Rischio impeachment, fuori dai social
La fine della presidenza Trump

Mentre l’Italia guarda alla propria crisi nel governo, negli Stati Uniti una parte del Congresso vuole promuovere un nuovo impeachment contro il presidente Trump. Tra dieci giorni, il 20 gennaio, Joe Biden lo sostituirà alla guida del paese, ma i democratici sono soprattutto mossi dall’obiettivo di evitare che Trump possa ricandidarsi nel 2024. Per questo, scrive il Corriere, procedono a passo spedito: domani sarà discusso alla Camera dei Rappresentanti l’atto d’accusa per “incitamento all’insurrezione” dopo l’assalto al Campidoglio, istigato dall’attuale presidente Usa, e mercoledì potrebbe essere votato. Poi toccherebbe al Senato, dove però servono i voti dei repubblicani. Molti hanno abbandonato Trump, spiega il Corriere citando tra gli altri il vicepresidente Mike Pence, ma non necessariamente appoggeranno una rottura definitiva. E il futuro presidente Biden, aggiunge Repubblica, non vorrebbe aprire “una stagione di processi contro Trump e il trumpismo”. “Biden – scrive il quotidiano – ha detto che vuole concentrarsi sulle due emergenze: Covid e recessione. Vuole anche unificare la nazione” ed evitare “il rischio di radicalizzare i 74 milioni di elettori di Trump; e di ri-compattare contro l’impeachment un partito repubblicano con cui lui avrà bisogno di dialogare”.

Italia tra vaccini e restrizioni. È di 583.050 il totale delle vaccinazioni anti-Covid somministrate finora in Italia, pari al 63,5% delle dosi distribuite. Un andamento, scrive il Fatto Quotidiano, che porta il nostro paese al primo posto in Europa per vaccini fatti ogni 100 abitanti. In Israele intanto ha preso il via l’inoculazione della seconda dose del vaccino come spiega a Libero, Arnon Shahar, descritto come “responsabile nazionale della task force della vaccinazione anti-Covid del Maccabi health service” (il titolo dell’articolo è un po’ confuso e parla di “capo della task force ebraica”). “Siamo al terzo mini-lockdown: finora le chiusure sono state di 2-3 settimane, non di più. Al termine di questa quarantena un quarto degli israeliani sarà già stato vaccinato”, afferma Shahar. E in Italia intanto il governo discute (domani l’incontro con le regioni) sul nuovo dpcm che entrerà in vigore il 16 gennaio con nuove misure restrittive.

Trump fuori dai social. Una misura di ordine pubblico. Così il Corriere definisce la decisione di Twitter di sospendere definitivamente l’account di Trump, con i suoi 88 milioni di followers, legata alle violenze dei suoi sostenitori a Washington. “Attenzione a domenica 17 gennaio – avverte Twitter -. Per quella data, dentro e fuori Twitter, stanno già proliferando piani per future proteste armate, compreso un secondo attacco al Congresso e ad altri edifici pubblici”. Facebook ha sospeso l’attuale presidente fino al 20 gennaio e altre realtà dei social hanno fatto lo stesso. Decisioni che stanno generando un dibattito, rilanciato anche in Italia, sulla legittimità o meno di silenziare una figura come Trump. “Scelta sacrosanta: inutile e autolesionista chiedersi se produrrà effetti negativi”, afferma al Corriere lo scrittore Joshua Cohen. Sulla stessa lunghezza d’onda Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Lab dell’Università di Oxford, che, sempre parlando al Corriere, chiede in generale “paletti più stringenti ai potenti” sui social. Per Giordano Bruno Guerri (Giornale), “Trump sbaglia ma cacciarlo da Twitter è un abominio”. Per Gianni Riotta (La Stampa), invece, “oscurarne i profili è solo una tardiva autodifesa per evitare ulteriori violenze”.

