L’accusa di Zelensky
Situazione sempre più catastrofica a Kiev e dintorni. “Vi chiediamo ogni giorno una no-fly zone. Se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente”, l’accusa del presidente ucraino Zelensky. Questa, ha detto, “sarà anche responsabilità della politica mondiale, dei leader occidentali: oggi e per sempre”. La famiglia falciata sulla strada a Irpin, la corsa disperata in ospedale dei genitori del piccolo Kirill. Immagini drammatiche che stanno circolando globalmente “perché anche noi si possa grattare un poco della nostra crosta di indifferenza”, sottolinea il Corriere. Qualche titolo dalle prime pagine dei giornali: “I profughi in trappola” (Corriere), “Devastante sofferenza” (Repubblica), “Strage senza fine” (La Stampa).
Resta eroica la resistenza contro l’invasione russa. “Il popolo ucraino sta mostrando coraggio, devozione e determinazione a lottare per la libertà unici. Se non fosse così terribile, lo definirei commovente” afferma Natan Sharansky, l’ex dissidente sovietico nativo di Donetsk, in una intervista con Repubblica. Uno dei temi affrontati è la sfida negoziale. Per Sharansky, che trascorse quasi dieci anni in gulag per il suo desiderio di emigrare in Israele e per l’attivismo in campo ebraico, “il fatto che Bennett sia uno degli ultimi leader del mondo libero che è ancora in grado di parlare con Putin deve essere utilizzato”. Anche se le sue previsioni non sono rosee. Assai improbabile, sostiene infatti, convincere Putin “a rinunciare alla sua barbarica aggressione”.
La mossa di Bennett è analizzata da vari giornali. Una missione avvenuta di Shabbat, “il Sabato santo in cui Bennett non viaggia, non telefona, non lavora a meno di picuach nefesh, di salvare la vita: e per questo ha deciso di andare” (Il Giornale). Per Il Fatto Quotidiano, che ricorda il canale aperto sia con Mosca che con Kiev, “naviga in acque difficili il governo israeliano sulla guerra in Ucraina, in equilibri diplomatici quasi impossibili da mantenere”. Una mossa finalizzata anche al tentativo di ottenere in cambio “una battuta di arresto sui colloqui di Vienna” evidenzia La Stampa, facendo riferimento ad un altro negoziato in corso: quello sul nucleare iraniano.
Repubblica racconta la guerra vista attraversa gli occhi degli abitanti di Little Odessa, l’area di New York dove risiede “la più grande popolazione russofona fuori dall’Eurasia”. Un quartiere tra i più caratteristici della città e in cui forte è, ancora oggi, un’influenza ebraica.
“La storia spinge la Capitale alla solidarietà”. È quanto si legge in un editoriale di Paolo Conti sul Corriere Roma in cui si ricordano le principali ferite del periodo nazifascista. Tra le altre “l’atrocità del rastrellamento degli ebrei romani”, “i continui rastrellamenti, le torture in via Tasso, l’abominio delle Fosse Ardeatine”. Conscia di ciò, Roma “sa cosa sia la guerra che arriva in una città indifesa, tra le donne e i bambini”.
Nelle prossime ore i giovani della Comunità di Sant’Egidio animeranno un flash mob sulla scalinata del Campidoglio per dire “sì alla pace” e “no alla guerra”. Come scrive tra gli altri il Tempo, fra i partecipanti è previsto l’intervento dell’ebrea fiumana Lea Polgar. Bambina, affrontò leggi razziste e persecuzione antiebraica.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(7 marzo 2022)