Bucha, orrore senza fine

La parola “orrore” unisce le prime pagine di oggi dedicate al massacro di Bucha, cittadina a nord ovest di Kiev da cui i soldati russi si erano ritirati venerdì. Dietro di loro, una scia di violenza documentata dall’esercito ucraino: video e fotografie che mostrano civili uccisi per strada, alcuni con le mani legate dietro alla schiena. “Le immagini sono agghiaccianti: cadaveri gettati alla rinfusa come fossero immondizia”, scrive il corrispondente del Corriere a Kiev Lorenzo Cremonesi, documentando l’orrore. A Bucha la “chiara impressione” è che la strage “sia risultato di una esecuzione sommaria”, racconta il fotoreporter spagnolo Santi Palacios, in una testimonianza dalla città martoriata (Repubblica). Anche Irpin ha avuto destino simile, come riporta la giornalista de La Stampa Francesca Mannocchi. Il presidente Zelensky definisce tutto questo un “genocidio. L’eliminazione dell’intera nazione e del popolo ucraino”. Mosca cerca di negare e parla di “propaganda del regime di Kiev”.

Le reazioni a Bucha. “Le immagini dei crimini commessi a Bucha lasciano attoniti. La crudeltà dei massacri di civili inermi è spaventosa e insopportabile. Le autorità russe devono cessare subito le ostilità, interrompere le violenze contro i civili e dovranno rendere conto di quanto accaduto. L’Italia condanna con assoluta fermezza questi orrori”, le parole del Presidente Mario Draghi. “È necessaria con urgenza una inchiesta indipendente”, la richiesta della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Nel denunciare quanto accaduto, il segretario di Stato Usa Antony Blinken invita a non fidarsi della Russia quando dice di volersi ritirare. Per il ministro degli Esteri d’Israele Yair Lapid, come riporta Repubblica, “Colpire intenzionalmente la popolazione civile è un crimine di guerra e lo condanno con forza. È impossibile rimanere indifferenti”.

Nuove sanzioni. L’Europa, di fronte all’evidenza dei nuovi crimini russi in Ucraina, è pronta a implementare le sanzioni contro Mosca. C’è una nuova lista di prodotti sui quali “verrà proibita l’esportazione dall’Unione Europea o che non si potranno più importare dalla Russia” scrive Federico Fubini sul Corriere. “Nella nuova lista di sanzioni – sottolinea Fubini – non c’è quel che conta di più: nessuna misura su gas, petrolio o carbone, che fruttano alla Russia oltre un miliardo di euro al giorno; nessun intervento neppure su alluminio, nickel, rame, ferro, oro, diamanti e le altre materie prime minerali o metallifere – lavorate o meno – che rappresentano la seconda voce di entrate dall’estero per Mosca dopo le fonti fossili”. E su questo, aggiunge il giornalista, l’Europa potrebbe dividersi.

Come Srebrenica. Diversi quotidiani, da Repubblica al Giornale, richiamo l’eccidio di Srebrenica per descrivere l’orrore di quanto accaduto in Ucraina. Il copione si ripete, scrive Gianni Riotta, “stragi, occultamento e propaganda”.

La vittoria di Orban. Le prime parole del rieletto Viktor Orban sono profondamente inquietanti. “Abbiamo vinto contro il globalismo. Contro Soros. Contro i media mainstream europei. E anche contro il presidente ucraino” (Repubblica). Propaganda, anni di finanziamenti, leggi elettorali, debolezza di un’opposizione divisa – e di cui faceva parte pure l’estrema destra di Jobbik – sono alcuni dei motivi che, spiegano i media, hanno portato Orban, dopo dodici anni al potere, a una netta riconferma. “A Mosca, Vladimir Putin sarà soddisfatto: il suo unico amico nella Ue resta in sella”, scrive il Corriere, sottolineando come Orban sia stato l’unico ad opporsi all’invio di armi all’Ucraina (posizione, quest’ultima, che trova spazio anche tra le opinioni italiane). Questo però, aggiunge il quotidiano, ha fatto saltare l’unità del Gruppo di Visegrád (Varsavia, Budapest, Praga, Bratislava) che, ad eccezione proprio del leader ungherese, si è schierato senza mezze misure con l’Ucraina. Il futuro quindi del leader ungherese appare sempre più isolato. “Vincitore in casa ma isolato nel mondo (difficilmente lo scalderanno i buoni rapporti con Putin e con gli interessati cinesi di Xi Jinping). Anche per Bruxelles, d’altra parte, – conclude il Corriere – non sarà semplice gestirlo”.

Quarta dose. In questo scenario internazionale, il problema della pandemia non si è risolto e torna di attualità il tema della quarta dose. La Stampa spiega che Italia e Germania vorrebbero dall’Ue il via libera per somministrarla agli over 60. Per Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano, la quarta dose dovrebbe essere garantita ai soggetti fragili, in particolare agli over 80. “Gli studi su cui possiamo basarci finora sono essenzialmente due, entrambi condotti In Israele. – spiega Mantovani al Corriere – Il primo, su un numero piccolo di persone, indica che la risposta immunitaria viene restaurata al livello in cui era nelle prime settimane dopo la terza dose. Il secondo, su oltre un milione di persone, suggerisce che la quarta dose in chi ha più di 60 anni è sicura e riduce rischio di ospedalizzazione e malattia grave”.

Segnalibro. “Figure come Giacomo e Roberto Segre ci danno la misura di quanto sia importante scavare per portare alla luce le microvicende degli uomini che hanno reso possibile la Grande Storia”. Lo sottolinea al Corriere Torino il generale Vero Fazio, autore di Il seguito della storia. Il volume, che racconta le vicende di padre e figlio, protagonisti rispettivamente della Presa di Roma e della Grande guerra, sarà presentato questo pomeriggio al Circolo dei Lettori di Torino. Iniziativa curata dal Gruppo Sionistico Piemontese.

Daniel Reichel