Mosca non cessa il fuoco,
Israele prova a mediare

I principali quotidiani italiani aprono tutti con la stessa foto: centinaia di ucraini, in fuga dal conflitto, raccolti sotto un ponte distrutto dalle bombe russe alla periferia di Kiev. Un’immagine, scattata dal fotoreporter Emiliano Morenatti, accompagnata da titoli che raccontano come Mosca non abbia rispettato il cessate il fuoco annunciato e abbia continuato a bombardare (Corriere della Sera). A provare a mediare, lo Stato d’Israele. Il suo Premier Naftali Bennett è volato ieri a Mosca per parlare con Putin e poi recarsi a Berlino per un confronto con il cancelliere Scholz. “Una violazione dello Shabbat, il giorno di riposo settimanale ebraico, ma consentita per un motivo straordinario, ha spiegato il suo portavoce: ‘preservare le vite umane’”, riporta l’inviata da Mosca di Repubblica Rosalba Castelletti, che spiega come sulla missione siano trapelati pochi dettagli. Il cessate il fuoco in Ucraina e i negoziati sull’accordo iraniano, secondo l’ufficio di Bennett, i temi toccati nel vertice di quasi tre ore. Sul primo però le speranze sono poche.
Tra Israele e Russia i rapporti sono delicati e intrecciati su più piani, spiega da Gerusalemme Rossella Tercatin (Repubblica), per questo Bennett si è mosso con cautela. C’è il dossier Siria, dove l’aviazione israeliana ha bisogno della luce verde di Mosca per colpire i suoi nemici. C’è la trattativa sull’accordo nucleare iraniano, in cui il Cremlino ha molta voce in capitolo e che il governo di Gerusalemme considera “inadeguato ad impedire all’Iran di conseguire l’atomica”. C’è il milione di immigrati in Israele dall’ex Unione Sovietica che hanno un peso all’interno dell’opinione pubblica, molti di origine ucraina.
Anche per quest’ultimo legame, scrive Davide Frattini sul Corriere, il presidente Zelensky ha dichiarato che “Israele è l’unica democrazia in grado dialogare con le due nazioni”. Il Corriere ricorda allo stesso tempo che il presidente ucraino, “da ebreo si era anche lamentato attraverso l’ambasciatore a Tel Aviv che il governo israeliano non stesse facendo abbastanza”. Il viaggio a Mosca, spiega Daniel Mosseri sul Giornale, è stato un tentativo di agire, ma c’è molto scetticismo sulla possibilità che arrivino risultati concreti. Anche perché, segnala il Corriere, nelle stesse ore Putin ha alzato ancora il tiro dichiarando che le “sanzioni equivalgono a una dichiarazione di guerra”. Ora, aggiunge Mosseri, a provare ad abbassare i toni sarà la Turchia di Erdogan, che alle sanzioni non ha aderito. A proposito di sanzioni, Francesca Sforza su La Stampa dà un ulteriore dettaglio sulle preoccupazioni di Gerusalemme rispetto al ruolo internazionale dell’Iran: “Israele – scrive Sforza – teme che gli Usa si accordino con l’Iran per sostituire il greggio russo”.

Il pericolo Putin. A La Stampa lo scrittore israeliano Assaf Gavron non nasconde le sue paure di fronte all’aggressività del presidente russo. “Se si sentisse attaccato dalle forze occidentali, sembra il tipo di persona che potrebbe dire: se devo morire io, che muoiano tutti. È l’aspetto di Putin che mi fa più paura”, le parole di Gavron, che sottolinea come l’opinione pubblica israeliana sia divisa rispetto al conflitto. C’è chi ricorda il passato da collaborazionisti degli ucraini nella Shoah, chi guarda al presente e difende gli ucraini di oggi, chi si smarca e pensa che Israele debba tutelare prima i suoi interessi perché nessuno lo farà per lei. Tornando al pericolo Putin, Furio Colombo sul Fatto Quotidiano traccia un parallelismo con la seconda guerra mondiale, definisce il capo del Cremlino un bugiardo con l’obiettivo di scatenare un terzo conflitto mondiale.

Il futuro ucraino. “Oggi gli ucraini combattono in difesa della loro terra, del desiderio di essere europei. I russi non sono europei. Non stento a credere che se entrassero a Kiev anche donne e vecchi prenderanno le armi. Questa guerra, i bombardamenti sulle case, sui civili, tutto ciò ha creato una frattura profonda. Ci vorranno generazioni perché sia ricomposta. Putin ha fatto di tutto perché gli ucraini detestassero i russi”, sono le parole di Elena Korniushko al Sole 24 Ore. “Ebrea, tra pochi mesi 85 anni, ne ha vissuti 83 nella sua amata Kiev. Dove è nata, e dove vuole restarci anche in questi tempi di guerra”, spiega il Sole in un’intervista in cui la donna racconta della difficile situazione di vivere – anche per gli ebrei – sotto il potere dell’Unione Sovietica.

Donne e religione. Su La Lettura del Corriere della Sera interviste e approfondimenti dedicati al ruolo delle donne all’interno delle diverse religioni. In particolarmente in riferimento all’essere guide spirituali. Per il mondo ebraico, La Lettura intervista Miriam Camerini, che racconta la sua scelta di iniziare un percorso al Beit Midrash Har’El di Gerusalemme per ottenere l’ordinazione rabbinica. Camerini spiega che il suo percorso “è iniziato nel 2018. Visto che lavoro, oltre a studiare, non so prevedere quando si concluderà. Il programma è articolato in tre anni: uno sullo Shabbat, le norme sul sabato; uno sul cibo e la kasherùt; un terzo sulla purità familiare, dai rapporti marito-moglie al ciclo mestruale. Ci sono, poi, corsi di tipo più spirituale. Si dà per scontata una solida conoscenza della Bibbia”.

Segnalibro. “Serge è il racconto di tre fratelli in età adulta e dello snodo che affrontano per la morte della madre. E un lutto che può ridurre sopravvissuti della famiglia ‘a un sottile nastrino di sentimenti o conformismo’, o a un’evoluzione inaspettata”, così Marco Missiroli su La Lettura presenta il libro di Yasmina Reza, Serge (Adelphi). Un romanzo che muove i suoi passi da un visita dei citati tre fratelli ad Auschwitz, “in onore dei loro parenti ungheresi morti in quanto ebrei. Qui il sipario si spalanca e si comincia a ballare: alla portata sentimentale e nevrotica di Auschwitz si affianca

Daniel Reichel