DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 6 marzo 2024

“Con dolore e sgomento, all’avvicinarsi dell’8 marzo, mi trovo a constatare che il femminismo è morto”, scrive Lucetta Scaraffia in un editoriale sulla Stampa. A detta dell’intellettuale cattolica, ciò risulterebbe evidente nel “silenzio delle femministe” nell’accogliere “le terribili rivelazioni sugli stupri e i femminicidi perpetrati in Israele durante l’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas”. Di fronte a tale scempio, accusa Scaraffia, non ci sono stati “neppure una manifestazione, un corteo, un’assemblea, nulla”.

Il Corriere della Sera segnala l’appello della storica israeliana Tamar Herzig: “Chiediamo ai movimenti femministi e alla comunità internazionale di riconoscere le violenze sessuali e i femminicidi subiti dalle donne israeliane”. Finalmente, aggiunge la studiosa, “cinque mesi dopo è uscito un rapporto dell’Onu che conferma quello che noi andiamo dicendo da mesi: i miliziani hanno usato lo stupro come arma di guerra”. Un tema di cui parlano anche altri giornali. Dopo la diffusione del dossier “che fatica per i cretinetti negare stupri e torture sessuali di Hamas” (Il Foglio).

L’ex senatore Luigi Manconi spiega su Repubblica perché l’uso del termine genocidio è fuorviante rispetto a quanto sta avvenendo a Gaza: “Definire genocidaria la politica di Israele materializza quel ribaltamento di ruoli che rappresenterebbe per Israele il più rovinoso contrappasso: le vittime si sono fatte carnefici”. Secondo Manconi ciò attenuerebbe inoltre “la dismisura incalcolabile della Shoah” e ne relativizzerebbe “l’immane unicità anche rispetto ad altri genocidi del Novecento”.

Repubblica propone un reportage da Be’eri. A cinque mesi dal 7 ottobre appare oggi come “un villaggio fantasma: solo una cinquantina di persone sono tornate a vivere qui, nelle aree meno toccate dalla violenza”. Il resto del kibbutz, si legge, è invece “una distesa di case danneggiate o distrutte, dove solo i sorrisi nelle foto dei residenti uccisi o rapiti ricordano la vita di prima”.

“Le dimissioni di Roberto Cenati dall’Anpi di Milano per noi sono un duro colpo. Abbiamo perso un grande alleato, una persona di valore come ce se sono poche”, dichiara il presidente della Comunità ebraica milanese Walker Meghnagi al Foglio. Negli anni, sottolinea Meghnagi, l’ormai ex presidente dell’Anpi provinciale “ha difeso la libertà di tutti, ha lottato contro l’antisemitismo”.

Il figlio dell’imam locale ha tenuto un discorso nell’aula magna dell’università di Pisa. Il giovane ha chiesto alla stessa di “uscire dagli accordi con gli atenei israeliani e di rinnegare la definizione di antisemitismo dell’Ihra”, riporta il Giornale. Nessun accenno vi sarebbe stato da parte dell’oratore “al 7 ottobre e ai massacri compiuti da Hamas”.

I saluti romani e i cori per Mussolini di alcuni tifosi laziali in trasferta a Monaco di Baviera, transitati anche dal tristemente celebre Hofbräuhaus, riaprono la discussione sull’odio nelle curve del calcio. “Gli stadi ormai sono la valvola di sfogo della società. E certe cose vengono permesse nell’indifferenza generale”, denuncia il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun in una intervista con il Corriere Roma.