DAFDAF – Buon vento Enea, e grazie

“Spiegazione misteriosa, …quasi un indice.
Un notissimo autore di avventura, a pag. 7, creatore di personaggi straordinari, a pag. 8, diventa a sua volta personaggio di una biografia a fumetti, in pag. 9, disegnata dall’autore che vi presentiamo a pagina 10, ritratto dall’autore che vi presentiamo a pagina 11, che è stato a sua volta ritratto dall’autore di pagina 10, e di cui potete leggere una storia a pagina 12. Tutto chiaro? Buona lettura!”
Questo testo vagamente surreale apriva lo speciale Salgari uscito sul numero 15 di DafDaf, a dicembre del 2011. Una sorta di gioco, inventato tra le risate grazie alla collaborazione di alcune persone straordinarie che hanno sostenuto e affiancato il giornale ebraico dei bambini per tanti anni.

L’autore di avventura, Salgari, era il personaggio di una biografia disegnata da Paolo Bacilieri – autore anche della testata del giornale ebraico dei bambini – che era stato ritratto da Enea Riboldi, di cui aveva a sua volta disegnato un ritratto, e che era autore anche di una sua (realistica, probabilmente reale) avventura. Un gioco di rimandi reso possibile dai rapporti di amicizia e di collaborazione nati intorno a DafDaf, e grazie al genio e alla generosità di Enea Riboldi, autore anche della copertina di quel numero. Lo stesso Enea Riboldi che a DafDaf aveva regalato soprattutto il suo alter ego umano, quel personaggio che compariva sulla copertina del numero zero e che continua a tornare in chiusura di ogni numero. Un bambino che è allo stesso tempo il giornale e tutti i suoi lettori, e che in redazione tutti abbiamo sempre chiamato Davidino.

Enea oggi ci ha lasciato. Siamo sgomenti, increduli e molto più soli. Ma anche determinati a non permettere che la sua arte e la bellezza dei suoi disegni, il calore umano, la generosità e la sua pacata dolcezza vengano dimenticati.
Buon vento, Enea, e grazie.
Ada Treves
da DafDaf numero 15 – dicembre 2011
Enea Riboldi
Parlare con Enea Riboldi è, in sé, un’avventura: è una persona curiosa, attenta, che presta moltissima attenzione alle parole, sia sue che dei suoi interlocutori, così una veloce intervista si trasforma in una chiacchierata su argomenti del tutto imprevisti, da cui scavare osservazioni preziose e suggerimenti di grande saggezza.

Dopo essersi sperimentato in montagna, poi con deltaplani e paracadute, dopo le esperienze da sub, ha incontrato la vela. E ora ama sopra ogni cosa il mare e la sua barca a vela, anche se sostiene che “il mare è uguale alla montagna: nessuno può venire a disturbarti”. L’impressione, dai suoi racconti, è che a ogni periodo passato sulla sua barca corrisponda unviaggio interiore, e viaggiando di baia in baia – dice – “è come se mi sgommassero il cervello”. E ancora, spiega: “In barca a vela si torna ai bisogni essenziali, e una volta fatta pulizia è come se mi si riempisse la testa di colori. D’inverno disegno, faccio tante copertine, che sono piene di colori, e dopo un po’ è come se i colori finissero… poi in barca ricarico il toner”.