La proiezione al Ferrara Film Festival New York, un lungo applauso d’amore
Mentre l’Italia si apprestava al decidere per una clamorosa chiusura dell’intero paese a causa del Covid-19, a New York il virus era percepito ancora come una cosa lontana. “Era il 7 marzo quando sono entrato in un taxi con il mio migliore amico, Daniele Ciocio. E ho iniziato a filmare da lì la città” racconta a Pagine Ebraiche il regista israeliano Tal Cohen-Litant, tra i protagonisti del Ferrara Film Festival (29 maggio – 6 giugno). “Non c’era traccia di mascherine e i passanti gironzolavano tranquillamente. Il dramma della pandemia era una cosa ancora apparentemente lontana. E mentre attraversavamo New York alla radio ho sentito una canzone suonata dal grande musicista Estas Tonne, Paris Heart. Quelle note sono diventate la colonna sonora della mia vita per i mesi successivi”. Nonché la colonna sonora del suo cortometraggio, 7 PM, un’emozionante racconto per immagini della New York stretta tra lockdown e tentativo di resistere all’ondata distruttiva del virus. Una lettera d’amore alla città, la definizione di una spettatrice del lavoro di Cohen-Litant.
“Per me è stata sì una lettera d’amore, ma anche d’addio. Un tentativo di raccontare quelle straordinarie e difficili serate, condivise con i miei colleghi newyorkesi, quando alle 7 di sera uscivamo insieme agli altri per applaudire e ringraziare i lavoratori essenziali”. Per questo il cortometraggio si chiama 7 PM. Ricorda quei momenti serali di comunione e solidarietà nel segno della campagna #ClapBecauseWeCare che, racconta il regista, “hanno aiutato molti a trovare conforto durante l’isolamento. Penso che ciascuno di noi aspettasse quel momento in cui potevi sentirti quasi normale, parlare magari con il tuo vicino, condividere a distanza un bicchiere di vino. Un po’ di positività in un anno veramente orrendo”. Per lui complicato dall’operazione della madre in Israele. “Sono riuscito ad atterrare a Tel Aviv, nonostante le mille difficoltà ed entravo e uscivo dall’ospedale nel mezzo del lockdown. Quando sono arrivato però è stato terribile: traghettato con un autobus senza finestre in uno di quegli hotel per le quarantene. Per fortuna sono riuscito a uscirne e poi a stare a fianco a mia madre”. A lei è dedicato 7 PM. “È una delle costanti della mia vita. Un punto di riferimento. Per fortuna ora sta bene, ma il periodo della pandemia è stato complicato”.
Dall’altro lato quel periodo è stata anche l’occasione per il regista di mettersi davanti allo schermo e costruire il film. “Il tempo sospeso mi ha permesso di concentrarmi sul mio lavoro, guidato dalla musica di Estas Tonne, un artista veramente straordinario. Quando l’ho pubblicato online a novembre, lui è stato così gentile da rilanciarlo con il titolo ‘Love wins’. E sono d’accordo con lui, quel film vuole essere un piccolo contributo per ricordarci che alla fine l’amore vince”.
Figlio di due ex ambasciatori, abituato a girare il mondo, ora Cohen-Litant guarda a New York con affetto, ma spiega: “Ho capito come molti che per vivere c’è bisogno di spazio. Ho lasciato lì un pezzo di me, ma non se se ci tornerò. Ora penso ai miei progetti futuri. Ho un’intervista a Shimon Peres mai pubblicata su cui lavorare. E la pandemia ci ha ricordato anche questo: non dobbiamo sciupare il nostro tempo ”.
Daniel Reichel