Biden difende le sue scelte

“Gli Stati Uniti hanno posto fine a una guerra di 20 anni in Afghanistan, la guerra più lunga della storia americana. Abbiamo completato una delle più grandi evacuazioni aeree, con oltre 120mila persone portate al sicuro: un numero più che raddoppiato rispetto a quello che gli esperti ritenevano possibile”. Davanti al Paese, in uno dei momenti più critici del suo mandato, il presidente statunitense Joe Biden difende le scelte delle ultime settimane.
Nell’opinione pubblica occidentale restano però forti perplessità. E una certezza è ormai sotto gli occhi di tutti: l’Afghanistan è entrato in una nuova fase di regressione e oscurantismo che farà molte vittime (donne in primis) e dalla quale sarà assai arduo affrancarsi. Ieri Biden, riferendosi all’uscita di scena delle forze Usa, ha parlato di “straordinario successo”. Una narrazione che non sembra troppo convincente. I prossimi giorni, sottolinea il Corriere, “diranno se gli americani crederanno alla ‘versione di Joe’, o se avrebbero preferito un presidente più umile e pronto ad ammettere (almeno) qualche errore”.
Sull’accoglienza ai profughi, altro tema di stretta attualità, da registrare l’intervento della senatrice a vita Liliana Segre. “Una disperazione che ho già visto – scrive sulla Stampa – le porte che si chiudono, gli aerei che partono e ti lasciano a terra, il mondo che si chiude. La paura dell’altro che si amplifica…So cosa significa: anch’io trovai una frontiera chiusa, era quella della Svizzera che rispedì indietro me e mio padre condannandoci al campo di sterminio”.
Per l’ex ministro Marco Minniti, che ne scrive su Repubblica, “se dovessero prevalere gli egoismi, gli isolazionismi, gli interessi immediati, l’Europa e con essa l’Occidente perderebbero l’anima”. Scivolando così, la sua amara riflessione, “da una sconfitta ad un probabile declino”.
Sempre su Repubblica lo storico Amedeo Osti Guerrazzi intervista Mario Mieli, oggi ottantenne, che il 16 ottobre del ’43 riuscì a salvarsi perché nel corso della retata fu consegnato dai genitori a una donna cattolica (per poi essere affidato alla zia). Mieli esprime profondo dolore per l’immagine dei bambini afghani separati dagli affetti nel drammatico contesto di Kabul. 

Preoccupazione, in tutta Italia, per le iniziative dei no vax. Quella odierna si configura come una giornata ad alta tensione, con possibili violenze e intimidazioni in vari scenari. Non saranno tollerate illegalità, fa sapere il Viminale.
“I cattivi maestri dell’odio”: è l’espressione usata da Repubblica per descrivere il movimento no vax, con un riferimento alla saldatura in atto tra diversi estremismi (anche nel segno dell’aberrante paragone con gli ebrei vittime del nazifascismo). “Il fiume carsico del complottismo italiano – si legge al riguardo – è tornato con prepotenza a galla”.

“Israele, che non è un’isola, con il Covid lo è diventato”. Sul Fatto Quotidiano la testimonianza della giornalista Manuela Dviri, che racconta il suo complesso viaggio sull’asse Milano-Tel Aviv. “Un Paese piccolo, grande come la Lombardia, con circa nove milioni di abitanti. Come la Lombardia, ma i lombardi possono uscire dalla Lombardia in mille modi. Da Israele – spiega – è un po’ più complicato”.

Le recenti dichiarazioni di Tomaso Montanari sulle foibe sono l’occasione, per Libero, di un attacco strumentale alla commissione straordinaria contro l’odio voluta dalla senatrice Segre. L’organismo, nel merito, è accusato di “tacere”. Mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia dichiara: “Mi sembra di essere tornato agli Anni di piombo. Metteremo questa vicenda all’ordine del giorno”. 

A livello di politica locale Filippo Jarach, storico esponente di Forza Italia a Milano, annuncia il suo passaggio alla Lega. In una intervista con Libero sostiene: “Salvini e la Lega sono amici della Comunità ebraica, che mi ha garantito totale appoggio in questa nuova avventura”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(1 settembre 2021)