Dossier / Germania
Capire le evoluzioni delle dittature
per difendere le nostre democrazie

Il percorso tedesco rispetto ai conti con il passato è spesso portato come esempio, come modello da seguire. Ci sono alcune eccezioni, come il caso della strage di Monaco 1972. Nel recente anniversario dei cinquant’anni dall’attacco alle Olimpiadi in Baviera, dove un commando di terroristi palestinese assassinò undici membri della delegazione israeliana, è emerso come molto di quegli avvenimenti sia ancora poco chiaro. Al di là del sensibile tema dei risarcimenti, a suscitare la rabbia delle famiglie delle vittime è stato soprattutto l’ostinato silenzio caduto per mezzo secolo sulle dinamiche di quella strage e sugli errori commessi dalle autorità tedesche. Importante quindi che la Germania, dopo una lunga battaglia delle famiglie degli atleti, abbia deciso di finanziare una commissione di storici israeliani e tedeschi per “esaminare tutte le fonti disponibili”, nel tentativo di “creare un nuovo resoconto e una nuova valutazione accademica degli eventi”. Questo tipo di lavoro, spiegava a Pagine Ebraiche lo storico Manfred Görtemaker, è vitale per tutelare le nostre democrazie. Il suo riferimento in realtà era ad un altro caso, un po’ meno recente, ma altrettanto famoso: i Rosenburg files. Una enorme documentazione inerente al ruolo che la burocrazia nazista ebbe sulla Germania del dopoguerra. Nello specifico, a quanti degli uomini che avevano servito sotto il Terzo Reich riuscirono a riciclarsi senza problemi e servirono all’interno del ministero federale della Giustizia. Nel 2012 lo stesso ministero decise di fare chiarezza su questa storia e incaricò una Commissione accademica indipendente di indagare sul suo passato. La guida della commissione fu affidata a Görtemaker. I documenti da prendere in esame facevano riferimento al periodo tra il 1950 e il 1970, quando il ministero si trovava ancora a Bonn (nel palazzo Rosenburg, da qui il nome dell’indagine).
Il ministero voleva sapere se, e in che misura, esistessero continuità in termini di personale tra il regime nazista e la Repubblica Federale di Germania negli anni della sua fondazione, e in che modo ciò avesse avuto un effetto sul lavoro sostanziale del Ministero, sia nell’elaborazione delle leggi che nel perseguimento dei criminali nazisti. Nel 2016 Görtemaker e colleghi pubblicarono i risultati della loro ricerca, aprendo un ampio dibattito a livello nazionale. Dall’indagine risultò che numerosi membri dello staff esecutivo del ministero erano stati coinvolti nell’apparato di potere del Terzo Reich e ciò aveva avuto conseguenze di vasta portata per quanto riguarda la gestione dell’eredità del nazismo da parte della Repubblica federale: le leggi naziste furono corrette, ma solo in modo superficiale. Ci fu una continua discriminazione nei confronti delle ex vittime e il perseguimento dei criminali nazisti venne ostacolato.
“Il risultato ci impressionò. Non pensavamo che così tanti esponenti del regime nazista avessero fatto carriera nella Germania del dopoguerra” ha raccontato Görtemaker, docente di Storia moderna all’Università di Potsdam, in occasione del seminario organizzato dall’ambasciata tedesca in Italia e intitolato “Come la Germania sta affrontando la storia del XX secolo”. “Anche a distanza di decenni – rilevava la guida della Commissione sui Rosenburg files – è stato comunque fondamentale riprendere in mano quelle carte e capire come e perché non ci fu discontinuità”. Fondamentale, la sua analisi, perché senza questo tipo di lavori si perdono delle occasioni per capire come difendere le nostra democrazie. “Studiare la dittatura e la sua trasformazione in una democrazia funzionante, capirne i processi evolutivi, ha un valore per il presente: in questo modo abbiamo più strumenti per proteggere la nostra democrazia, la costituzione e i valori che rappresenta”.

d.r. @dreichelmoked