Iran, vince Raisi
Israele: “Un macellaio”

Nessuna sorpresa in Iran: vittoria netta, alle presidenziali, per Ebrahim Raisi.
Il primo a congratularsi, riporta Repubblica, è stato il presidente russo Vladimir Putin che ha auspicato “un ulteriore sviluppo di una cooperazione bilaterale costruttiva”, mentre Israele chiamandolo “il macellaio di Teheran” lo ha definito “il presidente più estremista mai eletto”. Per Gilles Kepel, intervistato dal Corriere, la sua affermazione è un segno di debolezza del regime. “In passato – afferma – gli Ayatollah cercavano di mantenere una qualche forma di modus vivendi pacifico con la società civile, permettendo la nomina di un presidente moderato e riformista. Ma oggi sentono più che mai cedere il terreno sotto i piedi, sono isolati, hanno bisogno di fare quadrato”. Così Fiamma Nirenstein, sul Giornale: “Si dice di lui che è un ‘ultraconservatore’: ma è una definizione che lascia spazio all’idea che altrove dei riformatori aspettino il loro turno. Non è così. Solo la gente sarebbe la grande riformatrice del Paese, ed è messa a tacere con la forza a regolari puntate”. Tra esecuzioni di massa ed elezioni farsa, si legge, “ora sarà corsa senza freni all’atomica”. 

L’estrema destra francese vede un obiettivo alla portata: la vittoria alle elezioni regionali in Provenza. Uno scenario inquietante. Visto che, come sottolinea il Corriere, “potrebbe dare a Marine Le Pen la tanto desiderata e a quel punto definitiva normalizzazione, e una vera, solida chance di conquistare poi anche la presidenza della Repubblica”. 

Furio Colombo, sul Fatto Quotidiano, “fa un esame” a Giorgia Meloni e al suo partito. Dedicandosi in particolare al controverso rapporto di alcuni dirigenti con il fascismo. Scrive al riguardo: “Se gli uomini della Meloni vogliono parlare di fascismo, devono prendersi tutto il peso del grande delitto fascista detto Shoah”. 

L’Espresso incontra Deborah Feldman, l’autrice del libro bestseller Unorthodox da cui è stata tratta la celebre serie tv. Per il settimanale “il suo furioso libro di memorie” l’avrebbe resa invisa a “tutte le comunità ortodosse, non solo ebraiche”. Uno dei tanti passaggi fuorvianti e roboanti di una intervista infelice anche nel titolo: “La donna che sfidò i falsi profeti”.  

“Un narratore assomiglia a chi è costretto a governare un Paese problematico, riottoso e diviso: deve considerare tutti, dare voce alle varie parti e poi decidere di testa propria, per il bene del racconto”. È quanto afferma lo scrittore israeliano David Grossman, in Italia in queste ore, in una intervista con il Sole 24 Ore

Daniel Libeskind, su Specchio de La Stampa, parla di cosa è per lui l’architettura: “Non si costruisce con acciaio e cemento ma con la meraviglia”. Nell’intervista si sofferma anche sul legame speciale con New York: “Sono arrivato in America da emigrante, con la nave, e ancora ho negli occhi l’emozione della Statua della libertà: aver avuto il privilegio di ricostruire la punta dell’isola, martoriata dagli attentati, per me è un’emozione indicibile”. 

La Lettura del Corriere presenta l’ultimo libro di Andrea Molesini, Il rogo della Repubblica. Un romanzo storico che trae ispirazione da un fatto realmente accaduto: la persecuzione contro gli ebrei di Portobuffolè, accusati con la menzogna di un omicidio rituale. 

Paolo Del Debbio, su La Verità, vede una connessione tra il caso Saman e l’Antico Testamento. Per fortuna, ci avverte il giornalista, ispirato dalla più retriva teologia della sostituzione di matrice cattolica, “il problema non esiste perché si conosce ufficialmente qual è l’interpretazione giusta e quali sono le norme ivi indicate che sono decadute grazie alla storia millenaria del cristianesimo”.  

Roma Cares e Fondazione Lazio si sfideranno nel pomeriggio in una partita amichevole “contro la violenza”. Tra i partecipanti, segnala il Corriere Roma, il vicepresidente della Comunità ebraica Ruben Della Rocca. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(20 giugno 2021)