Guerra ai fondamentalisti
La decapitazione a Parigi ad opera di un giovanissimo terrorista islamico di un professore francese, Samuel Paty, reo di aver organizzato una discussione nella sua classe sulla questione di Charlie Hébdo, mostrando loro due vignette su Maometto, quelle considerate blasfeme dai fondamentalisti, riporta in primo piano, accanto al COVID e alle prossime elezioni americane, il tema del terrorismo islamico, negli ultimi mesi poco seguito dalla stampa e dall’opinione pubblica italiana. Samuel Paty, insegnante considerato dai suoi allievi e dalle loro famiglie un docente straordinariamente attento e capace, è stato assassinato perché stava facendo bene il suo mestiere, cioè insegnare a riflettere e a giudicare criticamente. Al suo assassinio dobbiamo tutti reagire su vari fronti. Uno, il primo, è quello di non censurare, di non autocensurarsi. Se le due vignette mostrate ai suoi studenti dal prof. Paty fossero mostrate ripetutamente in tutti i canali televisivi, su tutti i giornali, su tutti i media con l’invito a discuterne, ad analizzarle, i terroristi dovrebbero rinunciare a colpire quelli che ritengono responsabili. Sarebbero troppi per loro.
Il secondo fronte è quello trattato recentemente da Macron, quello della laicità dello Stato. Attenzione, il discorso di Macron, poco pubblicizzato in Italia, non era un discorso di odio contro l’Islam, come da alcune parti, non ultima quella dei populisti di sinistra di Mélenchon, è stato bollato. Era un discorso che distingueva fra Islam e fondamentalismo islamico, e che soprattutto, puntando sul rispetto dello Stato francese e sulla sua laicità, invitava le organizzazioni musulmane ad appoggiare lo sforzo di abolizione dei particolarismi, dei comunitarismi, a combattere loro per primi i loro fondamentalisti. Chiedeva al mondo variegato dell’Islam di aprirsi alla discussione, di isolare i loro estremisti. Perché non agitano opinioni, ma armi, perché non portano idee, ma sangue. Perché solo da loro, dall’interno, potrà venire una vera vittoria in questa guerra infinita contro i fondamentalisti, contro quelli che appoggiano oggi i macellai di Paty.
Anna Foa, storico