Le nuove sfide del Mediterraneo

I Rome Med Dialogues al via in queste ore riportano l’attenzione sulle principali sfide dell’area del Mediterraneo. Tra i molti temi al centro della conferenza internazionale il conflitto israelo-palestinese e il nuovo corso del Medio Oriente tra crisi, turbolenze e opportunità.
“Il 2021 è stato segnato dal ritiro della Nato dall’Afghanistan. Possiamo pensare anche a una transizione post-americana?”, chiede La Stampa al vicepresidente dell’Ispi Paolo Magri. “Ci andrei molto cauto”, risponde. “È da quando abbiamo iniziato Med che assistiamo a una ridefinizione dell’impegno americano nella regione con modalità diverse: iniziata con Barack Obama, proseguita poi in maniera più plateale con Donald Trump che comunque ha ottenuto gli Accordi di Abramo fra Israele e alcuni Paesi arabi del Golfo”.
In una intervista con Repubblica il ministro degli Esteri yemenita Ahmad Awad bin Mubarak esprime preoccupazione per le attività dei ribelli houthi. “Nelle aree che controllano – afferma – i giovani iniziano la giornata cantando ‘Morte all’America, morte a Israele, maledizione per l’Europa, vittoria per l’Islam’. Non sono solo slogan, è un’ideologia inculcata con discorsi di odio che minacciano di avvicinarci all’Afghanistan”.
Sempre in tema Medio Oriente, Il Foglio si sofferma sulla sconcertante vicenda della spia al servizio dell’Iran che agiva in prossimità del ministro della Difesa d’Israele Benny Gantz. “Nonostante l’alta tecnologia – la sintesi – la società israeliana non è protetta e sicura come sembra”.

È durata appena quattro turni la sospensione del falconiere simpatizzante del fascismo della Lazio, tornato ieri in servizio a poche settimane dagli incresciosi fatti che l’hanno visto protagonista. Una punizione sufficiente a detta del presidente biancoceleste Claudio Lotito. Per Il Messaggero “la Lazio sfida il buon senso e le polemiche”.

Marine Le Pen, intervistata dalla Stampa, lancia una frecciata ad Eric Zemmour: ”È entrato in campagna elettorale sul tema dell’immigrazione, ma non fa proposte e non ha trovato elementi nuovi. A parte le sue provocazioni e gli oltraggi”.

Grande intervista, su 7 del Corriere, al regista Mel Brooks: “L’ebraicità nel mio lavoro? C’è sicuramente materiale, nel corso della mia carriera, che può essere inserito nel filone dello humour ebraico ma si tratta quasi sempre di humour newyorchese”, sostiene Brooks. 

Repubblica elogia la serie televisiva turca The Club: una immersione, si legge, “nella Istanbul anni Cinquanta, precaria e multi-tutto, etnie, religioni, ebrei, musulmani, ricchi e poverissimi”.

Il Venerdì di Repubblica propone un reportage da Djerba, oggi isola fantasma. Per incontrare qualche sporadico visitatore “bisogna andare alla sinagoga El-Ghriba: la più antica del Nord Africa, meta di pellegrinaggio durante la festività di Lag Ba’Omer e presidiata dalla polizia da quando, nell’aprile 2002, l’esplosione di un camion bomba fece 19 morti e provocò un nuovo esodo in Israele della storica comunità ebraica”.

La Stampa anticipa un brano da una conferenza di Elena Loewenthal sul paradigma dell’Esodo biblico. “Senza leggi – si ricorda – non c’è libertà”. Sul Foglio invece un intervento di Adriano Sofri sulla prima stesura del grande classico antisemita: i Protocolli dei Savi di Sion.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(3 dicembre 2021)