Inizia l’era Biden-Harris
“Ora torniamo uniti”

I quotidiani italiani e internazionali aprono con l’inaugurazione a Washington della presidenza di Joe Biden e della sua vice Kamala Harris. Inizia una nuova era per gli Stati Uniti e non solo, sottolinea il Corriere, mentre i titoli di prima pagina di Repubblica e La Stampa evidenziano le posizioni dei due quotidiani rispetto al cambio di corso alla Casa Bianca. “Riscatto dell’America” e “Bentornata America”, i titoli rispettivamente dei due quotidiani. Nel suo discorso, Biden ha parlato di vittoria della democrazia e ha fatto appello ai suoi concittadini per ritrovare l’unità. “Abbiamo imparato ancora una volta quanto la democrazia sia preziosa, quanto sia fragile. E oggi, cari amici, la democrazia ha vinto… Siamo qui solo pochi giorni dopo che una calca sediziosa pensava di poter usare la violenza per ridurre al silenzio la volontà del popolo, pensava di poter fermare il lavoro della democrazia, di farci sbandare dalle nostra sacre fondamenta. Non è successo. Non accadrà mai”, ha dichiarato Biden (Corriere), che ha promesso di combattere le diverse minacce alla sicurezza americana, dalla crisi della pandemia al terrorismo interno. “La nostra storia è stata una lotta costante tra l’ideale americano che tutti siamo stati creati uguali e la dura, feroce realtà che il razzismo il nativismo, la paura e la demonizzazione ci hanno a lungo fatti a pezzi, distrutti. La battaglia è perenne. La vittoria mai assicurata”, le parole del Presidente Usa (La Stampa).

Reazioni dal mondo. “L’America è stata messa alla prova, e ne è uscita più forte. Ripareremo le nostre alleanze”. E “saremo una guida non con l’esempio della nostra forza, ma con la forza del nostro esempio”. Le parole di Biden in merito alla politica estera. E Repubblica raccoglie le reazioni internazionali all’insediamento del duo Biden-Harris: “Torna un amico alla Casa Bianca”, il commento della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che lascia presagire una nuova stagione di collaborazioni con Washington. In particolare, “una regia condivisa nelle sempre più complicate relazioni con la Cina”, scrive Repubblica, che apre anche un focus sui rapporti con Israele. “A Gerusalemme il neo presidente è considerato un amico, – evidenzia il quotidiano – ma c’è preoccupazione perché gli architetti dell’accordo sui nucleare del 2015 ricoprono nuovamente gli incarichi chiavi della politica estera Usa. Se un nuovo accordo ci sarà, Israele e i Paesi sunniti dell’asse anti-Iran spingono perché si estenda anche al programma missilistico iraniano e alla destabilizzazione attuata dalle milizie pro-Teheran in Libano, Siria, Iraq e Yemen”. Il negoziato con i palestinesi, si legge, difficilmente sarà al centro dell’agenda di Biden, ma da Ramallah sperano in un’apertura. Anche in Iran sperano e fanno promesse: “Siamo pronti a rispettare tutti gli impegni dell’accordo sul nucleare se gli americani tornano a rispettarli e tolgono le sanzioni contro di noi”, le parole del viceministro degli Esteri di Teheran Araghchi in un’intervista a Repubblica.

Il futuro di Trump. “We will be back in some way”, torneremo in qualche modo. “Donald Trump se ne va lasciando la porta aperta a una ricandidatura nel 2024 ma senza annunciarla”, scrive il Corriere, che racconta le ultime ore da presidente di Trump, tra perdoni concessi e dati sulla sua popolarità (“i sondaggi lo descrivono come il presidente più impopolare degli ultimi 40 anni”). “Con Trump non sono rimasti 75 milioni di americani, ma una minoranza di estremisti, e l’assalto al Congresso ha obbligato i repubblicani a isolarli”, sostiene lo scrittore Jonathan Safran Foer, intervistato da La Stampa. A domanda sull’antisemitismo in crescita, afferma che “ci saranno sempre i malvagi, ma un’amica novantenne mi ha detto che i bambini non nascono corrotti, qualcosa li corrompe. Demonizzarli non aiuta. Dobbiamo capire cosa li ha spezzati e curarli”. A proposito di antisemitismo e Stati Uniti, Michele Serra su Repubblica riflette sul perché le star del pop Usa si sono schierate in gran parte contro Trump: “Per i complottisti la risposta è facile, è Soros, è la lobby ebraica; sono i poteri forti a finanziare il pensiero mainstream contro l’eroico Trump”.

Memoria. “Mi spaventa il fascismo che sta avanzando e il razzismo; mi spaventa tutto quello che accade in tutto il mondo, tutto quello che include la violenza, la fame, i profughi: tutti quelli che soffrono mi riguardano”. Così la Testimone Edith Bruck, intervistata oggi dal Mattino. Un colloquio in cui la sopravvissuta alla Shoah parla anche della sua autobiografia in uscita, Il pane perduto (La nave di Teseo). A La Stampa Torino, invece, l’ingegner Aldo Liscia racconta come scoprì l’effetto delle leggi razziste sulla sua giovane vita di studente ebreo nel 1938: “Andai in gita, la sera scoprì che la scuola ci era negata”.

Inciampi. Sul Corriere Roma, Paolo Conti scrive delle nuove 21 Pietre d’inciampo posizionate a Roma. “Una di queste è per Emma Di Veroli, una bambina di due anni vittima con la sua famiglia del rastrellamento degli ebrei romani del 16 ottobre 1943 al Portico d’Ottavia, uccisa il giorno stesso del suo arrivo ad Auschwitz”. Anche a Napoli ne saranno posizionate di nuove, ma il Mattino segnala le polemiche legate al posizionamento di una seconda pietra per la stessa persona, la giovane vittima della Shoah Sergio De Simone. “Sono rimasto senza parole”, la reazione del fratello Mario De Simone.

Segnalibro. Esce oggi in libreria Dr. B., il nuovo romanzo dello svedese Daniel Brinbaum, critico d’arte di fama mondiale, intervistato dal Giornale. Il libro è “dedicato alla quasi incredibile storia di suo nonno Immanuel Birnbaum, tedesco fuggito nella capitale svedese nell’inverno del 1939-1940, che firmava i suoi articoli (da esiliato) appunto come Dr. B.”.

Daniel Reichel