Un calcio all’antisemitismo
Firmata a Roma, al Viminale, una dichiarazione d’intenti che punta a combattere l’odio antisemita nel calcio. Tra i provvedimenti annunciati l’intenzione di bandire il numero 88 dall’assegnazione delle maglie, così da evitare possibili strumentalizzazioni da parte di gruppi neonazisti (nel codice di alcuni ambienti dell’estrema destra 88 equivale infatti al saluto “Heil Hitler”). La notizia in evidenza su vari quotidiani. “La sfida all’antisemitismo. Vietato il numero 88 sulle maglie dei giocatori”, il titolo in prima pagina della Gazzetta dello Sport (28.06). “Pugno duro all’antisemitismo: bandite le maglie 88”, l’apprezzamento del Corriere dello Sport (28.06).
Anche la stampa non sportiva se ne è occupata. Per Aldo Cazzullo (Corriere, 29.06) la decisione di vietare la 88 è giusta. E, scrive, “ha maggior valore in quanto viene dal ministro dell’Interno di un governo di destra: speriamo sia solo il primo passo verso la tolleranza zero”. Critico Libero (28.06): “Noi vogliamo vedere il numero 88 sui campi di calcio, senza complessi di colpa o timori, perché quella numerologia cretina appartiene solo a certi estremisti che se la sono inventata per le loro miserabili rievocazioni”. Su Repubblica (28.06), in un articolo di commento di Maurizio Crosetti, si legge: “Fine dei cori contro gli ebrei e del razzismo negli stadi? Magari. Prontezza nell’interrompere immediatamente le partite di fronte a certi episodi? Sarebbe bello. Del resto questa norma già esiste e la ‘dichiarazione d’intenti’ di Piantedosi non fa che ribadirla. Purtroppo, però, la consolidata prassi del voltarsi dall’altra parte non incoraggia troppo l’ottimismo”.
Victor Fadlun è il nuovo presidente della Comunità ebraica di Roma. Il suo auspicio, espresso durante la prima riunione del Consiglio, è quello di dar vita a una Giunta unitaria con all’interno le tre liste che hanno partecipato alle elezioni dello scorso 18 giugno. Secondo il Messaggero (30.06), “la partita si gioca su un difficile equilibrio: Fadlun vorrebbe la partecipazione in Giunta di tutte e tre le componenti, ma occorrerà trovare la quadra”. È la prima volta da vent’anni, riferisce il Corriere (30.06), che la Comunità non avrà più un presidente “espressione della lista Per Israele”.
Si torna a parlare, sui giornali, della riforma della giustizia in Israele. Come segnala tra gli altri Repubblica (30.06), vi è stato un passo indietro del premier Netanyahu “su uno dei pilastri della sua controversa riforma: la clausola che consentirebbe alla Knesset di approvare leggi già bocciate dalla Corte Suprema”.
Inquieta in Grecia l’ascesa dell’estrema destra, con ben tre partiti in Parlamento. Due novità e una conferma. Si tratta di “Nike, partito ultrareligioso finanziato dai monaci del Monte Athos, e degli eredi di Alba Dorata, gli Spartani, sostenuti con un tweet dal carcere dal facinoroso leader politico Ilias Kasidiaris” (Corriere, 27.06). Soluzione Greca invece “era già tra i cinque eletti a maggio”.
Sul Foglio (24.06) una testimonianza della fotografa Anna Golubovskaja, che ha esplorato Odessa nel segno di Isaak Babel. “Persone, destini, dettagli lo eccitavano”, sottolinea. “E questo interesse anima ogni riga. Così ancora e ancora, in qualche luogo lontano, un nuovo ragazzo avrà un desiderio di Odessa”.
“Vivo a Roma da oltre 40 anni ma da bambino sono cresciuto come tutti i bambini di Israele, col Maccabi Tel Aviv dentro e per noi il basket è come in Italia il calcio”. Così Raffaele Rubin nel parlare con Repubblica (30.06) della sua scelta di investire nella pallacanestro femminile a Roma.
(30 giugno 2023)