“A Mariupol forni crematori”
Sarebbero migliaia le persone uccise e/o ferite dai russi a Mariupol. “Il loro numero cresce ogni giorno e non abbiamo un conto preciso”, ha detto nel suo ultimo messaggio il presidente ucraino Zelensky. Che accusa contestualmente Mosca di voler impedire l’arrivo di aiuti umanitari “prima che prendano il controllo della città, prima che la ripuliscano”. Localmente i russi avrebbero già usato forni crematori mobili per bruciare i corpi degli abitanti assassinati e coprire le tracce dei crimini compiuti. “Hanno trasformato Mariupol in un campo di sterminio. L’analogia sta guadagnando terreno: questa non è la Siria, è la nuova Auschwitz”, l’accusa delle autorità ucraine. Repubblica ha chiesto un’opinione su quel che sta accadendo a Edith Bruck: “Il paragone con la Shoah è sbagliato, ma i massacri di Bucha mi feriscono nel profondo. La notte non dormo. E mi fa male il negazionismo che è diventata una malattia universale”.
“Sami Modiano, sopravvissuto allo sterminio degli ebrei, ha spesso raccontato dell’orrore che aveva vissuto, in quell’inferno al quale nulla mai può essere paragonato. A me disse tra le lacrime, una volta, che era successo ‘Tutto davanti a questi occhi’. Come siamo diventati noi, ora?” si chiede Walter Veltroni sul Corriere descrivendo un’umanità stordita dagli eventi. Mentre sulla Stampa, con riferimento all’ultima insulsa provocazione televisiva di Alessandro Orsini sui bambini felici anche in dittatura, si ricorda l’esperienza di Liliana Segre cacciata da scuola all’età di otto anni in seguito alla promulgazione delle leggi razziste. “Più l’orrore della guerra aumenterà, stile Bucha, più per Israele sarà difficile continuare a percorrere questa strada” sostiene Il Foglio, riferendosi al tentativo del governo di Gerusalemme di mantenere buoni rapporti diplomatici sia con Kiev che con il Cremlino. Secondo Libero, quelle arrivate da Mariupol sono dichiarazioni “che sicuramente provocheranno la reazione indignata di Israele e dei discendenti delle vittime dell’Olocausto, ma che raccontano qualcosa di non molto dissimile”.
È crisi politica in Israele dove, dopo la defezione della parlamentare Idit Silman di Yamina, il governo Bennett non ha più la maggioranza. Diversi gli scenari possibili. “Il sistema parlamentare israeliano consentirebbe di formare una maggioranza alternativa senza andare a elezioni, ma al momento l’opposizione non ha i numeri per un’ipotesi del genere, a meno che non si registrino altri cambi di casacca”, sottolinea Repubblica. Oppure, tra le ipotesi contemplate, “in quello che sarebbe uno sviluppo clamoroso, Netanyahu non consenta a qualcun altro di diventare premier con il supporto del Likud”. Per il Corriere – che allude così alla questione secondo molti pretestuosa che avrebbe innescato lo scontro, un provvedimento del ministro della Sanità relativo alla possibilità di consumare cibi lievitati negli ospedali durante la festività di Pesach – “gli israeliani rischiano di tornare alle elezioni anticipate per un pugno di briciole: quelle che gli ebrei osservanti cercano al lume di candela e ripuliscono dalle case fino alle più minuscole raccogliendole anche con le piume”. Si riapre il grande scontro, riporta il Giornale. Ed è “di nuovo intorno a Bibi, alla discussa necessità di avere un leader che guidi un Paese sempre assediato dalla minaccia fatale che si serve del terrorismo, dei missili e dei droni arabi oltre che della minaccia atomica iraniana”.
Tra pochi giorni la Francia andrà al voto. Su Repubblica Bernard-Henri Levy invoca un sostegno ampio per Macron contro il pericolo di una vittoria dell’estrema destra: “Nel momento in cui la guerra divampa con tutta la sua ferocia in Europa, in cui l’umanità sanguina alle nostre porte e gli autocrati minacciano, sarebbe opportuno che i repubblicani dei due schieramenti domenica facessero in gran numero fronte comune con lui”.
Repubblica si sofferma sulle tensioni interne all’Anpi innescate da alcune sconcertanti prese di posizione sull’Ucraina, intravedendo possibili conseguenze anche sul corteo milanese del 25 Aprile. In dubbio, si legge, “la partecipazione della Brigata ebraica”. Del presidente locale dell’Anpi Roberto Cenati, che a differenze di altri ha condannato con fermezza l’aggressione russa, il Corriere riporta la seguente dichiarazione: “Sarà una manifestazione unitaria e pacifica, espressione della Milano città medaglia d’oro della Resistenza, coi vessilli delle associazioni partigiane e le bandiere della Brigata ebraica”. Sul palco anche una profuga ucraina.
A 35 anni dalla scomparsa un convegno riunirà a Torino diversi esperti dell’opera di Primo Levi. La Stampa anticipa al riguardo un brano dall’intervento di Luca Serianni sulle “meraviglie linguistiche del grande autore”. Sulla cronaca cittadina si parla invece del corteo nel nome di Emanuele Artom dispiegatosi ieri dalla stazione ferroviaria fino alla sinagoga. Una marcia particolarmente sentita da Torino, anche perché è stata la prima “in presenza dall’inizio della pandemia”.
A dieci anni dalla morte di Miriam Mafai torna in libreria il suo Pane nero. Nel titolo, ricorda Repubblica, un riferimento alla quotidianità stravolta dalla guerra: “La farina grigia al posto della bianca, il boccone duro che rende amara la bocca”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(7 aprile 2022)