La svolta di Israele

Con un margine piuttosto risicato (60 parlamentari a favore, 59 contro) si è insediato in Israele il nuovo governo Bennett-Lapid. Il leader di Yamina ne sarà la guida per i prossimi due anni. Poi il testimone dovrebbe andare all’altro artefice della eterogenea alleanza: il centrista Lapid. Il primo esecutivo, da dodici anni a questa parte, senza Netanyahu. Che resterà comunque una figura centrale del dibattito politico. E già adesso annuncia battaglia.
“Netanyahu – scrive il Corriere – conta di smontare i pezzi della coalizione, che va dal partito dei coloni di Bennett (contrario a uno Stato per i palestinesi) fino alla sinistra storica dei laburisti, passando per il centro di Lapid e i fuoriusciti dal Likud, fino a un partito islamista”. Un’opzione possibile anche per La Stampa (“Definirlo un ko potrebbe essere prematuro”) e Repubblica (“Non è escluso che possa prendersi la rivincita”). Su Repubblica si legge anche che “se a fargli mantenere il potere non è servito nemmeno vincere la sfida al Covid, facendo uscire Israele dalla pandemia prima di ogni altra nazione, probabilmente per gli israeliani è tempo di avere un nuovo leader”.
Il confronto prima della fiducia è stato segnato da vari momenti di tensione. Per il Giornale si è “arrivati al limite dello scontro fisico”. Il Messaggero, tra gli altri, parla di “aula della Knesset trasformata in arena”.

Spazio, come di consueto, anche agli opinionisti. Secondo Abraham B. Yehoshua, intervistato da Repubblica, un elemento determinante unisce le forze della nuova coalizione: “La volontà di provare a portare un cambiamento e di abbassare il livello della tensione tra sinistra e destra, dando la possibilità anche a chi è stato lontano dal governo per anni, come Meretz, di provarsi con fatti e non solo a parole”. Per Yehoshua la cosa più importante è la partecipazione di “rappresentanti arabi, un risultato che va riconosciuto a Netanyahu che ha avviato il dialogo”. Assaf Gavron, sulla Stampa, fa un bilancio degli anni dell’ex premier “tra successi e menzogne”. Per Gavron, anche lui critico verso Netanyahu, la “sua tattica consistente nell’istigare e dividere le tribù della società israeliana alla fine ha portato queste tribù così differenti, talvolta agli antipodi, a unirsi e coalizzarsi compatte dietro un unico comune denominatore: la disperata necessità di destituirlo”.

Fresca vincitrice del Premio Strega Giovani, Edith Bruck racconta a Repubblica le molte emozioni di questo 2021 per lei speciale ma anche il rapporto, doloroso, con la maculopatia. “Leggo i titoli dei giornali con la lente di ingrandimento, scrivo ogni giorno. E finché vedo tutti gli oggetti di casa, la Tv un po’ confusamente, i fiori, il gigantesco olmo oltre la finestra, va tutto bene. Diventassi completamente cieca – afferma – non so come reagirei”. 

Prenderà presto il via una campagna di comunicazione “per convincere i giovani a vaccinarsi e anche a evitare comportamenti che facciano rischiare una ripresa del virus”. L’annuncio del generale Francesco Paolo Figliuolo, riporta Repubblica, è arrivato dal palco di Ebraica. Il festival organizzato dalla Comunità di Roma al via ieri sera di cui è stato ospite d’onore, in un dialogo sul futuro insieme al rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Tra i protagonisti delle prossime giornate il cantante Raiz, che ad Ebraica presenterà il suo recente libro di racconti. Lo segnala il Messaggero

Repubblica Bologna racconta il sogno di Yonathan Adler, 96enne ex soldato statunitense che salvò tre bambini sulla Linea Gotica: dopo averli “incontrati” online, adesso vuole riabbracciarli di persona. “L’ultima missione del soldato Adler”, si legge. Al tempo della guerra ci porta anche il Corriere Roma in un articolo dedicato al quartiere di San Saba: nei mesi della persecuzione antiebraica, qui trovò accoglienza la famiglia Moscati.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(14 giugno 2021)