Il dossier di Pagine Ebraiche
Un pregiudizio, più sfumature
“Per opinione condivisa l’antisemitismo è in aumento. Ma il termine è molto ampio, comprende uno spazio semantico che va dall’espressione di pregiudizi, stereotipi, opinioni ad azioni concrete più o meno gravi. Può riguardare l’ebreo, gli ebrei, l’ebreo immaginario, oppure Israele, i ‘sionisti’ e via dicendo. Spesso coinvolge anche persone che ebree non sono. Si può esprimere nel discorso pubblico o privato, può avvenire online oppure offline; il fenomeno in sé può essere visto dal punto di vista del bersaglio (ossia gli ebrei), dal punto di vista della società civile, dell’opinione pubblica o altro ancora”.
È la premessa con cui si apre l’ultima indagine dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – CDEC di Milano, curata dalla sociologa Betti Guetta che di questo fondamentale servizio è la responsabile. Un’idea, un’ambizione: “Raccogliere informazioni su cosa arriva alle orecchie delle élite, ossia quali idee e argomenti, quali opinioni su ebrei, ebraismo e Israele intercettano nei loro ambiti professionali e sociali”.
Ventidue in tutto gli intervistati tra docenti universitari, filosofi, giornalisti, politici, psicoanalisti.
L’indagine, al centro dello speciale dossier Antisemitismo su Pagine Ebraiche di gennaio in distribuzione, rappresenta la terza tappa di un percorso apertosi nel 2007 con una prima importante ricerca, ripetuta poi a dieci anni di distanza, nel 2017, sui pregiudizi più diffusi. Dal loro confronto, fa capire Guetta, si evince come stereotipi di un certo tipo siano saldi e difficili da smantellare e che gli “ebrei” nell’immaginario collettivo italiano rappresentino ancora, almeno per un numero non irrilevante di persone, “il potere, la ricchezza, la coesione, l’avidità, l’egoismo, la tendenza cospirativista”. In generale, aggiunge la studiosa, ad emergere da queste due precedenti ricerche era “una scarsa conoscenza diretta e indiretta degli ebrei: oltre la metà (54,6%) non sa quanti siano gli ebrei in Italia ma sono molti (il 36%) coloro che ne sovrastimano la presenza e il ‘potere’”.
L’ultimo approfondimento ha spostato il punto di osservazione, rivolgendosi a soggetti “che per il ruolo e la posizione sociale che ricoprono potremmo considerare opinion leader”. Interviste, le loro, con domande “aperte” e risposte “libere” senza vincoli e parametri specifici cui attenersi. Per alcuni degli interpellati un tema inedito, affrontato per la prima volta in assoluto.
Spunti interessanti sono arrivati anche da questo gruppo di persone. “La prima cosa che abbiamo colto – sottolinea Guetta – è una reticenza a parlare e a ragionare sugli ebrei. E questo per timore di sbagliare, offendere, creare imbarazzo. In alcuni casi è emersa una certa titubanza a rispondere”. Diversi i motivi alla base di questo “blocco”. Tra gli altri la sociologa segnala “l’imbarazzo e il timore di non essere sufficientemente informati, il ‘timore di sbagliare’, la paura di dire qualcosa di politicamente scorretto, la preoccupazione di essere considerati antisemiti se si esprimono opinioni critiche nei confronti dello Stato di Israele”. Indagini come quella appena svolta aiutano a capire, a offrire nuove chiavi di lettura e soprattutto intervento. Un nuovo prezioso strumento per accrescere una consapevolezza diffusa. “Osservare – evidenzia Guetta – vuol dire usare le chiavi e un’intera cassetta degli attrezzi. L’antisemitismo non è infatti una realtà monolitica, ma assai differenziata e complessa. Per ogni aspetto che affiora è necessario un intervento focalizzato”.
Una sfida che permea l’intensa attività quotidiana della Fondazione CDEC e del suo Osservatorio Antisemitismo, che tra le varie mansioni ha quella di raccogliere e registrare le segnalazioni di antisemitismo dell’intero territorio nazionale, elaborare i dati sugli episodi di ostilità antiebraica, svolgere indagini quantitative e qualitative sull’opinione pubblica, realizzare studi mirati e svolgere un lavoro di monitoraggio approfondito sull’online. Questo nuovo studio va quindi ad inserirsi in un tracciato strategico di approfondimento, elaborazione e azione. A monte di tutto ciò “una visione, una cabina di regia che si dirama in varie direzioni”.
Tante come sono le facce e sfumature di un fenomeno antico, ma sempre in evoluzione, quale è l’antisemitismo.