Il saluto alle Olimpiadi

Si chiudono oggi le Olimpiadi di Tokyo 2020. I Giochi, ritardati di un anno a causa della pandemia e segnati dalle misure anti-Covid, hanno regalato grandi soddisfazioni all’Italia, che in queste ore ha raggiunto il record di 40 medaglie grazie al bronzo conquistato dalle atlete della ginnastica ritmica nella prova a squadra. A portare la bandiera tricolore nella cerimonia di chiusura (ore 13 italiane) sarà il velocista Marcel Jacobs. La storia del suo compagno di squadra, Fausto Desalu, è oggi al centro di alcuni approfondimenti sui quotidiani italiani. In particolare, il Corriere della Sera apre la prima pagina con l’intervista alla madre del campione olimpico, Veronica, arrivata dalla Nigeria trent’anni fa. “Ho raccolto anche i pomodori per far correre e vincere Fausto”, il racconto di Veronica Desalu. Per il direttore di Repubblica Maurizio Molinari questa storia e quella di altri atleti italiani alle Olimpiadi è la storia di un’Italia che vince sul fronte dei diritti e dell’integrazione. Ed è un esempio da seguire, prosegue Molinari, in contrasto con l’Italia delle leggi razziste del ’38, dell’intolleranza verso i migranti, l’odio sugli spalti degli stadi e il più recente risveglio dell’orgoglio etnico-regionale. “Se a prevalere fra noi sarà il seme dell’odio – scrive il direttore di Repubblica nel suo editoriale in prima pagina – perderemo l’occasione dell’Italia multietnica e resteremo una provincia insulare, ai margini delle sfide globali, mentre se a imporsi sarà il seme della coesione, l’incontro fra italiani per nascita ed italiani per scelta promette di renderci competitivi su ogni fronte. Anche su quelli più imprevisti e inattesi. Come le vittorie sportive ottenute dimostrano”.

Il secondo oro d’Israele. Anche Israele può sorridere grazie a una storica vittoria nella ginnastica ritmica: Linoy Ashram ha vinto infatti l’oro nel concorso individuale, superando la favoritissima Russia. “Nata a Rishon LeZion nel 1999, con trascorsi anche italiani nella Associazione sportiva Udinese, – racconta Repubblica – due annid i servizio militare da segretaria in un comando, ‘lavoravo al mattino, mi allenavo tutti i Pomeriggi tranne il sabato’, famiglia di origini yemenite-sefardite, Linoy ha incantato i giudici nonostante una piccola incertezza”. La Russia, che da sempre domina in questo ambito, non ha accettato il risultato e ha fatto ricorso, ma è stato respinto, racconta il quotidiano. E così Ashram ha portato a casa il secondo oro per Israele dopo quello nel corpo libero di Artem Dolgopyat.

Vaccini e futuro. “Dovremo convivere a lungo con questo virus, per anni. II fatto però che la crescita dei contagi, se guardiamo i dati della Gran Bretagna o di Israele, non abbia comportato un aumento dei ricoveri ci porta a vedere positivo. Continuiamo a puntare sui vaccini”, le parole del direttore dell’Aifa Nicola Magrini al Corriere della Sera. Sempre in riferimento a Israele, secondo Magrini la scelta di somministrare la terza dose sarebbe “un eccesso di prudenza da parte di un Paese che è fortemente determinato a scongiurare una nuova ondata di infezioni”. In Italia, afferma il direttore dell’Aifa, la terza dose sarà fatta solo “per gli immunodepressi come trapiantati, pazienti oncologici o coloro che fanno specifiche terapie immunosoppressive”.

Risposte ai deliri no vax. Prosegue su La Stampa lo scambio di opinioni in merito a chi è contrario o favorevole al sistema dei Green pass. Oggi l’analisi è dello storico Giovanni De Luna che risponde a tutti coloro che – tra cui Giorgio Agamben proprio su La Stampa – hanno fatto deliranti associazioni tra totalitarismo, Shoah e le attuali misure legate ai vaccini. Dopo aver confutato tutti questi paragoni impossibili, De Luna conclude: “Sul Green Pass si è aperto un classico conflitto politico: bisogna scegliere da che parte stare, guardando ai soggetti politici che guidano le piazze della protesta contro la ‘dittatura sanitaria’, prendendo sul serio la leadership di Forza Nuova e CasaPound, riscoprendo, finalmente in un dibattito che affronta le radici della democrazia, le ragioni della destra e quelle della sinistra”.

La minaccia di Hezbollah. Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, prova a minacciare Israele, dichiarando che il suo gruppo terroristico risponderà a qualsiasi attacco aereo israeliano nel sud del Libano. Ma “in maniera proporzionale”. A dimostrazione che, in un Libano in completa crisi, il gruppo del terrore non può permettersi un’escalation con Israele. “Non vogliamo la guerra, ma siamo anche pronti per ogni guerra futura e saremo vittoriosi”, le parole di Nasrallah riportate dal Giornale e da Domani, che, nella lettura dei media israeliani, suonano più come una dichiarazione di debolezza che di forza.

Cybercriminali. Nel primo quadrimestre del 2021 sono stati pagati 17 miliardi di euro per impedire a criminali della Rete di bloccare i sistemi aziendali e diffondere le informazioni riservate. Lo scrive un rapporto riservato dell’intelligence italiana che ricostruisce le strategie di questi cybercriminali, al centro di un’inchiesta del Corriere. Oltre al recente caso della Regione Lazio, si parla anche d’Israele, bersaglio di attacchi da parte dell’Iran. Secondo gli analisti si tratta “di un attacco con immediata finalità economica ma soprattutto una minaccia per gli interessi geopolitici di Stati attraverso le loro infrastrutture critiche”.

Sussidi e lavoro. Su Specchio, inserto de La Stampa, si parla del tentativo del ministro delle Finanze di Israele, Avigdor Liberman, di togliere “i sussidi, che in media valgono 260 euro al mese, a tutti quelli che non lavorano almeno 24 ore alla settimana”. Una riforma che andrebbe a colpire in particolare il settore haredi (il settimanale parla di “vendetta di Lieberman: far lavorare gli haredim”). Nello specifico, la proposta di “togliere i sussidi per gli asili nido che spettano ai piccoli di meno tre anni, se il padre non esercita nessuna professione. Una norma che – scrive Specchio – andrà a impattare almeno 20 mila nuclei famigliari e quasi 100 mila haredim sul milione che abita in Israele”.

Milano, vandalismo contro il Memoriale della Shoah. Una vetrata dell’ingresso del Memoriale della Shoah a Milano è stata danneggiata ieri mattina verso le 8 da alcune sassate. In base ai primi accertamenti della polizia, le pietre sarebbero state lanciate da alcuni senzatetto che frequentano la zona della Stazione Centrale. Sia la Scientifica sia la Digos sono intervenuti sul posto per effettuare i rilievi, ma pare siano stati esclusi i motivi di natura politica o razziale (Avvenire).

Daniel Reichel