“Italia attenta alla Cina”

“Abbiamo parlato molto delle preoccupazioni degli Stati Uniti sul fatto che il Partito Comunista cinese sta cercando di sfruttare la propria influenza economica per servire i propri scopi strategici: quando loro investono, non lo fanno per avviare partenariati sinceri a beneficio reciproco. Gli Usa fanno appello al governo italiano affinché consideri in maniera attenta la sicurezza nazionale e la riservatezza dei dati dei propri cittadini”, così il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo dopo aver incontrato a Roma il Presidente del Consiglio Conte e il ministro degli Esteri Di Maio. Per il direttore del quotidiano Domani, l’Italia deve decidere da che parte stare, con la Cina o contro. Intanto la questione cinese ha generato uno scontro tra Washington e Vaticano, – di cui parlano ampiamente Corriere e Repubblica – dopo la richiesta di Pompeo alla Santa Sede di non rinnovare l’accordo sulla nomina dei vescovi locali (cui contenuti sono rimasti però segreti) con Pechino. “Inopportuno questo argomento per ottenere il consenso degli elettori”, la replica del cardinale Pietro Parolin, mentre la diplomazia vaticana ha deciso di far saltare l’incontro tra Pompeo e Bergoglio. Ma il Vaticano nel mentre deve fare anche i conti con lo scandalo interno, con milioni di euro distratti dalle sue casse attraverso un sistema gestito da affaristi, manager e alti prelati (Corriere e Repubblica).

Il virus non si ferma. Martedì l’Oms ha annunciato che le morti da Coronavirus hanno superato il milione nel mondo. “Diventano quindi ancora più importanti, in assenza di vaccino, le misure di prevenzione”, sottolinea il Sole 24 Ore, che fa un quadro paese per paese rispetto alla crisi sanitaria. A proposito di Israele il quotidiano segnala che i malati attualmente sono 64550. “Il 34% dei casi diagnosticati nel paese è costituito da ebrei ultraortodossi (che sono solo il 12% della popolazione) e sta aumentando anche il relativo tasso di mortalità, finora più basso rispetto a quello di altri gruppi: preghiere collettive e superaffollamento nelle sinagoghe stanno facendo rapidamente peggiorare la situazione, malgrado il secondo lockdown imposto dal Governo”.

Venti di guerra e tregue. Dopo quattro giorni di sanguinosi scontri nel Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaijan forse si è arrivati a una soluzione. L’Armenia sta valutando la possibilità di riconoscere l’indipendenza dell’area al centro di importanti interessi turchi e russi. Ha dichiararlo il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. “Questa opzione è all’ordine del giorno. C’è anche la possibilità di firmare un accordo di cooperazione strategica tra l’Armenia e il Karabakh”. Il presidente francese Emmanuel Macron intanto ha condannato i “messaggi bellicosi” inviati dalla Turchia a sostegno dell’Azerbaijan. Repubblica, con un reportage sul posto, racconta come la popolazione stia vivendo questi difficili giorni di conflitto.

Usa, pericolo Proud Boys. Sui quotidiani italiani, ancora ampio spazio allo scontro tra il presidente Usa Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden in occasione del primo dibattito elettorale tra i due (Repubblica). Corriere e Foglio richiamano in particolare la mancata denuncia di Trump del suprematismo bianco e la frase detta in riferimento a un gruppo specifico dell’estrema destra americana: “Proud Boys, state fermi, state pronti”. Una risposta suonata come un invito a questo gruppo estremista a mobilitarsi in futuro. “Mobilitarsi per cosa? – si chiede il Corriere – Lo si capisce dall’altro punto sul quale Trump, rifiutandosi di nuovo di prendere l’impegno a riconoscere il risultato delle urne, qualunque esso sia, ha battuto più volte: elezioni come quelle americane che comportano un elevato afflusso di voti postali per lui sono truccate. Un argomento che in genere viene usato da opposizioni che dispongono di scarsi spazi di manovra in Paesi autoritari o, comunque, poco democratici, stavolta viene agitato dal massimo detentore del potere di quella che dovrebbe essere la più solida democrazia del mondo”. Su chi siano i Proud Boys si sofferma invece il Foglio, spiegando la loro identità violenta.

Stereotipi e ignoranza. Nella sua rubrica su Repubblica, Pietre, Paolo Berizzi segnala la nuova polemica su Fabio Ravezzani, direttore e conduttore del canale all-news calcistico Top Calcio 24. Riferendosi a Daniel Levy, presidente del Tottenham, un ospite in studio ne parlava “sottolineandone la particolare attenzione al denaro”, e Ravezzani ha replicato: ‘E certo, è un ebreo!’. E l’altro: ‘Io non lo volevo dire, l’hai detto tu…’. Replica: ‘Guarda che io ho massima stima negli ebrei’”.

Manifestazioni e patrocini. II patrocinio del II Municipio al Festival della Palestina, in programma da oggi a piazzale del Verano a Roma, “con la presenza del movimento anti-Israele Bds è inaccettabile e pericoloso”. Quanto denuncia la Comunità ebraica della Capitale che, riporta il Corriere Roma in una breve, annuncia: “Non parteciperemo a iniziative per la memoria in quel territorio”.

Segnalibro. Il Manifesto segnala l’uscita di Una voce sottile (Giuntina) di Marco Di Porto, che ricostruisce la storia del nonno Sonny, sopravvissuto alla Shoah, e della Comunità ebraica di Rodi. Il libro sarà presentato oggi alle 19 al festival “Insieme” a Roma. Avvenire presenta invece il volume La scomunica di Adolf Hitler (Casagrande), ovvero la traduzione in italiano della lettera aperta dell’intellettuale Oscar Levy, scritta tra maggio e giugno del 1938, in cui si condannava il nazismo e la sua appropriazione del pensiero di Nietzsche.

Daniel Reichel