Nucleare iraniano,
il negoziato segreto

Sul nucleare Iran e Usa starebbero lavorando, sottotraccia, a un negoziato segreto. Tra le condizioni al vaglio, riferisce Repubblica (16.06), “l’Iran si impegnerebbe a non arricchire l’uranio sopra il 60%, fermerebbe gli attacchi dei suoi alleati contro gli americani in Siria e Iraq, allargherebbe la collaborazione con gli ispettori dell’Aiea, e non venderebbe missili balistici alla Russia”. Incerto invece “sarebbe il destino dei droni consegnati a Putin”. In cambio gli Usa “eviterebbero di imporre nuove sanzioni, smetterebbero di sequestrare le petroliere iraniane che esportano greggio, non chiederebbero a Onu e Aiea risoluzioni punitive”. Tra gli spettatori interessati c’è senz’altro Israele, che da tempo mette in guardia il mondo rispetto alla minaccia iraniana. Netanyahu – scrive Repubblica, citando il Times of Israel – ne avrebbe discusso con alcuni parlamentari ed espresso un potenziale sostegno all’accordo (“Mezzo sì anche da Israele”, titola il quotidiano).
La questione è comunque d’interesse globale. “Tutti i paesi dell’Europa occidentale condividono l’interesse di assicurarsi che l’Iran non diventi nucleare. E l’Italia sta collaborando con il Mossad su interessi comuni al punto che, mi è stato detto da alcuni funzionari della Difesa israeliana, la cooperazione con l’Italia è considerata una delle più importanti in Europa”, le parole dell’esperto di intelligence Ronen Bergman in un colloquio con il Foglio (16.06).

Potrebbe salire a 600 il numero delle vittime del recente naufragio in acque greche, tra cui un centinaio di bambini. Una catastrofe umanitaria tra le più gravi mai verificatesi nel Mediterraneo. Oggi, informa il Corriere, si riunirà il Gruppo di contatto per le attività di ricerca e salvataggio (Sar) ripristinato dalla Commissione Ue “per aiutare gli Stati membri ad avere pratiche comuni e scambio di informazioni nel tentativo di prevenire le tragedie”. Quella odierna era già in programma ed è la quarta riunione in assoluto: la prima risale al marzo 2021, lo scorso anno non ce ne sono state e sono riprese questo gennaio. Ma, si sottolinea con amarezza, “come dimostra la tragedia al largo delle acque di Pylos, e ancora prima quella di Cutro, la macchina dei soccorsi non funziona”. L’Unità (16.06) intervista al riguardo la Testimone della Shoah Edith Bruck, che afferma: “Per pietà, risparmiateci le vostre lacrime di coccodrillo. Voi che potevate salvare quelle vite umane e non lo avete fatto. Voi che continuate a costruire muri, sbarrare porti, a considerare questa povera gente un peso, un fardello di cui liberarsi. Chi mostra di non avere un briciolo di umanità non può mostrare pietà”.

La settimana al termine è stata segnata, in Italia, dalla scomparsa dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. “Con lui il Paese cambiò la politica su Israele”, si legge sul Giornale (13.06) in un articolo che porta la firma della giornalista ed ex parlamentare Fiamma Nirenstein. “Con Israele – scrive – fu se stesso, sapeva che gli ebrei erano nati là, cosa avevano sofferto e che non avevano a che fare con nessuna accusa di colonialismo. La Knesset ascoltandolo aveva le lacrime agli occhi, finalmente un leader europeo fu capace di stabilire con precisione l’indispensabilità dello Stato ebraico, la sua speranza che entrasse un giorno a far parte dell’Unione Europea (speranza su cui Marco Pannella insistette fino alla fine), la sua ammirazione”. “La storia tra il Cav, l’ebraismo e Israele non è affatto banale”, il titolo di un intervento di Davide Assael su Domani (15.06). Per Assael l’ebraismo italiano “lo votò in massa fino agli anni del declino”. Forte consenso anche tra gli Italkim, gli italiani residenti in Israele, “fra i quali Berlusconi resta recordman indiscusso di voti ricevuti”.

Arriva in Italia Il terzo tempio (ed. Einaudi), l’ultimo libro di A. B. Yehoshua. In questa sua ultima prova, l’opinione di Elena Loewenthal (La Stampa, 13.06), c’è “tutto l’indimenticabile romanziere, l’uomo di cuore capace di ascoltare come pochi altri al mondo, c’è tutto quello straordinario melting pot umano che aveva in sé e sapeva raccontare a non finire”. Secondo Wlodek Goldkorn (Repubblica, 15.06) si tratterebbe di una “specie di resa dei conti (dire testamento susciterebbe l’ira di Yehoshua), o di un manifesto, scritto sapendo di avere i mesi contati, scritto da un gigante della letteratura, un intellettuale inquieto sempre pronto ad ascoltare le storie e le narrazioni degli altri perché spinto dall’arte e dell’etica della curiosità”.

Su Avvenire (10.06) Massimo Giuliani presenta Trento 1475 (ed. Giuntina), saggio dello storico Ronnie Po-chia Hsia sulla vicenda del Simonino. A detta di Giuliani, il testo divulgativo forse “più riuscito da parte di uno storico professionista, teso com’è a raccontare i fatti senza commenti, i quali rischierebbero di sovrapporvisi col senno di poi e scadere nel moralismo”.

(16 giugno 2023)