Parler, dove vira l’estrema destra. Dopo Google anche Apple rimuove Parler, il Twitter dove si è spostato una parte della destra Usa, dal suo App Store. La decisione è legata al fatto che Parler non ha preso le misure necessarie affrontare i discorsi di odio e violenza. “Abbiamo sostenuto che i diversi punti di vista dovessero essere rappresentati sull’App Store, ma non c’è spazio sulla nostra piattaforma per violenza e illegalità. Parler non ha preso le misure adeguate per affrontare il proliferare di queste minacce”, il comunicato di Apple. “Sul social c’è già una compagine assortita di cospirazionisti di QAnon, suprematisti bianchi come i Proud Boys, milizie paramilitari come gli Oath Keepers e i Three Percenters. – scrive Repubblica – E centinaia di migliaia di americani rabbiosi che postano in piena libertà immagini inneggianti a Hitler, post sessisti, antisemiti e razzisti. Nonché messaggi più o meno criptati dove per mesi si è organizzata la “resistenza” pro Trump e negli ultimi giorni la deflagrazione estrema dell’assalto a Capitol Hill”.

“È stata l’Italia”. Non c’è limite alle teorie strampalate del complottismo e La Stampa ne riprende una circolata in questi giorni negli Stati Uniti: dietro gli indimostrabili brogli per far perdere a Trump le elezioni, ci sarebbe l’Italia, in particolare l’ex premier Renzi assieme a Obama. Sempre La Stampa in un altro articolo sottolinea come anche nel nostro paese intanto inizino a ricevere attenzione le pericolose teorie antisemite dei complottisti di QAnon. A proposito di Italia, sul Fatto Quotidiano Gad Lerner critica duramente la lettera di Giorgia Meloni al Corriere, in cui la leader di Fratelli d’Italia ha condannato le violenze di Washington, ma ribadito il suo sostegno a Trump.

Primo Levi in versi. Prende il via giovedì sera il ciclo online “Io so cosa vuol dire non tornare”, dedicato a Primo Levi e organizzato dal Centro Internazionale Primo Levi di Torino assieme alla Fondazione Circolo dei Lettori. Il primo incontro sarà dedicato ad una selezione di poesie realizzate dal celebre scrittore e Testimone. A leggerle per il pubblico, l’attore e regista Valter Malosti. “Lo studio per preparare queste letture è stato impegnativo, ma la resa mi pare suggestiva. – spiega a La Stampa Torino Malosti – Sono pagine che ci aiutano anche a far luce su un uomo che, nonostante la tragedia sperimentata e mai dimenticata, aveva negli occhi il guizzo di un sorriso”.

Segnalibro. La funzione del mondo è il graphic novel firmato Alessandro Bilotta e Dario Grillotti e dedicato al matematico ebreo Vito Volterra, primo presidente del Cnr e antifascista. Il Quotidiano Nazionale ne ricorda oggi la storia, presentando il volume edito da Feltrinelli in collaborazione con il Cnr. Repubblica segnala il volume di Fernando Gentilini, Tre volte a Gerusalemme (La nave di Teseo), viaggio su triplice livello, come suggerisce il titolo, attraverso le strade della capitale dl Israele. Il Domenicale del Sole 24 Ore ritorna sul libro di Catherine Chalier, Le figure del femminile in Levinas, edito da Morcelliana, mentre Alias, approfondimento del Manifesto, presenta Reuben Sachs (Darcy Edizioni): spietato sguardo di Amy Levy sulla borghesia ebraica londinese dell’Ottocento a cui apparteneva.

La lezione di Rosa Luxemburg. A pochi giorni dall’anniversario della sua uccisione (15 gennaio 1919), l’Espresso ricorda la figura di Rosa Luxemburg, di cui a marzo cadrà il centocinquantenario dalla nascita. Nell’articolo, richiamando le parole di Hannah Arendt, Donatella Di Cesare evidenzia come la Luxemburg appartenesse “a un gruppo di ebrei-paria che, ‘estranei a ogni gerarchia sociale’, guidati da ‘principi morali’ e memori della solidarietà appresa nelle pagine bibliche, rivendicavano quell’assenza di radici cui si accompagna un tanto più profondo senso di umanità. Non erano ebrei assimilati – scrive Arendt – erano ebrei europei”.

Sul piccolo schermo. Dal 14 al 17 gennaio l’ultimo film di Vadim Perelman, Lezioni di persiano, sarà disponibile sulla piattaforma iorestoinsala.it. “La storia di Gilles non è accaduta veramente, ma avrebbe potuto. – scrive il Corriere, raccontando brevemente la trame del film di Perelman – Ebreo, viene arrestato dalle 55 nella Francia occupata del 1942. A salvargli la vita sono un libro e una bugia”.

Daniel Reichel