“Ucraina, no all’indifferenza”
Continuano le ricostruzioni dei crimini compiuti dai militari russi nelle città ucraine. Il New York Times si è impegnato a raccontare nomi e storie delle vittime di Bucha. Un reportage ripreso in prima pagina oggi da La Stampa con il titolo “Bucha, mappa di un massacro”. La Corte penale internazionale definisce la strage come uno “scempio dei diritti umani: nelle fosse comuni di Bucha oltre 500 cadaveri”. Al Corriere il capo della polizia di Kiev racconta delle indagini in corso: “Abbiamo trovato corpi di giovani donne svestite con ferite e mani legate dietro alla schiena. Pare siano state assassinate dopo uno o più abusi”.
La vicepremier ucraina Olha Stefanishyna, parlando da remoto alla Commissioni Diritti umani, Femminicidio e Antidiscriminazioni del Senato, racconta di “donne stuprate davanti ai figli” e afferma che “la Russia vuole umiliarci per eliminare la resistenza”. Una testimonianza, dichiara la senatrice a vita Liliana Segre, che non può lasciare indifferenti. “Alla stazione di Milano c’è uno spazio dedicato alla memoria, è il binario 21 dal quale nel 1943, partivano i treni per i campi di concentramento. In questo luogo che custodisce ricordi di dolore e sofferenza campeggia una parola che oggi dobbiamo temere: indifferenza”, le parole di Segre richiamate da La Stampa e Corriere della Sera. “La capacità di indignarci davanti alle violenze, alle tragedie, alle aggressioni contro bambini, donne, anziani, è la cifra della nostra umanità. – aggiunge la Testimone della Shoah – Dobbiamo proteggere la nostra umanità, conservando la capacità di indignarci e sapendo che non dobbiamo, non possiamo restare indifferenti”.
L’accusa di genocidio. La vicrepremier ucraina nel suo discorso reitera l’accusa ai russi di genocidio. Accusa che anche il presidente Usa Joe Biden fa sua, aprendo un dibattito internazionale. “Putin vuole spazzare via l’idea stessa di essere ucraini”, ha dichiarato Biden, annunciando l’invio di nuovi sostegni all’Ucraina contro l’aggressore russo. “Lasciamo decidere ai giuristi a livello internazionale se sia giusto far riferimento alla definizione legale di ‘genocidio’. Per me, a questo punto, non ci sono dubbi”, il suo commento, che il Corriere definisce il punto più alto dell’escalation verbale. “Mosca e Pechino protestano, e anche gli alleati europei frenano”, rileva Repubblica. In particolare il tedesco Scholz e il francese Macron. “Bisogna stare attenti a quel che si dice, certe parole sono di dubbia utilità. L’aggressione russa è di una brutalità inaudita, una follia. – afferma Macron – Ma sto guardando i fatti e voglio cercare di fermare questa guerra. Non sono sicuro che questa escalation aiuti la causa”. Ad analizzare le differenti posizioni degli esperti sull’applicazione del termine genocidio, un lungo articolo di Francesca Mannocchi per La Stampa: “giuristi e studiosi – spiega – sono scettici sulla possibilità di provare le responsabilità di Mosca”. Anche Maurizio Stefanini sul Foglio riflette sull’origine della parola, richiamandone l’autore: Raphael Lemkin, giurista ebreo polacco. “La usò in un libro dedicato al governo dell’Asse nell’Europa occupata. Si riferiva agli ebrei, ma aveva presente il precedente armeno”, sottolinea Stefanini, analizzando poi le diverse applicazioni del termine genocidio nel corso della storia.
