DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 6 marzo 2025

Da settimane in Qatar l’amministrazione di Donald Trump avrebbe in corso colloqui diretti con i terroristi palestinesi di Hamas, tramite l’inviato in Medio Oriente, Steve Witkoff, e l’inviato per gli ostaggi, Adam Boehler. Lo rivela il sito Axios, ripreso da molti quotidiani italiani. Due gli obiettivi principali di Washington, scrive il Corriere della Sera: il rilascio degli ostaggi americani ancora prigionieri a Gaza e la possibilità di un accordo più ampio per porre fine alla guerra». Nella Striscia ci sarebbe un ostaggio americano ancora vivo, il ventunenne Edan Alexander. Hamas avrebbe i corpi degli americano-israeliani Itay Chen, Gad Haggai, Judi Weinstein e Omer Neutra.

Oltre all’esercito, anche il servizio di intelligence Shin Bet ha reso noti i risultati di un’inchiesta interna sul fallimento del 7 ottobre. Dall’indagine emergono le difficoltà dello Shin Bet nell’ottenere informazioni affidabili dalle fonti a Gaza. Una considerata «di valore», racconta Repubblica, la notte prima dei massacri di Hamas mentì e sviò l’intelligence dall’imminente attacco. Il rapporto, prosegue il quotidiano, indica tra le cause dell’attacco «anche le politiche di appeasement di Netanyahu, convinto che i soldi del Qatar avessero in qualche modo ammansito il gruppo. Il premier invece accusa lo Shin Bet di non essere stato in grado di intercettare la minaccia imminente». La tensione è tale che Ronen Bar, capo dell’agenzia, è stato estromesso dal team negoziale sugli ostaggi ed è sotto pressione perché si dimetta, cosa che fin qui ha rifiutato di fare.

A Tel Aviv, nel quartier generale dell’esercito, ha giurato ieri il nuovo capo delle Forze armate israeliane, Eyal Zamir, che ha parlato di fronte al primo ministro Netanyahu, come racconta il Giornale. «La missione contro Hamas non è terminata – ha detto il generale – Il compito che mi viene assegnato oggi è chiaro: guidare le Idf alla vittoria» ha spiegato, aggiungendo il «dovere morale di portare tutti a casa, in qualsiasi modo possibile e il più rapidamente». Zamir, ricorda il Giornale, sostituisce Herzi Halevi, che nel discorso di commiato, ha chiesto l’istituzione di una commissione nazionale d’inchiesta sul 7 Ottobre, definendola «necessaria e vitale». «Netanyahu finora si è opposto», riporta il quotidiano. Nelle stesse pagine Fiamma Nirenstein sottolinea come l’esercito debba ancora riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica e ricostruisce alcuni dei gravi fallimenti del 7 Ottobre.

Gli Stati Uniti e Israele hanno rifiutato il piano proposto dalla Lega araba per la ricostruzione di Gaza. «La proposta non affronta la realtà che Gaza è attualmente inabitabile e i residenti non possono vivere in modo umano in un territorio coperto di detriti e ordigni inesplosi», ha dichiarato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa, Brian Hughes. Secondo Libero anche Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno delle perplessità perché il piano promosso dall’Egitto non chiarisce chi avrà le chiavi di Gaza in futuro.

Il Corriere della Sera esce in edicola con un supplemento intitolato Il mondo è cambiato con diversi approfondimenti sul Medio Oriente. In uno, Lorenzo Cremonesi scrive che le posizioni su Israele e Gaza di Trump sono «messianico-fondamentaliste» e Netanyahu le considera «come un viatico per la sua politica della “grande Israele”». L’esperto americano Nathan J. Brown ribadisce invece il fallimento della leadership palestinese, in particolare dell’Anp, e prevede una riemersione di Hamas «in modo molto diverso da come li conosciamo». Sull’Iran, Davide Frattini ricorda come Netanyahu abbia scritto nella sua autobiografia di aver avuto già nel 2009 un piano per attaccare il regime di Teheran. «Ridimensionato Hezbollah e cacciato Assad, gli analisti non escludono che il premier possa agire entro metà anno», scrive Frattini. Della minaccia jihadista parla invece Guido Olimpio, sottolineando come sia sempre più difficile arginarla perché le autorità si trovano di fronte «a un’infinità di profili, mai netti: da estremisti convinti a persone con turbe psichiche. Sí radicalizzano in fretta nella dimensione jihadista usando il web, spesso hanno precedenti penali. E si “arrangiano” per portare a termine la loro missione. Per le polizie occidentali, una galassia difficile da intercettare, anche quando i soggetti sono schedati».