“Libertà è responsabilità”
Libertà individuale, responsabilità collettiva. È il tema scelto congiuntamente dalle comunità valdese ed ebraica di Torino per le celebrazioni degli anniversari delle rispettive emancipazioni. Il 17 febbraio del 1848 quella valdese, il 29 marzo dello stesso anno quella ebraica.
“Libertà e/è responsabilità” il messaggio che ha illuminato nella notte l’edificio simbolo della città, la Mole Antonelliana, inizialmente concepita per diventare la nuova sinagoga degli ebrei torinesi e poi adibita, in corso d’opera, ad altra funzione. “È una cifra di queste nostre iniziative congiunte quella di portare, all’attenzione di tutti, un tema che riteniamo di particolare urgenza. Due anni fa ci soffermammo sui diritti umani; lo scorso anno sull’antisemitismo” ricorda Dario Disegni, il presidente della Comunità ebraica.
Molte le iniziative organizzate in queste ore. Come raccontato ieri su queste pagine, una ha riguardato laicità e tutela dell’informazione libera. Mentre questa sera si svolgerà un evento su “Diritti del singolo e ragioni della comunità”. Il 29 marzo invece un confronto su questi temi si caratterizzerà per un riferimento a fonti tradizionali sia ebraiche che cristiane.
Per la Comunità ebraica si avvicina intanto un altro appuntamento, quello per i festeggiamenti dei 50 anni dall’inaugurazione del Tempio piccolo. Numerosi gli ospiti che interverranno nel corso di un pomeriggio di studio dedicato in programma domenica 20 febbraio alle 15, dal titolo “Un Santuario in miniatura”. L’incontro, che sarà trasmesso anche sul canale YouTube comunitario, vedrà l’introduzione in apertura del presidente Disegni e poi gli interventi di David Cassuto (“La sinagoga di Chieri”), Franco Lattes (“Sinagoghe erranti”), Baruch Lampronti (“Il Tempio Piccolo: la concezione di un progetto”), Pia Sciacca (“I restauri del Tempietto”), Mariacristina Colli (“Ghetto e sinagoga: il caso di Chieri”), Franco Segre (“Una sinagoga per il futuro”), rav Alfonso Arbib (“A chi e a cosa serve la tefillà?”), rav Alberto Moshe Somekh (“Pietre come parole: riflessioni sulla Qedushat Bet ha-Knesset”), rav Ariel Di Porto (“La bocca dei pargoli: la tefillà dei bambini”).