Libri

SHIRIM – Commiato (Giorgio Bassani)

Scordami qui, disteso coi più vecchi, assopito
nel campo tutto arreso a uno sguardo infinito.

Per Shirim di oggi un testo di Giorgio Bassani (1916-2000).
Due righe brevi, ove la rima benefica regala un terso senso di pace.
Esistono meriggi …

SCAFFALE – “Sette ottobre”, cronaca dell’orrore

Nel segnalare o recensire un libro, si dovrebbe naturalmente commentare, elogiare o criticare il modo in cui esso è scritto, illustrare e interpretare il maggiore o minore contributo che esso può fornire sul piano della conoscenza e dell’elaborazione di pensiero, valutare il suo maggiore o minore pregio sul piano culturale, artistico, scientifico, dottrinario. Spesso i libri raccontano delle storie, a volte vere, a volte inventate. In entrambi i casi, essi possono più o meno coinvolgere, avvincere, emozionare, o lasciare sostanzialmente indifferenti, o anche annoiare. Si può piangere o ridere per delle vicende che si sa essere frutto di pura fantasia, e si può provare un atteggiamento di disinteresse verso il racconto di accadimenti che sono realmente avvenuti. Ed è giusto, è umano che sia così. Nessuno sa come si siano consumati gli ultimi giorni trascorsi da Ugolino e dai suoi...

LIBRI – La dedica o della cugina ritrovata

Se lavorare sui documenti e ricostruire l’andamento di vite scomparse le è sempre sembrato un dovere, un modo per non far precipitare nell’oblio «persone che avrebbero voluto vivere e che non avevano potuto far sentire le loro voci», ora le cose sono diverse. Da una dedica su un memoriale online può infatti prendere forma «un progetto gioioso, volto al futuro, un’eventualità imprevista che può ancora avere un impatto sulle nostre vite». L’eventualità imprevista di cui scrive Miriam Rebhun nel libro La dedica, edito da Giuntina, è la scoperta di una cugina di nome Daphna di cui nulla sapeva fino a quando, su un sito che raccoglie le biografie dei caduti nelle guerre di Israele, alla voce “Kurt Emanuel Rebhun” appare un messaggio: «Sono Daphna, ho settantasei anni e sono tua figlia».

LIBRI – La luce e la convivenza: il racconto di un ole hadash

Sul finire degli anni Sessanta Jack Stroumsa, direttore del Dipartimento dell’illuminazione nella municipalità di Gerusalemme, incontra un giovane ingegnere italiano, Gianfranco Yohanan Di Segni. Entrambi sono olim hadashim, nuovi immigrati in Israele. Di Segni è nato a Roma nel 1941 ed è scampato alla Shoah assieme alla famiglia grazie alla protezione di un convento di suore. Finita la guerra si è laureato in Ingegneria elettrica in Italia e ha scelto, seguendo il sogno sionista, di trasferirsi a Gerusalemme insieme alla moglie Viviana.

DAFDAF 153 – No, non sono ippopotami

Sul numero 153 di DafDaf, attualmente in distribuzione, torna la rubrica dedicata agli illustratori, che il mese scorso avevamo dedicato a Armin Greder.

In questo numero vi raccontiamo qualcosa di Tove Jansson, l’autrice e illustratrice che ha raggiunto …

SCAFFALE – De Angelis e i valori dell’Occidente

Il 28 novembre del 2022 Massimo De Angelis organizzò, presso il Cenacolo di Tommaso Moro, un seminario dal titolo impegnativo: Esistono i valori dell’Occidente? L’idea nacque dalla comune esigenza di porre delle domande di fondo a partire della deflagrazione della …

SHIRIM – Dalla parte di Swann (Marcel Proust)

…Intorno a Combray c’erano queste due “parti” per le passeggiate, e opposte l’una all’altra così che, in effetti, da casa nostra non si usciva per la stessa porta se si voleva andare da una parte piuttosto che all’altra…siccome mio padre

DAFDAF 152 – Armin Greder

Nel numero 152 di DafDaf abbiamo presentato una nuova rubrica, dedicata agli autori e agli illustratori di libri per giovani lettori. Il nostro primo personaggio si chiama Armin Greder: gli sono state dedicate mostre dalla Germania fino al Giappone …

SCAFFALE – I libri della disputa senza le vittime

È ben noto come il processo di consolidamento della nuova religione cristiana, nei decenni immediatamente successivi alla morte di Gesù, così come nel secondo e nel terzo secolo dell’Era Volgare, sia stato molto articolato e complesso, e come il distacco dalla “santa radice” ebraica sia stato segnato da sentimenti contrastanti. Le prime comunità ebraiche che aderirono alle parole di Paolo di Tarso non pensavano di abbandonare la fede dei loro Padri, ma solo di dare ad essa una svolta radicale, all’insegnamento del riconoscimento della venuta del Messia (indipendentemente dalla credenza o meno nella sua natura divina). Si crearono così delle comunità di cosiddetto “giudeo-cristiani”, nelle quali non era dato scorgere una differenza tra le due religioni. Ciò durò però piuttosto poco, perché la definitiva accettazione della natura divina di Cristo portò, verso la fine del I secolo, a una separazione che, com’è noto, non si sarebbe mai più superata, né, certamente, mai lo sarà.