“Charlottesville, la sentenza
una vittoria contro gli estremisti”

Ventisei milioni di dollari. È quanto dovranno risarcire gli organizzatori del corteo neonazista svoltosi nell’agosto del 2017 a Charlottesville, in Virginia. Una delle più sconvolgenti iniziative del movimento suprematista americano, drammaticamente segnata dall’uccisione di una donna che protestava contro la marcia e che fu raggiunta da un’auto lanciata sulla folla a tutta velocità. Nel corteo razzista saluti ad Adolf Hitler e slogan come “Gli ebrei non ci rimpiazzeranno”.
La sentenza ha suscitato reazioni anche nel mondo ebraico. “Una grande vittoria contro gli estremisti” afferma tra gli altri Jonathan Greenblatt, ceo e direttore dell’Anti-Defamation League. “L’esito di questa causa civile – la sua prima valutazione – ha messo in luce la profondità dell’odio che ha motivato gli imputati e ha compromesso la loro capacità di intraprendere ulteriori azioni”. Un ruolo importante in questo senso l’ha avuto l’organizzazione stessa, tra le più antiche ong ebraiche d’America, identificando individui e gruppi che hanno dato vita al raduno e “documentando come tale evento fosse parte di un più ampio progetto caratterizzato da propaganda all’odio e da una serie di attacchi violenti che puntualmente si sono verificati”.
Un coinvolgimento nel segno di una lunga storia di attivismo e impegno finalizzati al bene comune. Greenblatt lo ricordava anche in una recente intervista con Pagine Ebraiche: “Il nostro obiettivo è un mondo in cui nessun gruppo o individuo soffra a causa di pregiudizi, discriminazioni, odio”.
(25 novembre 2021)