Svezia e Finlandia Nato. Mentre il direttore del Fatto Quotidiano continua ad attaccare gli Stati Uniti e il sostegno militare all’Ucraina, definendo l’aggressione russa “un conflitto regionale sul Donbass” e non una guerra “contro tutta l’Ue, anzi tutto l’Occidente”, la Svezia e la Finlandia annunciano di pensare concretamente all’ingresso nella Nato. “Stiamo vedendo come la Russia si comporta in Ucraina”, ha dichiarato la prima ministra finlandese Marin. “Dobbiamo evitarlo in Finlandia” (Corriere). In Italia oltre nove cittadini su dieci si dicono, secondo il sondaggio di Demos per l’Atlante Politico di Repubblica, preoccupati per l’aggressione russa all’Ucraina. E, scrive Ilvo Diamanti analizzando i dati, “oltre 2 cittadini su 3 si dichiarano d’accordo con Mario Draghi quando afferma che, per porre fine alla guerra in Ucraina, ‘gli italiani dovrebbero rinunciare ad alcuni consumi energetici, ad esempio il riscaldamento o l’aria condizionata’. Naturalmente,- aggiunge Diamanti – si tratta di una disponibilità dichiarata, senza averne sperimentato gli effetti. Ma è, comunque, rappresentativa del clima d’opinione prevalente”.
L’attentatore di New York. È stato catturato dopo 24 ore di ricerche l’uomo responsabile dell’attacco armato alla metropolitana di New York: Frank R. James aveva sparato 33 colpi contro la folla, ferendo dieci persone, fortunatamente nessuna in pericolo di vita. Complottista già noto alle forze dell’ordine. “Nei suoi messaggi farneticanti James definiva l’attacco dell’11 Settembre il ‘giorno più bello’, minacciava di sterminare neri, bianchi, ebrei, messicani. Il 6 aprile aveva invocato più ‘sparatorie di massa’”, racconta Repubblica. “Nei suoi videomessaggi questo afroamericano di 62 anni che ora è accusato di terrorismo e rischia l’ergastolo, – aggiunge il Corriere – si definiva profeta di sventura”.
Carpi e la vergognosa scelta su Mussolini. “Una sconfitta per il Consiglio comunale e per tutta la città”, così Alberto Bellelli, sindaco di Carpi, dopo che la sua mozione per togliere finalmente a Benito Mussolini la cittadinanza onoraria del comune emiliano è stata respinta. La sua maggioranza ha votato in blocco per la rimozione, ma i partiti d’opposizione – ovvero Lega, Fratelli d’Italia, Movimento Cinque Stelle e la lista Carpi Futura – sono o usciti dall’aula o si sono astenuti, impedendo così di far passare il provvedimento (serviva un loro voto per raggiungere la maggioranza qualificata). Dell’accaduto parla La Stampa, definendo la bocciatura una vergogna. Incredibili le giustificazioni di Cinque Stelle – la maggioranza doveva “condividere la delibera invece che presentarcela a cose fatte” – e della lista civica – “Mussolini è certamente indegno ma siamo contrari alla dicotomia buoni e cattivi” – per la loro astensione.
Vignette. Dopo la pioggia di critiche per aver pubblicato la vignetta di Vauro con un Zelensky con il naso adunco, – “un classico della propaganda antisemita”, come sottolineava a Pagine Ebraiche la coordinatrice contro l’antisemitismo Milena Santerini – il Fatto Quotidiano replica oggi usando le puerili giustificazioni del vignettista: “quello è il naso di Zelensky”.
Segnalibro. Era stato deportato ad Auschwitz a dodici anni Luigi Ferri, assieme alla nonna Rosalia, ebrea di 74 anni, dalla quale aveva rifiutato di separarsi durante il rastrellamento a Trieste. Sopravvissuto al lager, per anni aveva mantenuto il silenzio. Ora, novantenne, ha deciso di raccontare la sua storia allo storico Frediano Sessi. E ne è nato il libro Il bambino scomparso (Marsilio), presentato oggi dal Corriere. Il Fatto Quotidiano invece recensisce positivamente l’ultimo libro di Yasmina Reza, Serge (Adelphi).
Daniel Reichel