“Un genocidio culturale”


L’affondamento del Moskva rappresenta un duro colpo per Putin. La morsa russa, comunque, continua a stringere l’Ucraina.
Un genocidio culturale, sostiene il filosofo Michael Walzer in una intervista con Repubblica: “Forse Mosca non vuole uccidere tutti gli ucraini, ma punta a distruggere l’ucrainità, l’idea stessa di essere ucraini. Ed è una cosa orribile”. Illusorio pensare che il Cremlino si fermi qui, secondo l’ex consigliere della Casa Bianca Alexander Vindman. “Le prossime quattro settimane saranno critiche: se Putin si assicura l’Est e Mariupol, la guerra non finirà lì: continuerà a spingere verso Ovest”, dice al Corriere. Per il politologo Ian Bremmer, interpellato dalla Stampa, una nuova Guerra Fredda è in vista. Tuttavia, sottolinea, “meno pericolosa di quella originale”. A formare la nuova cortina di ferro, afferma, saranno “Russia, Bielorussia, Crimea, Donbass, e qui si chiude però l’influenza russa: Mosca è irrilevante in America Latina, non lo è molto in Asia e in Africa e nemmeno così tanto in Medio Oriente”. Uno dei temi del dibattito è la possibilità che Putin venga processato per crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale. Nel definirne il raggio d’azione il Fatto Quotidiano scrive che al suo statuto, ratificato a Roma nel 1998, non hanno aderito “gli Usa, la Russia, la Cina, la Turchia, Israele”. Secondo il Fatto, la cui posizione su Israele non è certo una novità, “i Paesi più a rischio di incorrere nelle sanzioni”.

Scontri all’alba, a Gerusalemme, nell’area della Spianata delle Moschee. Fonti militari israeliane hanno riferito di un vasto corteo di fedeli islamici che brandiva anche bandiere di Hamas che si è rivolto con violenza alle forze di sicurezza con lancio di sassi ed esplosione di fuochi di artificio ad altezza d’uomo. I feriti sarebbero oltre novanta.

Il governo inglese ha annunciato che trasferirà in Ruanda i richiedenti asilo entrati illegalmente nel Paese. Nel parlarne il Messaggero cita la BBC secondo cui nel 2018 “Israele aveva già stipulato un simile accordo ma i rifugiati si erano ritrovati vittime di stupri, torture, schiavitù e omicidio, ed erano stati costretti a fuggire a nord verso l’Europa attraverso la rotta mediterranea”.

Sul Messaggero una fotonotizia relativa a un incontro che ha visto esponenti di varie religioni confrontarsi sulla sfida del Dialogo insieme, tra gli altri, alla presidente del Senato Casellati e alla ministra dell’Interno Lamorgese. Tra gli intervenuti il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni.

La Verità propone alcuni stralci da un recente interrogatorio di Giovanna Boda, dirigente del ministero dell’Istruzione indagata per corruzione. I brani riportati si riferiscono ad alcuni appalti su cui si sta indagando, tra cui quelli relativi all’organizzazione dei Viaggi della Memoria ad Auschwitz.

“Se i nazisti sono ovunque vuol dire che hanno vinto”, si legge su Libero con riferimento alla guerra in Ucraina e ad altri contesti dove la tendenza a dare patentini di “nazista” appare piuttosto accentuata. Con obbrobriosa locuzione, guardando al passato, si definiscono le Waffen SS “un esercito multietnico e multirazziale”.

Repubblica presenta l’ultimo spettacolo di Amos Gitai, Exils intérieurs, portato in scena a Firenze. Una interpretazione, si legge, in cui il regista israeliano affonda il coltello della propria arte “nella carne più viva e dolente del Novecento”.

Tra i consigli di lettura il Venerdì propone Tra le pagine, di Hugo Hamilton, ispirato a La ribellione capolavoro di Joseph Roth. E Nazisti a Cinecittà, di Mario Tedeschini Lalli, che documenta come ex SS e gerarchi si siano riciclati come comparse “nel cinema italiano del dopoguerra”.

Si avvicina l’appuntamento con il 25 Aprile. Isabella Insolvibile, storica della Fondazione Museo della Shoah di Roma, ricorda su Domani che anche il Meridione d’Italia “è stato protagonista della Resistenza”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(15 aprile 2022)