“Nessuna giustificazione
per le violenze arabo-israeliane”
Il conflitto tra Israele e Hamas resta al centro dell’attenzione mediatica.
“Ancora bombe, missili, morti e distruzioni: un migliaio di razzi sparati da Hamas verso Israele, centinaia di attacchi aerei dello Stato ebraico su case e strade della Striscia di Gaza. L’escalation non cessa e la situazione è tesa”, sottolinea il Corriere. Simbolo di uno scontro che sta divampando anche sul fronte interno è la città di Lod. Nelle sue strade, si legge su Repubblica, “sembra si concentrino tutte le tensioni che il Paese sta vivendo nelle ultime settimane”.
“Non ci sono giustificazioni per l’incendio di sinagoghe, per i tentativi di linciaggio degli ebrei, per la messa a ferro e fuoco di auto e abitazioni”, dichiara alla Stampa l’ambasciatore israeliano Dror Eydar. “Quando Israele ha bloccato il Monte del Tempio – prosegue – lo ha fatto perché vi si trovavano 30 mila musulmani, e migliaia di loro, anziché pregare, raccoglievano pietre e oggetti e lanciavano molotov”. In un’altra intervista, con il Corriere, il diplomatico afferma: “La maggior parte dei palestinesi vive in pace in Israele, ma ci sono gruppi istigati da Hamas che hanno commesso crimini orrendi: saranno consegnati alla giustizia”.
Il politologo Vali Nasr, interpellato dal Corriere, vede a rischio il processo di normalizzazione dei rapporti con i governi arabi. Sostiene al riguardo: “Non è la fine degli accordi di Abramo ma andiamo verso un loro congelamento: lo Stato ebraico può ancora contare su una ‘pace fredda’ ma, nella fase attuale, è illusorio sperare nel riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita e degli altri Paesi sunniti”.
Tra le voci chiamate a commentare quanto sta accadendo c’è lo scrittore israeliano David Grossman. In una intervista con Repubblica esprime questo pensiero: “Abbiamo parlato per decenni con i palestinesi e non siamo arrivati da nessuna parte. Chi per anni ha sostenuto il dialogo è stato delegittimato dall’assenza di risultati e oggi è visto come una sorta di traditore. Da entrambi i lati, crescono solo gli elementi più violenti ed estremisti. Si nutrono l’uno dell’altro”.
Mobilitazione nell’Italia ebraica. I leader e rappresentanti dei principali partiti e molte centinaia di persone si sono date appuntamento davanti al Tempio Maggiore al presidio di solidarietà indetto dalla Comunità di Roma. Un’occasione d’incontro, riporta Repubblica, “per dire ‘no’ alle violenze e chiedere la pace”. Ruth Dureghello, la presidente della Comunità, in una lettera pubblicata dal Messaggero lancia un appello: “Dobbiamo dire senza paura che Hamas e i suoi sostenitori sono i primi nemici del popolo palestinese e di tutto il mondo libero”.
In evidenza sui quotidiani alcune testimonianze da Israele. Il Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere, parte da quanto raccontato ieri su Pagine Ebraiche per rivivere la drammatica esperienza vissuta da Hadar Librus, giovane Israelo-fiorentina la cui abitazione è stata colpita da un missile. Da Tel Aviv parla anche Manuela Dviri, con un intervento sulle colonne del Fatto Quotidiano.
“72 morti non bastano per fare una tregua”, accusa il Fatto in un articolo di cronaca. La scrittrice palestinese Adania Shibli, intervistata dalla Stampa, sembra giustificare le violenze criminali di parte della comunità arabo-israeliana: “La destra razzista al governo ci ha obbligati alla ribellione”. Schierato contro Israele Il Manifesto. Foto di macerie a Gaza e titolo ad effetto: “La guerra promessa”. Dal Foglio arriva invece l’invito a prendere le difese di Gerusalemme “senza se e senza ma”.
Il conflitto è affrontato anche in molti altri contesti. L’esperto di sicurezza Yossi Kuperwasser, intervistato dal Giornale, dice: “Israele ha il dovere di proteggere il proprio popolo”. Per il Sole 24 Ore “grazie all’escalation contro Hamas, prossima a trasformarsi in guerra, Bibi Netanyahu può ancora sperare di sopravvivere politicamente quando tutti o quasi lo davano per finito”. Sul Mattino si vede il rischio di una “guerra etnica”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(13 maggio 2021)