Tel Aviv, il terrorismo torna a colpire

Quarto attentato terroristico in Israele in poche settimane per un tragico bilancio di tredici vittime. Le ultime due nell’attentato di ieri sera, quando un terrorista palestinese ha aperto il fuoco nel cuore di Tel Aviv, nella centrale via Dizengoff. L’attentatore, proveniente da Jenin, è stato ucciso dalle forze di sicurezza dopo ore di caccia all’uomo. “Manteniamo la massima vigilanza, all’interno di Tel Aviv e in tutto il Paese per paura di ulteriori attacchi e emulazioni”, ha dichiarato in queste ore il Primo ministro Naftali Bennett. “L’intera nazione d’Israele piange il dolore delle famiglie delle persone uccise e prega per la salute dei feriti. – ha aggiunto – La nostra guerra al terrorismo omicida è lunga e dura. Vinceremo”.
“Eravamo seduti al bar e all’improvviso abbiamo sentito cinque spari. Tutti hanno iniziato a correre, ma io mi sono girato per guardare. Ho visto un ragazzo che indossava un casco e una giacca nera che sparava verso l’Ilka Bar. Poi siamo entrati dentro e lo abbiamo visto salire in uno degli edifici. Pochi minuti dopo, sono arrivate le forze di sicurezza”, la testimonianza raccolta dal quotidiano Yediot Ahronot e ripresa oggi da Repubblica, che sottolinea come l’attentato sia stato celebrato dal gruppo terroristico di Hamas. “Da settimane Hamas incita i propri proseliti a colpire Israele in occasione della ricorrenza” del Ramadan, iniziato da una settimana, spiega il quotidiano.
Con questa nuova scia di attentati, “II governo di Naftali Bennett – scrive il Corriere – finisce ancor di più sotto pressione, due giorni fa ha perso una deputata e si ritrova con lo stesso numero di seggi dell’opposizione”.

Viaggio a Kiev e nuove sanzioni. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Josep Borrell, sono partiti in queste ore per Kiev dove incontreranno, per la prima volta dall’inizio dell’aggressione russa, il presidente Volodymyr Zelensky. Intanto l’Ue ieri ha approvato nuove sanzioni contro Mosca, compreso un embargo sulle importazioni di carbone e ulteriori divieti di importazione dalla Russia. Il parlamento europeo ha invece votato una mozione per chiedere l’embargo totale e immediato delle importazioni di petrolio, carbone, gas e combustibile nucleare dalla Russia. Il paese, a quarantaquattro giorni dall’inizio del suo attacco all’Ucraina, è stato inoltre sospeso dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. La propaganda di Mosca ha attaccato anche l’Italia, definendo indecenti le sanzioni applicate da Roma. “Di indecente ci sono solo i massacri che vediamo ogni giorno” la replica del Presidente del Consiglio Mario Draghi, mentre continuano ad aumentare le testimonianze e prove dei massacri e delle violenze compiuti dai russi in territorio ucraino.

Macron contro Le Pen contro Zemmour. Domenica si vota in Francia per le presidenziali. Emmanuel Macron, presidente uscente, è in vantaggio nei sondaggi ma Marine Le Pen ha recuperato terreno e, scrive La Stampa, cerca di mostrarsi il più moderata possibile. Chi invece continua a provocare, è il candidato di estrema destra Éric Zemmour, intervistato oggi dal Corriere. Per Zemmour i sondaggi sbagliano e sarà lui a sfidare Macron. “Sono demonizzato dai media e le persone non osano confessare che votano per me”. Nell’intervista si tocca anche l’ultimo episodio di antisemitismo che ha causato la morte di Jérémie Cohen. Zemmour è stato accusato di strumentalizzare l’accaduto e lui replica che a chiederne l’intervento sia stato il padre della vittima. Intanto attacca nuovamente sul tema dell’immigrazione, evita di rispondere sul perché faccia revisionismo storico su Vichy e non condanna l’aggressione russa all’Ucraina. Anzi conferma una sua frase del passato, ovvero che ci vorrebbe “un Putin di Francia”. In un’intervista tradotta oggi da Repubblica, Macron spiega invece di voler restare all’Eliseo con l’impegno di combattere “tutti gli estremismi”. “L’ ultradestra – evidenzia – si fonda sempre sull’antisemitismo e una xenofobia molto chiara”.

Colpa dell’Occidente. “Vediamo l’espansione occidentale in atto e una russofobia simile all’antisemitismo tra le due guerre. Quindi il conflitto stava già diventando probabile. E abbiamo visto divisioni e problemi strutturali nelle società occidentali, così il Cremlino ha deciso di colpire per primo. Tra l’altro, questa operazione militare sarà usata per ristrutturare la società russa: diventerà più militante, spingendo fuori dall’élite gli elementi non patriottici”. È la retorica distorta usata da Sergey Karaganov, già consulente del Cremlino, per giustificare al Corriere l’attacco russo all’Ucraina. L’intervista è un condensato di propaganda in cui si usa ancora, in modo contorto, la bugia dell’Ucraina nazista e vengono negati i massacri russi (“La storia di Bucha è una messinscena”).

Segnalibro. Dopo settant’anni, Adelphi pubblica la traduzione di Stalingrado, l’opera di Vasilij Grossman che, scrive Domani, “andrebbe oggi letta insieme a Vita e destino, per capire come allo strazio della distruzione non segua nessun paradiso”. In libreria esce anche il nuovo saggio dello storico Mimmo Franzinelli Il fascismo è finito il 25 aprile 1945 (Laterza), in cui attraverso i fatti, scrive la Stampa, si spiega come il “morbo del fascismo non è mai scomparso” dal nostro paese. “Lo studioso chiarisce infatti nel suo excursus che il 25 Aprile non ha segnato una profonda e radicale cesura e che il lascito della dittatura è tra noi ancora oggi. Uomini e consuetudini legati al regime hanno condizionato la politica e le istituzioni italiane a partire dalla fine della guerra e lo fanno tutt’ora”.

Daniel Reichel