DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 3 aprile 2024
«L’uccisione di persone innocenti, specialmente gli operatori umanitari, è estremamente drammatica e rammaricante. Ci stringiamo intorno alle famiglie delle vittime», dichiara l’ambasciatore israeliano Alon Bar al Giornale, commentando il raid in cui sono morti per errore sette volontari della ong World Central Kitchen (Wck). Nell’intervista il diplomatico è interrogato su vari temi, tra cui il ruolo e la posizione delle Nazioni Unite nella crisi in Medio Oriente. Secondo Bar, l’Onu è «di parte» e «impegnata in una discriminazione sistematica» dello Stato ebraico.
«La guerra è un punto di svolta?», domanda il Corriere della Sera ad Assaf Gavron. «Ancora troppo presto per dirlo», risponde lo scrittore israeliano, molto critico nei confronti del suo governo. «Ci sono forze che spingono in direzioni diverse. Hamas, i palestinesi, gli Stati arabi, l’America, Israele, la società civile. Penso che questo governo cadrà. Andrà meglio senza Netanyahu, ma non sono sicuro che il cambio sarà determinante».
«È poco sorprendente il fatto che la ricomparsa di un esplicito antisemitismo all’interno delle università non solo non venga riconosciuto come tale dai vertici delle università stesse, ma in certi casi assunto come pratica esplicita», sostiene Gadi Luzzatto Voghera in una riflessione su Repubblica. Per il direttore della Fondazione Cdec, memore della generale indifferenza che accolse la promulgazione delle leggi razziste e del quasi totale asservimento al regime fascista degli atenei italiani, il conformismo «è stato vivo nel passato e lo è oggi, associato a opportunismi che restituiscono un’immagine a volte miserevole e allarmante».
«È educativo accettare la violenza negli atenei?», si chiede Yasha Reibman sul Foglio, denunciando «il vergognoso e autolesionista boicottaggio formulato dal Senato accademico dell’Università di Torino e auspicato dal Senato della Normale di Pisa». Reibman definisce i promotori di questa istanza «un manipolo di inconsapevoli squadristi».
«Alta tensione per il corteo del 25 aprile», titola l’edizione milanese del Corriere della Sera. Il riferimento è alla «ennesima frizione» consumatasi tra l’Anpi e i rappresentanti del mondo ebraico. La linea data al corteo, che l’Anpi vorrebbe fosse aperto dallo striscione “Cessate il fuoco ovunque”, è contestata dal presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi e dal direttore del Museo della Brigata Ebraica, Davide Romano.
Sull’uso improprio del termine genocidio associato all’azione militare d’Israele a Gaza, l’avvocato Iuri Maria Prado scrive sul Riformista: «La sensazione è che si discuta di genocidio non perché lo si teme e perché se ne prova orrore, ma per il gusto di addebitarlo».
Polemiche in Germania per la nuova maglia della nazionale di calcio, con il numero 44 simile al simbolo delle SS. Secondo alcuni studiosi di estremismo di destra, gruppi neonazi l’avrebbero adottata. La federazione ha poi deciso «di cambiare il disegno» (Corriere, tra gli altri).
«È da circa 25 anni che sul derby calcistico di Roma aleggia un odioso convitato di pietra: l’antisemitismo», si legge nella rubrica Pietre di Paolo Berizzi su Repubblica. «L’ultimo caso è di ieri: una serie di adesivi antisemiti realizzati da un tifoso neonazista della Roma»