Lotta al virus, Israele in prima linea

“Green pass valido sei mesi e terza dose dopo quattro”. È una delle misure che il governo italiano è pronto ad adottare per rispondere alla nuova ondata di contagi da Covid-19. Ne parla tra gli altri il Corriere della Sera, ricordando che il decreto governativo in cui queste misure saranno prese sarà votato domani. Nel frattempo, il mondo guarda ancora una volta a Israele, dove il Premier Naftali Bennett ha annunciato che il personale sanitario e i cittadini di età superiore ai 60 anni potranno beneficiare di una quarta dose di vaccino. “Israele continua a essere in prima linea nello sforzo globale per affrontare la pandemia. I cittadini di Israele sono stati i primi al mondo a ricevere la terza dose del vaccino contro il COVID-19 e saremo i pionieri anche della quarta dose”, ha dichiarato il Premier, come racconta Rossella Tercatin su Repubblica, spiegando che la nuova “campagna vaccinale dovrebbe partire immediatamente”.

Laboratorio Israele. Al Foglio Sergio Abrignani, immunologo dell’Università statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico, descrive Israele come “una macchina del tempo, nel senso che sono mediamente due-tre mesi davanti a noi e all’Europa occidentale, avendo iniziato a vaccinare in maniera massiccia da novembre 2020”. Per questo sono un punto di riferimento, ma, aggiunge Abrignani, ci sono alcune differenze: “Anzitutto abbiamo un po’ più di vaccinati rispetto a Israele, siamo oltre l’85 per cento nella popolazione over 12 con doppia dose, poi abbiamo mantenuto più a lungo le restrizioni e abbiamo sempre tenuto la mascherina al chiuso, oltre ad avere introdotto il green pass rafforzato che in qualche modo limita il contatto tra vaccinati e non”.

La protesta dell’ambasciata d’Israele. Scioccati “dal fatto che un terrorista condannato e due organizzazioni terroristiche come Al-Haq e Addameer, entrambe parte dell’organizzazione terroristica Fronte popolare per la liberazione della Palestina, siano state formalmente invitate a parlare” alla Camera. È il duro messaggio di protesta inviato dall’ambasciata d’Israele a seguito dell’audizione del direttore generale di Al-Haq, Shawan Jabarin, e della rappresentante di Addameer, Sarah Francis, di fronte al Comitato della Camera sui diritti umani, presieduto da Laura Boldrini. Secondo la rappresentanza diplomatica “nel 2009 la Corte Suprema israeliana ha descritto Jabarin come un ‘dottor Jekyll e Mister Hyde’, che agirebbe a volte quale responsabile di un’organizzazione per i diritti umani, a volte come ‘attivista di un’organizzazione terroristica’”. L’Ambasciata, racconta il Giornale che dà molta evidenza al caso, spiega poi che “Addameer ha rappresentato in tribunale Samer Arbid, un terrorista palestinese che lavorava in quell’organizzazione e che ha ucciso in modo crudele e disumano Rina Shnerb, una giovane donna israeliana innocente il cui unico ‘crimine’ era la sua identità ebraica”. Il Corriere della Sera segnala la replica di Boldrini secondo cui Jabarin “è riconosciuto come uno stimato attivista per i diritti umani da organizzazioni quali Human Rights Watch e Amnesty International, vive liberamente a Ramallah e viaggia per svolgere incontri di natura istituzionale in diverse capitali europee. Se fosse condannato per terrorismo in Israele non godrebbe certamente di questa libertà”.

Poeti e aviatori. Quarant’anni fa otto piloti a bordo di caccia israeliani distrussero i reattori atomici di Saddam Hussein in Iraq. Oggi animano incontri letterari. È il circolo “Le truppe dello spirito” di cui racconta oggi su Repubblica Meir Ouziel. “La maggior parte degli incontri si tiene in Israele, ma il gruppo è solito anche viaggiare in giro per il mondo, incontrando scrittori nei diversi Paesi. Negli anni, il circolo si è allargato e oggi ne fanno parte anche accademici, scienziati, giuristi”. Tra gli ospiti di questo curioso gruppo alternativo di intellettuali anche Domenico Starnone.

Populismi. Secondo Davide Assael il polemista francese Eric Zemmour, candidato di estrema destra all’Eliseo, è un “prodotto dell’inganno populista”. Ovvero, scrive Assael su Domani, “per governare devi istituzionalizzarti, ma istituzionalizzandoti perdi voti. Sono così comparse figure ancor più radicali, favorendo un frazionamento che può essere un’ulteriore fonte di disgregazione di quel fronte politico. Zemmour, ‘l’ebreo antisemita’, come lo ha definito il Gran rabbino di Francia, Haim Korsia, è la figura più in vista di questo processo. – scrive Assael – Se ne sia la coda, o rappresenti l’inizio di una tendenza che si diffonderà in Europa, solo il tempo lo dirà”.

Spiritualità e futuro. Repubblica presenta “Prove di futuro”, il format digitale realizzato dalla Scuola Holden assieme al quotidiano in cui scrittori, registi, scienziati raccontano come il virus ha cambiato il rapporto con la fede. Tra le voci parte del progetto, quella dell’ebraista Maria Teresa Milano: “Mi ritengo – spiega – una persona spirituale non perché mi sia elevata da terra, ma perché ho imparato a piantarci proprio bene i piedi dentro”.

Abramovich il portoghese. Il magnate russo-israeliano Roman Abramovich è riuscito ad ottenere la cittadinanza portoghese, avvalendosi della legge che la concede a chi riesce a dimostrare di avere ascendenze ebraiche sefardite. Ne parla il Foglio segnalando come alcuni in Portogallo temano che la normativa più che una riparazione di un torto storico sia un tentativo di attrarre persone abbienti dall’estero. Che però sulla questione ci lavora, spiega il Foglio, “come Rita Mayer Jardim, garantisce che molti dei suoi clienti lo fanno per ragioni meramente sentimentali, oppure perché temono il ritorno dell’antisemitismo e sanno che un passaporto di riserva può far comodo”.

Daniel Reichel