Attacco alla democrazia Usa

“Furia Trump, assalto al Congresso”, “Usa, un giorno da golpe”, “C’era una volta l’America”. Sono i titoli con cui aprono i tre principali quotidiani italiani per raccontare quanto accaduto a Washington dove centinaia di sostenitori – di cui alcuni armati – del Presidente Usa Donald Trump hanno fatto irruzione in Campidoglio, cercando di bloccare la certificazione dell’elezione di Joe Biden. “Mentre il presidente Trump diceva a una ampia folla fuori dalla Casa Bianca che non avrebbe mai dovuto accettare la sconfitta, – la sintesi del Washington Post – centinaia di suoi sostenitori hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti in un tentativo di colpo di Stato che speravano potesse ribaltare le elezioni che (Trump) ha perso. Nel caos, hanno detto le forze dell’ordine, una donna è stata uccisa dalla polizia del Campidoglio”. L’assalto è durato cinque ore, con i parlamentari costretti ad essere evacuati. “Il mandante di questa incredibile invasione è il presidente in carica degli Stati Uniti. – scrive il Corriere – Con un discorso di oltre un’ora Donald Trump ha infiammato la folla, indicando con nome e cognome i ‘nemici’, i ‘corrotti’ che hanno ‘rubato le elezioni’”. Nel ricostruire la giornata, Gianni Riotta su La Stampa parla di “Banana Repubblic dei suprematisti” e aggiunge: “Ride Xi Jinping, ride Putin, ride Erdogan, chi mai accuserà ora i loro abusi, se il Campidoglio in mano alla teppa?”.

L’appello di Biden. Dopo l’attacco al Campidoglio, Biden, parlando di “democrazia sotto assedio”, ha lanciato un appello a Trump: “Le parole di un presidente contano: nel caso migliore ispirano, nel caso peggiore istigano. Il presidente Donald Trump si faccia avanti, vada in tv e fermi questo assedio”. Ma, sottolineano Repubblica e Corriere, Trump “si è limitato a un timido appello alla ‘non violenza’” usando i suoi canali Twitter. Sulle colonne del New York Times, l’editorialista conservatore Bret Stephens scrive “Impeach and convict. Right now”, chiedendo l’immediato allontanamento di Trump dalla presidenza. Di “scempio della libertà”, parla il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. “Pur di non ammettere la sconfitta, Trump si è dimostrato pronto a minacciare la democrazia che lo ha espresso”, scrive Molinari. Per il direttore de La Stampa Massimo Giannini quanto accaduto ieri è un colpo al cuore della democrazia manovrato da Trump, definito: “Un tycoon populista e sessista, xenofobo e illiberale, che ha picconato le istituzioni e ha spaccato in due l’America a colpi di odio e intolleranza”. Sulla prima del Corriere Giuseppe Sarcina afferma che ora toccherà a Biden far ripartire gli Usa: “Il compito più difficile, però, sarà curare, sanare le lacerazioni della Nazione. – scrive Sarcina – E nello stesso tempo ripristinare la legalità, la pratica della tolleranza, riportando lo scontro nei canoni della politica”.

Il Senato ai democratici. Con la vittoria di Raphael Warnock e Jon Ossoff in Georgia, i democratici si assicurano il Senato, dove per i prossimi due anni potranno contare su una decisiva maggioranza. “L’uno afroamericano, l’altro ebreo, Warnock e Ossoff hanno dimostrato che il profondo Sud sta cambiando”, scrive il Corriere. “Il risulta dei ballottaggi in Georgia è montatura”, la reazione di Trump, riportata da Repubblica, che spiega come le parole del presidente abbiano scatenato “le milizie anche ad Atlanta, costringendo il segretario di stato Brad Raffensperger ‘colpevole’ di non aver avallato le sue accuse di frode a lasciare sotto scorta la sede locale del governo”. Il Foglio fa invece un ritratto dei due nuovi senatori democratici. E di Ossoff scrive: “Trentatré anni, giornalista investigativo, stage nell’ufficio che fu di John Lewis, preparato al punto da sembrare robotico, Ossoff è il primo senatore ebreo della Georgia (la comunità ebraica è impazzita per lui: la rivista Alma ha pubblicato un editoriale dal titolo ‘We Need Hot Jews Like Jon Ossoff in the Senate’)”.

Vaccinazioni. “Israele è un modello a cui ispirarsi: iniezioni giorno notte, sette giorni su sette”, afferma a Repubblica l’infettivologo Roberto Ieraci, capo della campagna a Roma. A raccontare, sulla base di un reportage di Reuters, il perché del successo israeliano è il quotidiano Domani, che però sceglie una titolazione distorta per riassumere l’articolo: “Prima gli israeliani nella campagna vaccinale di Netanyahu per il voto”. Si vuole dare a intendere che Israele sia responsabile dell’arretratezza della campagna vaccinale nei territori palestinesi. In realtà, spiega il Jerusalem Post “due settimane fa, i funzionari del Ministero della Salute dell’Autorità palestinese hanno detto che i palestinesi non hanno chiesto a Israele di fornire loro, né di acquistare per loro conto, vaccini contro il nuovo coronavirus”. Rispetto al tema più ampio dei vaccini e dei contagi, il consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi, complimentatosi negli scorsi giorni con Israele, al Messaggero oggi esprime un giudizio meno lusinghiero: “bisogna anche ricordare che è in condizioni drammatiche, il virus sta correndo molto rapidamente. Israele e Gran Bretagna stanno reagendo a una catastrofe causata dai loro governi. Hanno già fatto tre lockdown, intervenendo sempre tardi, e non sono riusciti a invertire l’andamento dell’epidemia”.

Il Sudan firma gli accordi di Abramo. II Sudan ha firmato gli accordi con gli Stati Uniti che prevedono la normalizzazione dei rapporti con Israele. L’annuncio è arrivato dopo il viaggio nel paese nordafricano del segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin. Lo riporta in una breve Domani.

Tre Giusti dell’alto Monferrato. Repubblica Torino ricorda le vicende di Angelo Moro, Enrico Giuseppe Badarello e Mafalda Bosio Badarello, Giusti tra le Nazioni dell’alto Monferrato, la cui storia è stata ricostruita da Paola Fargion e Meir Polacco.

Daniel Reichel