“L’antisemitismo, malattia dei vigliacchi” La lezione di Umberto Eco
“Gli ebrei sono i depositari della civiltà del libro e della cultura”, ricordava il professore Umberto Eco in un’intervista rilasciata al direttore della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale e pubblicata su Pagine Ebraiche. Parole che tornano alla mente nel giorno in cui Eco avrebbe compiuto 90 anni. Un anniversario occasione per l’Italia di ricordare le molte lezioni lasciate in eredità dal grande semiologo. Tra queste, la capacità di smascherare l’odio e il pregiudizio degli antisemiti. “L’antisemitismo – dirà a Pagine Ebraiche Eco – è la malattia mentale di chi ha bisogno di prendersela sempre e comunque con qualcuno. Per vigliaccheria, o per pochezza”. Il segno lasciato dal mondo ebraico nella società come depositario “della civiltà del libro e della cultura” ne ha fatto per “gli imbecilli il miglior nemico”. E, ricorderà il celebre semiologo, “il nemico serve a chi soffre di un’identità debole e un malinteso spirito di gruppo o un malinteso patriottismo sono spesso, purtroppo, l’ultimo rifugio delle canaglie”.
A Pagine Ebraiche, il Professore aprì le porte di casa sua a Milano, come racconterà sul giornale Daniela Gross, mostrando l’orgoglio di una vita: la sterminata collezione di libri.
Eco aveva scelto il giornale dell’ebraismo italiano per dare un’anticipazione del suo libro Il cimitero di Praga (Bompiani) e per spiegare ai lettori perché uno dei più grandi intellettuali italiani si era cimentato in un romanzo basato sul più pericoloso falso della storia, origine di innumerevoli teorie antisemite: i Savi anziani di Sion. “C’è un noto antisemita degli inizio del secolo scorso che lo ha detto molto chiaramente: ‘Che importanza ha accertare che il contenuto dei Protocolli sia vero o falso. Quello che più conta è che ci faccia comodo, che risponda alle nostre esigenze’”. Quali esigenze? “Quelle di aver un nemico. – la spiegazione di Eco – Qualcuno cui addebitare le responsabilità di quello che succede. Qualcuno la cui ombra faccia paura. Un nemico su cui concentrare l’attenzione”. Il suo obiettivo, aggiungerà, era smascherare questo tipo di comportamenti. Un compito ancora attuale.
(Nell’immagine, Umberto Eco ritratto da Giorgio Albertini)