Esplosione all’ospedale: non è stato Israele
L’ospedale di Gaza non è stato colpito da Israele, ma da un missile lanciato dalla Jihad islamica.
Non è solo la versione del presidente Usa Joe Biden, ma dagli addetti ai lavori israeliani e stranieri che stanno vagliando i filmati dell‘esplosione. Molte piazze del mondo arabo sono comunque insorte contro lo Stato ebraico, con manifestazioni di violenza: dalla Giordania al Libano, dalla Libia alla Tunisia. Per La Stampa, “l’intelligence militare israeliana e quella statunitense sono giunte alla conclusione che la responsabilità dell’esplosione nel complesso dell’ospedale Al-Ahli di Gaza non è imputabile a Israele”. E che non è stato “l’edificio del nosocomio a essere colpito, ma il suo parcheggio”. E ancora che “il bilancio delle vittime è nell’ordine delle dozzine e non delle centinaia”. Dalle evidenze condivise dall’intelligence italiana con quelle di altri paesi non emerge una responsabilità di Israele “nel bombardamento dell’ospedale di Gaza”, conferma il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Corriere della Sera. In risalto, su molte prime pagine, la missione del presidente Usa: “Biden al fianco di Israele” (Corriere della Sera). “Biden, il mediatore” (Repubblica), “Biden scagiona Israele” (Sole 24 Ore). Il Foglio propone a tutta pagina l’abbraccio con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e un brano dal suo discorso.
Petraeus: Pianificare il dopoguerra
Con il Corriere della Sera parla anche l’ex numero uno della Cia David Petraeus, che sostiene la necessità di una guerra contro i terroristi. “Hamas è un gruppo terroristico che ha nel dna l’uccisione di più ebrei possibile e con cui è estremamente difficile negoziare se non accordi di breve termine”, ricorda il generale. In questo senso il suo pensiero è che serva un’attenta “pianificazione del dopoguerra” e non solo dell’intervento bellico. Lo dice anche a Repubblica: “L’azione militare è necessaria, ma non sarà sufficiente. I politici devono accompagnarla con una visione per il dopo”.
Olmert: Occidente contro di noi
Così l’ex premier israeliano Ehud Olmert, in una intervista con La Stampa: “Nelle prime ore successive al massacro del 7 ottobre il mondo era totalmente solidale con Israele, ma già allora temevo che la simpatia sarebbe durata poco. Va sempre così. Il coro di biasimo contro Israele è già inarrestabile”. Sotto accusa l’Occidente, “che ha velocemente dismesso la pietà per le vittime israeliane ed è passato a quelle palestinesi”. Hamas, si legge, “contava forse anche su questo”. “Quello che auspichiamo è una maggiore comprensione”, sottolinea ad Avvenire l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Raphael Schutz. Precisa poi il diplomatico: “Il nostro obiettivo è eradicare la presenza militare di Hamas nella Striscia di Gaza. Per questo ci vorrà tempo. Il che vuol dire che, a nostro modo di vedere, non è ora il momento di parlare di ‘deescalation’ o di pace”.
BHL: Hamas come i nazisti
Su Repubblica un racconto di Bernard-Henri Lévy dai kibbutz colpiti dai terroristi: “Hamas contro i kibbutz. Le Einsatzgruppen islamiste contro i seguaci di una delle poche utopie del XX secolo che non sia finita in pezzi. Anche questo fa parte del senso della guerra che sta per cominciare”.
Controlli al confine
L’Italia ha ripristinato i controlli al confine con la Slovenia. L’allarme rosso “è scattato dopo il 7 ottobre, con l’attacco di Hamas a Israele e poi i due attentati nell’ultima settimana, ad Arras e Bruxelles, compiuti da terroristi islamici” (Corriere della Sera). Nove governi europei, informa il Giornale, “hanno notificato alla Commissione il temporaneo ripristino dei controlli alle frontiere con la sospensione della libera circolazione prevista da Schengen”. Oltre all’Italia, si tratta di Austria, Germania, Norvegia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia e Francia.
Prudenza nelle comunità ebraiche
Ieri mattina la scuola ebraica di Roma è stata evacuata per un allarme bomba: la Comunità ha poi precisato che si trattava di una esercitazione. Nella cronaca di Repubblica si esprimono dei dubbi: “Le famiglie degli studenti non erano state informate ed è piuttosto raro che durante un’esercitazione intervenga la polizia con le unità cinofile”. Il Messaggero scrive che “la telefonata minatoria risulta” e che “le forze dell’ordine stanno lavorando per risalire all’artefice”.Repubblica Milano interpella Walker Meghnagi, il presidente della Comunità ebraica locale. Uno dei temi affrontati è il decalogo inviato agli iscritti con alcuni consigli di prudenza dettati dalle circostanze contingenti. Osserva Meghnagi: “Non c’è stato per ora alcun problema nuovo relativo alla nostra sicurezza, il decalogo di norme nasce dalla necessità di dare consigli pratici, perché siamo più attenti visto il momento tragico che si vive a livello mondiale”.
A Villa Torlonia il Museo della Shoah
Sì unanime del Parlamento all’istituzione di un Museo della Shoah a Roma. Il Museo sorgerà “in un luogo evocativo: Villa Torlonia, ex residenza di Mussolini” (Repubblica Roma). Dopo le ultime indagini archeologiche, i lavori “dovrebbero partire entro qualche mese” (Corriere Roma).
Cdec: picchi di odio no, odio costante sì
Su Avvenire i dati dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec: “La buona notizia è che non ci sono stati picchi di antisemitismo dopo l’attacco di Hamas. Quella cattiva è che i discorsi d’odio contro Israele e gli ebrei in generale costituiscono il sottofondo limaccioso del web durante tutto l’anno”.