Germania, vince la Spd di Scholz ma manca una maggioranza
La SPD di Olaf Scholz si è imposta domenica alle elezioni tedesche con il 25,7% dei voti, seguita dalla CDU-CSU di Armin Laschet (24,1%). Entrambi i partiti sostengono di essere in grado di guidare una coalizione, ma avranno bisogno del sostegno dei Verdi e dei Liberali per farlo. Un’incertezza richiamata nelle aperture dei quotidiani italiani di oggi: “Germania, non vince nessuno”, l’eloquente titolo de La Stampa, “La Germania, sospesa”, scrive Repubblica, mentre il Corriere si concentra sulla sfida tra i due partiti maggiori, “Spd in vantaggio, crolla la Cdu”. Proprio sul Corriere, Paolo Valentini parla di frammentazione e di governo incerto, ma tiene a sottolineare che “le elezioni politiche tedesche hanno un vincitore e uno sconfitto: il primo è Olaf Scholz, il secondo è Armin Laschet”. Se infatti la Spd ha guadagnato 5,2 punti rispetto alle elezioni nel 2017, la Cdu di Laschet ne ha persi ben 8,8. Ora sarà il momento delle trattative e Scholz, attuale ministro delle finanze tedesco, ha detto ai giornalisti di voler evitare uno scenario in cui dovrà essere l’attuale cancelliera Angela Merkel a tenere il consueto discorso di fina anno. Ovvero evitare che i partiti rimangano impantanati in lunghi negoziati per il prossimo governo. Le analisi odierne prevedono però proprio questo.
Estremismi orientali. Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland ha perso un po’ di consenso in questa tornata elettorale (dal 12 al 10%), ma rimane un protagonista inquietante della politica tedesca. In particolare nella Germania orientale. Qui l’Afd può contare, scrive Massimo Nava sul Corriere, su “complicati percorsi psicologici e metapolitici che si traducono in complessi d’inferiorità, nostalgia del passato, confusa affermazione, soprattutto fra i giovani, di un’identità orientale. Percorsi che sconfinano nell’estremismo razzista e antisemita, nell’ostilità verso lo straniero, nel rancore verso l’“altra” Germania, ricca e progredita, che peraltro ricorre all’immigrazione per colmare il bisogno di manodopera specializzata”. Una divisione tra le due Germanie che potrebbe diventare un terreno di duri scontri sociali a cui, evidenzia Nava, il prossimo cancelliere dovrà dare risposte.
I rapporti tra Israele e palestinesi. Le forze di sicurezza israeliane sono intervenute in Cisgiordania per fermare una cellula del movimento terroristico di Hamas, che operava nell’area. In una breve su La Stampa vengono riportate le parole del Premier israeliano Bennett che ha spiegato come l’operazione fosse diretta a sventare degli attacchi terroristici. Di Bennett e in particolare del suo consigliere Micah Goodman parla il Fatto Quotidiano. Ad Haaretz Goodman aveva spiegato come l’obiettivo del Premier israeliano dovrebbe essere “ridurre l’intensità del conflitto piuttosto che risolverlo”. L’articolo del Fatto – traduzione di un pezzo di Mediapart – riprende queste tesi e riferisce delle posizioni sul versante opposto. La sintesi è nel titolo: “Palestinesi, stop a rivendicazioni meglio i soldi che una Nazione”. Nel pezzo – in cui non mancano le prese di posizione contro Israele – si riferisce di alcune misure proposte dal governo di Gerusalemme a Ramallah: “un prestito di 156 milioni di dollari, a titolo di anticipo sulle tasse doganali raccolte da Israele, la regolarizzazione di migliaia di palestinesi che vivono illegalmente in Cisgiordania, il rilascio di 15.000 permessi di lavoro, mille permessi di costruzione in Cisgiordania in “Zona C” e 5.000 permessi per i commercianti palestinesi per lavorare in Israele. A Gaza, governata dal movimento islamista Hamas, dovrebbero essere ripristinate le linee elettriche e la distribuzione del gas. Dovrebbe inoltre essere costruito un impianto di desalinizzazione dell’acqua di mare e, a termine, un nuovo collegamento con la Cisgiordania”.
L’esempio di Nonantola. “Nel 1942 un paese emiliano, Nonantola, accolse un gruppo di giovani ebrei in fuga dai rastrellamenti. Ciò che oggi si dovrebbe provare a fare con gli afghani”. È quanto sostiene sul Fatto la scrittrice Cristina Caboni, richiamando la storia di accoglienza di Villa Emma, dove furono ospitati e e salvati settantatré giovanissimi ebrei durante la Shoah.
Haber si racconta. Intervistato dal Corriere della Sera, l’attore Alessandro Haber parla di sé e del suo libro autobiografico Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini) (Baldini+Castoldi), dal 30 settembre nelle librerie. Un’occasione per ricordare la sua infanzia in Israele, con il racconto della sua fascinazione per lo zoo di Tel Aviv e delle difficoltà a scuola per la durezza degli insegnanti. Durezza che ritroverà anche in Italia, aggiunge, dove la famiglia si trasferirà quando lui ha 9 anni.
I referendum di San Marino e Svizzera. Ha stravinto il sì (77,7% dei voti) al referendum sulla legalizzazione dell’aborto a San Marino (Repubblica). In Svizzera, un altro referendum ha invece approvato una legge per permettere il matrimonio tra persone omosessuali nel paese (Corriere).
Daniel Reichel