Trump-Biden, il primo scontro in tv
e le ambiguità sui suprematisti bianchi

Caotico e confuso. È la descrizione più ricorrente rispetto al primo e tanto atteso dibattito tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden. Nella notte i due si sono scontrati su sei temi: l’economia, la Corte Suprema, la pandemia, il razzismo nelle città, la correttezza delle elezioni e le esperienze passate dei due candidati. Temi decisivi per il futuro degli Stati Uniti, affrontati anche da Pagine Ebraiche nel dossier di questo mese dedicato proprio alle elezioni Usa del prossimo 3 novembre. Se di Medio Oriente e politica internazionale non si è parlato – un argomento su cui l’attuale inquilino della Casa Bianca potrebbe rivendicare successi -, uno dei passaggi più menzionati nelle analisi dopo il dibattito è stata la mancata condanna da parte dell’attuale presidente Usa dei movimenti legati al suprematismo bianco. Il moderatore del dibattito Chris Wallace ha chiesto a Trump: “È disposto stasera a condannare i suprematisti bianchi e i gruppi di milizia e a dire che devono ritirarsi e non aumentare la violenza?”. Trump ha risposto “certo, certo”. Incalzato da Wallace e da Biden – “Allora fallo” -, il presidente ha replicato, “cosa volete che dica?” e “a chi devo parlare?”. Il candidato democratico ha citato i Proud Boys, noto gruppo armato di estrema destra. Trump però non ha denunciato il gruppo ma al contrario ha detto: “Proud Boys, state fermi e state pronti. Ma vi dico una cosa: qualcuno deve fare qualcosa contro l’estrema sinistra”. Nel giro di pochi minuti, riporta il New York Times, i membri di Proud Boys hanno commentato sui social media le parole del presidente Usa, definendole come “storiche”. Sull’applicazione di messaggistica Telegram, i membri del gruppo di estrema destra hanno definito il commento di Trump come un tacito appoggio alle loro tattiche violente.
Secondo l’organizzazione ebraica Anti-Defamation League, che si occupa di contrasto all’antisemitismo e al razzismo, i Proud Boys sono un gruppo d’odio violento, “la cui retorica misogina misogina, islamofobica, transfobica e anti-immigrazione è spesso abbinata alla violenza diretta contro i manifestanti di sinistra”. I membri di Proud Boys hanno marciato al raduno del 2017 “Unite the Right” a Charlottesville, in Virginia, dove uno degli slogan dei manifestanti era “Jews will not replace us”. “Gli ebrei non ci rimpiazzeranno”, coro antisemita e complottista, che aveva profondamente preoccupato la comunità ebraica d’oltreoceano. Il gruppo ha marciato più volte, ricorda l’Anti-Defamation League a fianco di gruppi neonazisti.
I Proud Boys sono stati creati nel 2016 da Gavin McInnes, co-fondatore di Vice Media (gruppo editoriale poi lasciato nel 2009), e si definiscono “sciovinisti occidentali che rifiutano di scusarsi per aver creato il mondo moderno”. Per l’Fbi si tratta di un “gruppo estremista legato al nazionalismo bianco”. Nel 2018, l’agenzia governativa spiegava che “i membri di Proud Boys hanno contribuito alla recente escalation di violenza nei raduni politici tenutisi nei campus universitari e in città come Charlottesville, Virginia, Portland, Oregon e Seattle, Washington”. Il report del Fbi, pubblicato dal Guardian, produsse l’abbandono di McInnes del movimento da lui fondato, su consiglio dei suoi avvocati. Ma quando ancora ne faceva parte, nel 2017, McInnes si era abbandonato una sfuriata antisemita online, come riporta la Jta. In un video girato a Tel Aviv, durante un viaggio organizzato in Israele (a suo dire dal governo israeliano), difendeva i negazionisti della Shoah e rilanciava stereotipi antisemiti. Il video in origine si intitolava “10 cose che odio degli ebrei”. Dopo aver visitato lo Yad Vashem, dichiarava: “Mi sento di difendere i nazisti di estrema destra solo perché sono stufo che mi facciano il lavaggio del cervello e mi sento di dire: ‘Beh, non hanno mai detto che non è successo’ (la Shoah). Quello che dicono è che erano molto meno di 6 milioni e che morivano di fame e non uccisi con il gas”, le deliranti affermazioni negazioniste di McInnes, prima di aggiungere, “Non sto dicendo che non ci furono uccisioni con il gas”. Per il fondatore dei Proud Boy poi gli israeliani hanno una “piagnucolosa paura paranoica dei nazisti”. E gli ebrei sarebbero i responsabili di Holodomor, la carestia pianificata da Stalin in ci morirono 10 milioni di ucraini. “Sono stati gli ebrei. Sono stati uccisi da ebrei marxisti, stalinisti, di sinistra, comunisti, socialisti”, la folle teoria di McInnes. L’anno successivo la visita in Israele e i deliri del video, McInnes ha lasciato il gruppo da lui fondato. Ed è nel 2018 che Twitter ha sospeso i Proud Boys dalla sua piattaforma, seguito da Facebook, Youtube e Instagram. Negli anni successivi, il gruppo ha continuato ad espandere il proprio bacino di utenti su altre piattaforme social, ed è diventato più visibile alle proteste, sottolinea il New York Times.
L’attuale presidente dei Proud Boys, Enrique Tarrio, un cubano-americano di Miami che ha partecipato al raduno di Charlottesville, ha commentato in modo entusiasta le parole di Trump nel dibattito televisivo con Biden. The Intercept segnala che Tarrio sul sito di microblogging Parler di essere “estremamente orgoglioso della performance del mio presidente stasera”, aggiungendo che Trump “ha fatto un ottimo lavoro e gli è stata fatta una domanda molto precisa. La domanda era in riferimento alla supremazia bianca… che noi non siamo”. “Nonostante i commenti di Tarrio, – spiega The Intercept – le fotografie della manifestazione di sabato a Portland mostrano lui e gli altri membri fare il gesto dell’OK con la mano, che negli ultimi anni si è evoluto […] in un simbolo effettivamente abbracciato dai razzisti nella vita reale”.
Per il direttore della Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt la risposta del presidente Trump in merito ai Proud Boys e al suprematismo bianco “è stata “sorprendente”. “Il presidente Trump deve all’America delle scuse o una spiegazione- ha scritto Greenblatt su Tweitter – Ora”.

Daniel Reichel