Setirot – La lezione di Piero

Certamente molti di coloro che stanno leggendo queste righe avranno avuto l’occasione e la fortuna di ascoltare Piero Terracina z”l durante una delle sue molteplici testimonianze della Shoah e degli insegnamenti che da quella pagina di Storia dovremmo avere imparato – primo tra tutti “pensate sempre che siete uomini”. E probabilmente, poi, ai non giovanissimi che seguono Moked non sfuggì la profondissima intervista, la prima così completa e ricca di emozioni e considerazioni, che Terracina concesse a Lisa Ginzburg ai microfoni di Rai Radio3, nella primavera del 2000, per la trasmissione “Il Novecento racconta”. Il lungo lucido straziante pacato e rabbioso racconto è stato sapientemente sbobinato e curato da Ginzburg e pubblicato dal Ponte alle Grazie con il titolo, appunto, Pensate sempre che siete uomini. Per alcuni quindi non sarà una “scoperta” pur se, ripeto, Terracina qui rivive e vive una storia, la sua, fin nei minimi spasmi.
Ciò che alla fine spiazza è la sincerità, cruda fino alla durezza, con cui Ginzburg affronta la sbobinatura e la curatela del tutto, le sensazioni che prova, i quesiti che ne emergono e che non si risparmia, da cui si lascia interrogare fino – credo – alla scarnificazione di sé. Sì, questo libriccino, inscindibile dalla postfazione, è il contributo di un’altra «ebrea di terza generazione, figlia di figli di vittime dell’Olocausto in forma diretta (o indiretta, non cambia troppo; ciò che è immane non conosce gradi di mediazione)». Gli anni passano, i testimoni se ne vanno, tocca a noi. Ma ognuno di noi ha alle spalle un vissuto diverso, unico. Uno per tutti: quello davvero potente che Lia Tagliacozzo ci ha regalato in La generazione del deserto. A cui si aggiunge l’esperienza Ginzburg. Fatta di uno sconvolgimento intuito, “ereditato, ma non attraverso ricordi raccontati, piuttosto trasmesso in assenza di immagini, di parole precise o di pianti o singhiozzi”. Un’ossessione che permea di sé la mente. Da ragazzina, le vicissitudini degli anni della guerra dei nonni (tre su quattro ebrei) Lisa le ha ipotizzate per deduzione, mai ascoltate da qualcuno. “Non ho ricordi di me o di altri fare domande”. Si è ebrei in infiniti modi. Lei ha conosciuto il non-detto per impossibilità di guardare indietro. Ammutoliti dalle persecuzioni, muti sulle deportazioni, sullo sterminio. “Mentre la militanza politica – l’antifascismo nel loro caso – era raccontata e rievocata anche nel dettaglio”. E la ragazza divenuta donna si interpella: posso comprendere il silenzio del dopoguerra riguardo alla Shoah però resta difficilmente ammissibile. L’incontro tra Lisa e Piero, insomma, accelera la corrente di un fiume carsico che già ribolliva, una nuova fase di sé. Chissà a quanti è successo, chissà a quanti accadrà ancora dopo questa lettura – lo speriamo. Perché, come conclude la postfazione, “si conosca la storia di Piero Terracina. Per noi, e per chi verrà; per mai dimenticare. ‘E di questo si tratta: difendere la libertà’”.

Stefano Jesurum, giornalista