Spuntino – Accomodamenti duraturi

“Questi sono i discendenti di Noè. Noè era un uomo giusto, integro nelle sue generazioni. Noè si accompagnava al Signore” (Gen. 6:9). Nel solo primo versetto della parashà di Noach che, contiene in tutto tredici parole, il nome del protagonista del brano settimanale é ripetuto per ben tre volte, di cui due consecutivamente. Noach significa comodo, gradevole, accondiscendente. Rabbì Ya’akov Ben Ashèr (Ba’al HaTurim) spiega che Noè lo era due volte, nei confronti del Signore e verso il prossimo, nelle sfere superiori e in quelle terrene, in questo mondo e in quello a venire. Ma talora per accomodare l’Uno bisogna scontentare gli altri o viceversa. La terza istanza del nome ci suggerisce da che parte stava Noè, anche in caso di conflittualità: “Noè si accompagnava al Signore” perfino a costo di dover deludere qualcuno. Un’altro insegnamento dello stesso versetto è riportato da Rashì: la progenie di Noè consisteva nel fatto che “era un uomo giusto, integro nelle sue generazioni.” La discendenza di un giusto è il segno che lascia in prospettiva seminando buone azioni. Questa è una novità rispetto alle ramificazioni genealogiche ampiamente riportate nella parashà precedente, BeReshit, in cui i discendenti (“toledòt”) sono (solo) i figli e i loro successori.

Raphael Barki