraverso altre vie, non necessariamente ortodosse. Una persona appagata riesce a catalizzare anche il comportamento degli altri. D’altra parte la serie di pesanti ammonimenti che abbiamo letto due settimane fa é conseguenza di ciò che é scritto nel versetto immediatamente precedente (Deut. 28:47): “siccome non hai servito il Signore tuo D-o con gioia e animo lieto malgrado ciò che hai.” In conclusione, il fatto che dobbiamo gioire per ciò che siamo e abbiamo non deve inibire l’aspirazione al miglioramento ma, piuttosto, esserne un incentivo, prima a livello individuale e poi collettivo.
Raphael Barki