“I membri dei kibbutz Be’eri raccontavano che la loro era una bella vita, al 95%. Un paradiso. Poi, dopo una pausa, ti spiegavano che quel 5% d’inferno era dato dalla paura, dalla sensazione di instabilità. Ora invece è al 100% …
“In che sorta di società volete vivere, Kinderlach? In una società che rispetta le persone se hanno denaro, o in una società che rispetta le persone?”, chiede ai propri allievi l’insegnante Mola Zaharhari con un Tanakh in mano.
Sono parole …
“Sono solo fatti miei” diceva in un noto slogan pubblicitario, autentico tormentone degli Anni Novanta.
Anche i fatti degli altri sono però un po’ fatti suoi. Raz Degan, l’ex modello israeliano trionfatore ieri sera all’Isola dei famosi, l’ha dimostrato con …
Forse sarà stata una dimenticanza, quella di cui parla Anna Segre nel suo ultimo intervento “Ci siamo persi il Kibbutz?”, dove raccontando la sua visita all’Expo, si domandava dell’assenza dell’esperienza dei kibbutzim nel padiglione dedicato ad Israele. Anche se …
Un nodo mi stringe la gola mentre scrivo queste righe su Martino Godelli: Ocsi, "fratellino", il diminutivo ungherese usato da tutti noi di famiglia e dagli amici stretti, quelli di Fiume.
Con lui la generazione dei quattro figli di Ignatz Goldstein, nati in Transilvania e portati dal destino in Italia, diventati Godelli dal cognome della loro mamma Clara Godel, segnati dalle persecuzioni, sopravvissuti, e migrati tre su quattro in Israele, ha chiuso la sua partita terrena. Ultimo tra i quattro fratelli per età, ultimo a lasciarci. Ora siamo noi, i nove cugini Godelli, gli anziani della famiglia. Promossi sul campo da una scomparsa che in fondo ci aspettavamo, ma a cui mai abbiamo voluto pensare. Devo dirlo: chi più chi meno, lui ci ha forgiati. Non per far torto ai nostri genitori, ma per tutti noi il riferimento era sempre Martino. Durante le nostre inquiete adolescenze, nelle nostre prime esplorazioni di Israele, nel rapporto con il sionismo, nel romanzo della nostra formazione, lui c'era sempre: anche per me, unica assieme a mia sorella a essere alfine rimasta in Italia, ma intrisa di Israele perchè intrisa di lui. Con il suo sorriso franco e diretto, con gli occhi che brillavano di vita e di passione, con il kibbutz nel cuore, con le ombre e i ricordi dilanianti del campo messi in sordina, con la sua durezza adamantina, con la sua ironia, con la sua meravigliosa tenerezza, Martino ha camminato a testa alta tra i mille problemi e le mille contraddizioni del kibbutz e del Paese.
Un’identità multipla, uno sguardo diverso su Israele per vincere pregiudizi e stereotipie che ancora oggi vivono nella società italiana. Padre musulmano, madre cattolica, una doppia cittadinanza in tasca (Italia e Israele), Dana sceglie di svolgere il servizio civile all’interno del …
Ah lachmà anijà. “Questo è il pane della povertà che mangiarono i nostri padri nella terra d’Egitto; chi ha fame venga e mangi, chi ha bisogno venga e celebri Pesach”. Il Seder del kibbutz è uno dei momenti piu’ “ricchi” …
Perché la prima casa dovrebbe essere esente per principio da imposte anche per chi non avrebbe problemi a pagarle? Questo assioma dato spesso per scontato, e a cui neppure la sinistra si è dimostrata in grado di contrapporre un discorso …
“Ho saputo che sei stata un anno in un kibbutz: dove?”
“Dalle tue parti.”
La mia risposta fa ridere tutti, me compresa. Eppure è vero: il villaggio del marito libanese che un’amica mi ha appena presentato non dista probabilmente da …
“Una cooperativa, senza sfruttatori e senza sfruttati. Una comune» L’iscrizione sulla pietra e il patto che suggellava non sono riusciti a celebrare il centenario. In un articolo del 18 gennaio scorso, Davide Frattini descrive con tristezza la fine di un’esperienza …
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