“Sosteniamo la resistenza dell’Ucraina  
Inconcepibile rimanere equidistanti”

Una “aggressione immotivata ed ingiustificabile contro la sovranità dell’Ucraina”, di fronte a cui “non è concepibile alcuna equidistanza”. Richiamando i valori della Carta costituzionale, la senatrice a vita Liliana Segre, in un messaggio per l’assemblea dell’Anpi, spiega perché è necessario schierarsi al fianco dell’Ucraina in questa guerra contro l’invasore russo. Per la Testimone delle Shoah “non è concepibile nessuna equidistanza; se vogliamo essere fedeli ai nostri valori, dobbiamo sostenere il popolo ucraino che lotta per non soccombere all’invasione, per non perdere la propria libertà”.
“L’articolo 11 della Costituzione ci insegna a ripudiare la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. E la resistenza del popolo invaso rappresenta l’esercizio di quel diritto fondamentale di difendere la propria patria, che l’articolo 52 prescrive addirittura come ‘sacro dovere’”, ricorda Segre in un intervento che trova ampio spazio oggi sui principali quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica e Stampa).
“Credo che proviamo tutti lo stesso senso di ripugnanza, di angoscia e anche di impotenza di fronte a questa guerra. – la sua conclusione – Possiamo solo unirci nel chiedere un immediato cessate il fuoco, la fine dell’invasione russa, l’invio di rapidi aiuti alla popolazione civile, l’avvio di trattative a oltranza, l’affidamento all’Onu di un ruolo di interposizione, il ristabilimento di una pace autentica basata sulla giustizia e il rispetto dei diritti dei popoli”. Il suo discorso, scrive Repubblica, è applauditissimo. Eppure la linea ufficiale dell’Anpi, scrive Domani dall’assemblea che domenica porterà al rinnovamento della dirigenza, rimane “contro l’invio di armi a Kiev e chiede di sciogliere la Nato”.

“Uniti contro Putin”. È il titolo in prima pagina di Repubblica, riassunto del vertice NATO di ieri a Bruxelles, in cui si è deciso l’invio di altre armi all’Ucraina. “In caso di attacchi chimici risponderemo” ha detto il Presidente Usa Biden a nome della Nato. A livello internazionale inoltre l’Assemblea generale dell’Onu ha votato la richiesta di “immediata cessazione delle ostilità da parte della Russia”, con l’astensione della Cina. Una scelta di Pechino, molto vicina a Mosca, che il Corriere definisce “significativa”.

Da Kiev a Odessa. La guerra intanto è al suo trentesimo giorno. Molte città continuano a resistere all’aggressione russa. Anche la martoriata Mariupol, sotto feroce assedio russo, non è ancora caduta, rallentando il progetto di Mosca di avanzare da sud. Tra gli obiettivi di Putin, conquistare anche Odessa, da dove scrive Bernard-Henri Lévy su Repubblica, ricordando il glorioso passato della città. Qui l’intellettuale francese si reca al Memoriale della Shoah, parla con un sopravvissuto e riflette sul tema dell’antisemitismo. Intanto a Kiev, come raccontato in queste settimane, anche la Comunità ebraica si è preparata all’invasione. “Dal primo giorno di guerra abbiamo organizzato convogli che permettessero di portare via le persone dalle città sotto attacco, ebrei o non ebrei, per noi non fa differenza”, spiega dalla capitale rav Moshe Reuven Azman al Fatto Quotidiano.

Nelle fila ucraine. A Kiev la difesa attende l’avanza russa e tra i suoi componenti ci sono anche realtà controverse come dimostra l’intervista di Repubblica a Dmytro Kuharchuck, tra i comandanti del reggimento Azov. “Se stai cercando nazisti sei venuto nel posto sbagliato, giornalista”, l’accoglienza riservata al al corrispondente Fabio Tonacci da Kuharchuck. Questi nega ogni legame con il nazismo (“è lontanissimo da me”). “II vostro simbolo rimanda a quell’ideologia. – replica Tonacci – E ci sono foto del conflitto nel Donbass in cui alcuni dei vostri sventolano la svastica”. “Gente del genere – sostiene Kuharchuck – si trova anche nella polizia, nella Guardia nazionale e in diversi gruppi sociali. Noi ne avevamo una piccola percentuale, ora non più”. In ogni caso, scrive Mirella Serri su La Stampa, “chiamare gli ucraini nazisti per via di queste presenze è una metonimia: la parte non vale per il tutto ed equivarrebbe a dire che le nazioni democratiche in cui esistono frange simili devono essere ‘defascistizzate’. Putin, trasformando gli ucraini in ‘nazisti’ per antonomasia, ha fatto un’abile operazione di disinformazione”. A parlare del conflitto è anche Jonathan Littell al Corriere 7. Lo scrittore definisce Putin “un bugiardo” che è “lucidissimo nelle sue mosse”.

L’eccidio da non dimenticare. Come ogni anno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una cerimonia silenziosa, ha deposto una corona di alloro dinanzi al mausoleo che ricorda le 335 vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Era accompagnato dal presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, della Camera, Roberto Fico, e dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. In mattinata invece, riporta il Corriere Roma, si è tenuta una cerimonia al Tempo Maggiore organizzata dalla Comunità ebraica con la presenza del governatore del Lazio Nicola Zingaretti.

Ricordando Tolosa. Sul Foglio si ricorda la strage alla scuola ebraica di Tolosa di dieci anni fa. Un tragico evento a cui è stata dedicata di recente una cerimonia con la partecipazione del presidente d’Israele Herzog. Il quotidiani riporta alcune testimonianze oggi di ebrei di Tolosa secondo cui in città per la comunità ebraica difficilmente ci sarà un futuro.

In mostra. La sinagoga di Casale Monferrato, in occasione di MonFest, ospiterà una mostra di Lisetta Carmi dedicato a raccontare i volti di israeliani e palestinesi negli anni Sessanta (Venerdì di Repubblica).

Roma, storia di una bottega. Sulle pagine romane di Repubblica, la ricostruzione dei due secoli di storia della bottega della famiglia Limentani, aperta nel 1820 nell’antico ghetto ebraico della Capitale e sopravvissuta alle tragedie del Novecento. A raccontare le diverse vicende dell’attività e della famiglia, Bruno Limentani.

Daniel Reichel