Dossier Antisemitismo La sociologa Betti Guetta “Evitiamo l’effetto polpettone”
Le ricerche sociologiche sono uno strumento d’eccellenza per cogliere umori e pulsioni di una società, anche nelle sue pieghe più oscure. Consentono infatti, spiega Betti Guetta con specifico riferimento all’ultima indagine dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec di Milano, di documentare “la diffusione di pregiudizi che possono costituire la base per il risorgere dell’antisemitismo esplicito”. Utilizzando strumenti empirici di ricerca sociale l’obiettivo “è quello di esplorare la presenza e l’intensità dei pregiudizi antiebraici nelle società europee, precondizione per lo sviluppo dell’antisemitismo come visione del mondo e ideologia politica”. Un’analisi del pregiudizio “come atteggiamenti, idee e opinioni che riguardano l’immagine/la rappresentazione dell’ebreo, ossia la costruzione mentale perché gli ebrei viventi sono poco conosciuti”. Gli ebrei, ricorda non a caso la studiosa, “sono meno del 2% della popolazione mondiale, in Italia meno del 4 per mille”.
A suscitare allarme al giorno d’oggi, secondo Guetta, è un fronte in particolare. Quello cioè “di un complottismo sempre più pericoloso anche per via di un disagio mentale che i vari indicatori ci segnalano in forte aumento: uno dei tanti effetti drammatici della pandemia”.
Lo attesta anche il Censis in uno studio di recente presentazione: “Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia – la fotografi a dell’istituto di ricerca socio-economica nel suo ultimo rapporto – si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà”.
Per il 5,9% degli italiani, uno dei dati forniti dal Censis, il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. È in questa inquietante dinamica che si innesta, non di rado, un antisemitismo più o meno affermato.
“Il problema è piuttosto rilevante. Lo vediamo ogni giorno, anche nella nostra attività di monitoraggio sulla rete”, sottolinea al riguardo Guetta.
Una delle tante forme in cui si presenta oggi l’antisemitismo. “Spesso questa complessità non la si coglie davvero fino in fondo. Negli interventi anche istituzionali si parla molto genericamente di aumento dell’antisemitismo: cosa senz’altro vera, ma di quale antisemitismo stiamo parlando? Ce ne sono molteplici e vanno affrontati per segmenti: quello complottista, appunto; quello di matrice religiosa, ispirato all’antigiudaismo cristiano di lunga data; quello legato alla negazione e al rifiuto di Israele di più moderna concezione e via dicendo. Dobbiamo evitare ‘l’effetto polpettone’, per quanto spesso e volentieri queste diverse realtà finiscano per alimentarsi a vicenda. Senza questo tipo di approccio differenziato – il pensiero di Guetta – il rischio è di creare un’onda ansiogena a cui diventa impossibile dare una risposta funzionale”.
La Fondazione CDEC e l’Osservatorio Antisemitismo sono sul campo da anni e sono attesi, a breve, da nuove sfide.
Afferma Guetta: “Si annuncia, per tutti noi, un 2022 piuttosto impegnativo. Abbiamo vinto tre progetti europei su antisemitismo e hate speech, tutti con ottimo punteggio. E poi abbiamo in programma molte iniziative dedicate ai giovani, anche in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. È un ambito assolutamente strategico”.
Uno degli obiettivi per il futuro è proprio quello di “realizzare un’indagine simile a questa nelle domande e nei contenuti, ma con un’età media dei partecipanti più bassa”.
Niente influencer però, annuncia Guetta: “Li abbiamo cercati più volte in passato, ma ci sembra che su questi argomenti abbiano ben poco da dire. È come se, parlando di ebrei, si avesse paura di sbagliare, di dire qualcosa di stonato o non confacente alle aspettative”.
Dossier Antisemitismo, Pagine Ebraiche Gennaio 2022