In fuga dalla guerra,
una mensa-rifugio
“Milano 1939. Due bambini giocano ai Giardini Pubblici nei pressi di Porta Venezia. Arriva un terzo ragazzo, suppergiù della stessa età e si ferma a guardarli. Dopo un po’ il ghiaccio si è rotto ed il gioco prosegue in tre. Vergate dalla mano di qualche autore famoso, queste frasi potrebbero benissimo essere l’inizio di un racconto straordinario. Chi lo scrive, però, non è né autore né famoso. Lo faccio io, Werner Retter, uno dei bambini di allora. Dopo quasi quarant’anni ricordo e racconto un episodio decisivo della mia infanzia. Non è facile trovare le parole più adatte perché in queste pagine cerco di far rivivere una realtà più straordinaria di ogni racconto, realtà che ha profondamente influenzato la vita mia e quella di tanti altri giovani dell’epoca: La Mensa dei Bambini.
Si dice che il caso sia cieco. Ripensando a quel lontano incontro dubito che sia sempre così poiché quella volta ha radunato proprio quei personaggi che ci volevano per causare l’inizio della meravigliosa opera di assistenza: due giovani profughi e Motele. I profughi erano mia sorella Brigitte e io; Motele, il figlio del Dott. Israel Kalk, l’uomo che ha ideato, realizzato e guidato la Mensa per anni, dalla prima merenda elargita fino alla chiusura forzata nel 1943”. Per raccontare la storia della Mensa dei Bambini, un luogo poco conosciuto di Milano, di cui oramai non esiste più neanche l’edificio in via Guicciardini, non si può che affidarsi alle parole di Werner Retter. È lui, involontariamente, a far scattare la molla che porterà l’ingegnere Israel Kalk, ebreo di origine lituana, a dare vita a una struttura d’assistenza dalla storia quasi miracolosa. Vedendo il piccolo Werner e la sorella Brigitte giocare con il figlio nei giardini di Porta Venezia, Kalk viene a conoscenza delle storie di centinaia di profughi ebrei, scappati dalla Germania e dall’Austria, e che a Milano hanno trovato un momentaneo rifugio. Famiglie denutrite e spaesate, che vivono nell’emarginazione e nella difficoltà. Per loro, assieme ad altri benefattori, Kalk mette in piedi la Mensa dei Bambini, che nel 1940 viene stabilita in via Guicciardini 10. Qui i bambini e le loro famiglie possono trovare innanzitutto cibo e indumenti, ma non solo. “Senza avere nozioni pedagogiche, dividendosi tra il suo lavoro e la Mensa, Kalk ha creato nel cuore di Milano un piccolo miracolo in cui ai bambini, che faceva in modo andassero a scuola, si insegnava per esempio l’ebraico, in cui si organizzavano momenti di svago al parco. Un luogo in cui si restituiva la dignità” racconta Anna Sarfatti, scrittrice per bambini, che ha appena dato alle stampe un libro dedicato proprio alla storia di Kalk: Pane e ciliegie. Israel Kalk, l’uomo che difendeva i bambini ebrei sotto il Fascismo (Mondadori). La pandemia le ha impedito di visitare i luoghi di Kalk, di recarsi in quella via Guicciardini 10 per guardarne i palazzi e l’atmosfera. “Della sede originale oramai non c’è più nulla. La Mensa fu distrutta nel 1943 dai bombardamenti e spostata fuori Milano, ma voglio comunque vedere quei luoghi. Via Guicciardini è una strada chiusa, quindi mi sono immaginata un luogo protetto, quasi famigliare, dove le persone potevano ritrovarsi in strada, parlare, fare comunità”. Non è una ricostruzione certa, aggiunge, ma rimane l’idea che Kalk in quella strada della Milano fascista sia riuscito a realizzare un tessuto di umanità, un progetto di futuro alternativo possibile. “Memore del suo passato da bambino in fuga dai pogrom della Russia zarista, di studente trapiantato a Milano e fondatore di un Circolo in cui immigrati come lui potessero parlare di cultura ebraica, ha fatto sì che tutte queste situazioni si trasformassero in intuizioni pedagogiche”. Il luogo fisico non esiste più, ma esiste un vasto archivio conservato presso la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, dal quale Sarfatti ha attinto per il suo libro e in cui la Mensa rivive attraverso i documenti di Kalk, dei suoi assistiti, delle persone che lavoravano con lui. Un luogo dunque ancora vivo nella memoria della città.
Daniel Reichel, Dossier Itinerari, Pagine Ebraiche Gennaio 2021