Setirot – Una voce stonata
Il dibattito, anche aspro, che si è sviluppato intorno alla Giornata europea dei Giusti nonché sul più che ventennale impegno di Gabriele Nissim e di Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide) non si è esaurito con le celebrazioni del 6 marzo. I lettori di Setirot già sanno che per me si tratta di estendere – estendere, non sostituire o sovrapporre – il concetto di Giusto tra le Nazioni (i non ebrei che durante la Seconda Guerra Mondiale, disinteressatamente, a loro rischio e pericolo, salvarono la vita agli ebrei) a chi per mettere al riparo qualcuno sfidi inferni, genocidi e totalitarismi esponendosi a ritorsioni e morte. Insomma la Shoah nella sua unicità come paradigma del Male e quindi del Bene in chi lo ha sfidato.
Senonché in un podcast del Corriere della Sera Antonio Ferrari riporta la questione agli onori (?) della cronaca. Ma lo fa con un eloquio e un frasario e un tono che – non me lo sarei mai aspettato – sono assolutamente inaccettabili. Superficiali. Pretestuosi, irricevibili. Offensivi è dir poco. Straparla di «ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni» che «non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo». Certo, anche tra noi ci sono posizioni diverse in proposito e, appunto, se ne dibatte, ma da quale cattedra di ignoranza Ferrari divide buoni e cattivi dando voti e etichette? Con quell’astio poi. Qualcuno vi ha ravvisato una sorta di viatico al pregiudizio. Lo penso anch’io. Così come penso – da “collega” – che il parlarsi addosso autocitandosi di continuo faccia male a se stessi oltre che al giornale per cui si scrive. Non è obbligatorio far sentire la propria voce sempre e comunque. Soprattutto se è stonata.
Stefano Jesurum
(11 marzo 2021)