Israele-Gaza, il conflitto continua

Quarto giorno di scontri tra israeliani e palestinesi, con all’orizzonte una possibile operazione via terra da parte d’Israele per fermare il lancio di missili di Hamas e Jihad islamica. E nel mentre proseguono anche i disordini interni a Israele, con scontri e violenze tra arabi ed ebrei. Entrambi i temi sono al centro dell’attenzione dei quotidiani italiani.
Le aperture di Corriere, Stampa e Repubblica riportano la decisione del governo di Gerusalemme di intensificare le operazioni contro i terroristi nella Striscia di Gaza. “Le truppe israeliane si posizionano attorno a Gaza: mentre nei primi giorni i raid erano condotti dall’aviazione, ora sono anche i carrarmati a bombardare i villaggi a nord della Striscia per allontanare dal confine le cellule che lanciano i razzi”, riporta il Corriere. Ci si prepara a una possibile incursione via terra, anche se al momento viene definita un’opzione lontana. Rispetto all’ultima guerra in cui questo è accaduto, quella del 2014, riporta La Stampa, i movimenti terroristici “sembrano disporre di un arsenale più massiccio e moderno. Sette anni fa erano riusciti a scagliare 5 mila ordigni in 49 giorni di battaglia, una media di cento al giorno. Adesso oltre 1500 in tre giorni”. E anche il fronte settentrionale preoccupa: il lancio di tre razzi contro il nord d’Israele, rileva Repubblica, è un avvertimento rispetto al rischio di accerchiamento. “I razzi sono stati lanciati dal campo profughi palestinese Rashidieh. Ci sarebbero degli arresti da parte delle forze di sicurezza libanese”, scrive il quotidiano per cui l’incidente potrebbe chiudersi qui. Ma, aggiunge il Foglio, la preoccupazione per un attacco su più fronti resta.
Dove non si ferma il lancio di razzi, è sul sud e centro d’Israele dove continua ad aumentare il bilancio delle vittime e dei feriti. Così come a Gaza, dove le operazioni militari israeliane sono lontane dalla conclusione, ha dichiarato il Premier israeliano Benjamin Netanyahu. Per il momento è fallito il tentativo di mediazione egiziano: sul Cairo, scrive La Stampa, punta l’amministrazione Biden per riportare la calma tra le parti. “L’ultima parola non è stata detta e questa operazione continuerà per tutto il tempo necessario per restituire la calma e la sicurezza allo Stato d’Israele”, le parole di Netanyahu in conferenza stampa. Il Premier ottiene anche un risultato politico, come riportano tutti i quotidiani: il leader del partito di destra Yamina, Naftali Bennett, ha annunciato il congelamento dei colloqui con il “campo del cambiamento” guidato da Yair Lapid, e in un clamoroso dietrofront è tornato a negoziare con Netanyahu per formare un governo di destra.
Una decisione motivata da Bennett da questioni di sicurezza, anche interna, d’Israele. Se infatti prosegue lo scontro Israele-Gaza, continuano anche le violenze interne alla società israeliana. “Arabi ed ebrei buoni vicini, l’opportunità odiata dagli oltranzisti”, scrive Gad Lerner sul Fatto Quotidiano parlando degli scontri. Il Giornale titola invece “L’incubo della guerra civile tra vicini di casa”. Bat Yam, Lod, Giaffa, sono alcuni dei luoghi dove si sono concentrate le violenze, con linciaggi compiuti da arabi contro ebrei e viceversa, raccontano il Fatto Quotidiano – attraverso la testimonianza di Manuela Dviri -, il Corriere e La Stampa. “I facinorosi a Lod o Acri – le parole di Yair Lapid riportate dai giornali – non rappresentano tutti gli arabi israeliani. I facinorosi a Bat Yam sono un mucchio di patetici razzisti che non rappresentano gli ebrei israeliani”.
Ad esprimersi contro le violenze, anche il leader del partito arabo Raam, Mansour Abbas, che il Foglio definisce “il pompiere”. La grande preoccupazione però è sintetizzata dal titolo di Avvenire: “Una convivenza che può morire nelle città miste”. Sul Corriere Aldo Cazzullo si concentra invece sul ruolo di Gerusalemme.
“In un Paese normale – la lettura critica della situazione da parte dello scrittore Etgar Keret sul Corriere – prenderemmo atto che è necessario un cambiamento, e che proprio la creazione di un governo che includa un partito arabo potrà costituire il primo vero tentativo condiviso di risolvere il problema con gli arabi israeliani, invece che per loro. Ma noi non siamo un Paese normale, né un Paese disposto a riconoscere i propri errori. Cosa importa, la prossima volta ci andremo giù pesante, ma pesante davvero, e metteremo fine a questa storia una volta per tutte”.
A puntare il dito contro la politica anche Franco Venturini – sempre sul Corriere – secondo cui l’attuale scontro potrebbe aprirsi ulteriormente al Medio Oriente. Chi soffia sul fuoco è la Turchia, riporta Repubblica, che sostiene i terroristi di Hamas e cerca di aumentare la sua influenza nell’area, destabilizzando Israele. Per il Sole 24 Ore il conflitto attuale sarebbe la dimostrazione che le intese tra Gerusalemme e paesi arabi, mediate da Trump, sarebbero un fallimento. Stampa e Domani ospitano poi due interventi in cui si chiede all’Europa di assumere un ruolo da mediatrice.
In Italia invece si continua a scendere in piazza. A Napoli per esprimere solidarietà a Israele, con la manifestazione organizzata dalla comunità ebraica locale (Mattino). A Milano per i palestinesi con le preoccupanti immagini di una bandiera israeliana bruciata (Corriere). All’editorialista del Fatto Salvatore Cannavò non piacciono le iniziative a favore d’Israele, e attacca in modo velenoso quella andata in scena a Roma. Intanto in Germania le manifestazioni a favore dei palestinesi si sono trasformate in attacchi a sinagoghe e cori antisemiti, racconta Repubblica.

Daniel Reichel