Israele e il sì alla riforma,
la voce degli intellettuali

Il via libera del Parlamento israeliano al primo blocco della riforma della giustizia e le iniziative di protesta nel Paese hanno avuto ampio risalto sulla stampa italiana. Oltre agli articoli di cronaca, in evidenza la voce critica di alcuni intellettuali. In un editoriale su Repubblica (26.07) Yuval Noah Harari, storico e autore di bestseller, scrive: “Come altre forze autoritarie, il governo israeliano non capisce che cosa significhi democrazia. Pensa che sia una dittatura della maggioranza e che chi vince le elezioni democratiche abbia pertanto un’autorità illimitata. In realtà, democrazia significa libertà e uguaglianza per tutti. La democrazia è un sistema che garantisce a tutti determinate libertà, che nemmeno la maggioranza può togliere”. Su posizioni affini la scrittrice Ayelet Gundar-Goshen, intervistata dalla Stampa (26.07): “La legge è passata ma può essere modificata molto facilmente: dobbiamo solo assicurarci che coloro che stanno in Parlamento comprendano che stanno infrangendo il contratto tra la democrazia e i cittadini”. Secondo Gundar-Goshen “nei prossimi giorni, quando le persone sentiranno che non possono più fidarsi del proprio governo, saranno manifeste le conseguenze di quanto avvenuto”. Tra i sostenitori della protesta anche il suo collega David Grossman (Repubblica, 24.07): “Centinaia di migliaia di israeliani sono usciti di casa in condizioni impossibili per protestare e avvertire, ma anche per ritrovarsi, anche se per poco, in un ambiente sensato, in un’atmosfera benevola. Un bisogno che non va preso alla leggera”. In un’analisi alla vigilia del voto della Knesset il demografo Sergio Della Pergola, rispondendo alle domande di Avvenire (23.07), sosteneva: “La questione è innanzitutto politica e l’attore fondamentale è Benjamin Netanyahu: è stato lui che, per un tornaconto personale e politico, ha scelto, strategicamente, di dividere”. La pensa così anche lo scrittore Eshkol Nevo, di cui La Stampa (25.07) traduce un intervento nell’ambito di una manifestazione anti-esecutivo: “Per anni questo Paese è stato governato da un uomo che ci ha divisi, incitati all’odio reciproco, che ha cercato di smantellare tutti i valori condivisi, che ha dimenticato cosa significa essere israeliani. Sì, Netanyahu ha dimenticato cosa significa essere israeliani”.

Tra i temi del giorno l’incontro, alla Casa Bianca, tra Joe Biden e Giorgia Meloni. Positiva la valutazione Kurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato, che al Corriere (28.07) dice: “A Washington c’era un po’ preoccupazione quando si formò il governo Meloni: c’era il timore che sarebbe stato un governo di estrema destra, che il suo partito arrivasse da una tradizione postfascista, che potesse simpatizzare con Putin, che avrebbe distanziato l’Italia dalla politica occidentale sulla Cina, sull’Ucraina e così via”. Osserva tra gli altri La Stampa (28.07) che la premier italiana è stata “la prima sovranista” accolta da Biden nello Studio Ovale.
L’attenzione sugli Usa è rivolta anche al prossimo futuro. A sfidarne la leadership, nelle primarie democratiche, ci sarà anche Robert Kennedy jr. Il Foglio (22.07), nel tracciarne un profilo, segnala gli “slogan no vax, complottisti e antisemiti” che hanno gettato un’ombra sulla sua figura.

L’Osservatore Romano (27.07) intervista Pierbattista Pizzaballa, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, su alcuni episodi di ostilità anti-cristiana verificatisi in Israele. “Scontri, sputi, accuse, insulti, non sono una grande novità”, accusa l’esponente vaticano. “Però l’aumento esponenziale di questi fenomeni, soprattutto nella zona di Gerusalemme, della Città Vecchia, sono oggetto di preoccupazione e sono ormai una questione all’ordine del giorno”. Il quotidiano edito dalla Santa Sede parla di “piccola minoranza, che non rappresenta né gode del sostegno della maggioranza degli israeliani”, ma che rischia di provocare “un’esplosione di violenza”.

Sul Corriere (26.07) Alberto Melloni si sofferma sul rogo dei libri sacri in Svezia. Ad essere evocati, in una ricostruzione storica con radici antiche e un riverbero nel presente, anche “i roghi del Talmud, da quelli parigini del 1242 fino a quello di Campo dei Fiori del 9 settembre 1553”. Per arrivare ai “roghi nazisti del maggio 1933, nei quali c’era la più sinistra allusione alla Shoah”.

Ha riaperto al pubblico il Memoriale degli Italiani di Auschwitz. Nello spazio rinnovato, nel nuovo Memoriale delle deportazioni, “anche una sala sugli eroi contemporanei delle ‘resistenze’, per sottolineare la continuità tra storiche tragedie e drammi di oggi” (Repubblica Firenze, 26.07).

Al via a Torino il 108esimo Congresso di Esperanto, la lingua universale ideata a fine Ottocento da Ludwik Lejzer Zamenhof. Alcune anticipazioni sul Venerdì di Repubblica (28.07).

(28 luglio 2023)