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25 aprile 2017 - 29 Nissan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Per chi vive le scadenze del calendario, non come mere commemorazioni, ma piuttosto, come delle opportunità per rendersi protagonisti di quelle stesse vicende, la contiguità tra Pesakh, Yom ha Shoah, il 25 Aprile, Yom Haatzmaùt e Shavuot non è soltanto una prossimità temporale. Per alcuni ebrei uscire dall’Egitto e da Auschwitz continua a significare quella tentazione di normalizzazione del destino ebraico. Ma l’aria che respiriamo in questi giorni è sempre più inquinata da un subdolo antisemitismo che riesce ad accompagnarsi alla santificazione della Shoah cacciando questa fuori dalla storia e servendosi di questa tragedia per giustificare antichi rifiuti..
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Che la ‘causa palestinese’ sia una piaga ormai purulenta non vi è dubbio; lo è nel bene e nel male. Lo è perché è giusto che prima o poi vada risolta e lo è perché più il tempo passa più le posizioni anti-israeliane assumono forma e contenuti di un antisemitismo difficilmente contestabile.
Risulta allora assai difficile distinguere fra chi non sopporta il governo Netanyahu, chi non ama lo stato d’Israele tout court e lo vorrebbe a mare, e chi, per una strana proprietà transitiva, non ama gli ebrei sparsi per il mondo, e magari li vorrebbe tutti espulsi, secondo antico costume della bella Europa, in un qualche stato lontano, magari anche in Israele. Anzi, no: questo complicherebbe troppo la situazione medio-oriental.
 
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25 Aprile, il rav Di Segni:
“Evitiamo i malintesi”
“La memoria può essere inquinata, annacquata, banalizzata. I problemi di oggi meritano tutta la nostra attenzione alla luce delle lezioni del passato, ma bisogna evitare confusioni e malintesi”.
Lo ricorda, in una riflessione sul 25 Aprile pubblicata sul Corriere della sera, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni.
“Oggi l’attualità è anche quella di sanguinose guerre nel Medio Oriente (nel senso di Siria e Iraq). Ma l’attenzione retorica e fuorviante si concentra solo sulla Palestina, con inviti ufficiali di sezioni locali dell’Anpi, in ossequio a un modulo interpretativo grossolano che oppone i buoni contro i cattivi, gli oppressi contro gli oppressori. Per questo – sottolinea il rav – molti ebrei non accettano che si metta sullo stesso piano ideale la lotta di liberazione antifascista con un’interpretazione approssimativa e parziale del conflitto mediorientale”.
Nella sua riflessione, anche un riferimento alla recente equiparazione tra campi di concentramento e campi profughi prodotta da Papa Francesco. Sottolinea il rav Di Segni: “Per noi i campi di concentramento sono stati l’anticamera dei campi di sterminio, senza via di scampo. E chi si occupa dell’ordine pubblico spesso davanti a criminalità comune non può essere messo sul piano di una guardia nazifascista. La memoria esige cautela.
 
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  davar
WORLD JEWISH CONGRESS
Lauder, confermato al timone
Noemi Di Segni è vicepresidente

Terzo mandato consecutivo alla guida del World Jewish Congress per Ronald Lauder (nell’immagine).
Così si sono espressi gli oltre trecento delegati che, da tutto il mondo e in rappresentanza di 90 paesi, hanno partecipato all’assemblea plenaria del Congresso che va concludendosi a New York.
“Ho fatto tante cose nella mia vita, ma non c’è nessun risultato, nessun titolo, nessun onore di cui possa essere più orgoglioso di questo. Siamo un popolo, in cui ciascuno si prende cura dell’altro” ha sottolineato Lauder, rivolgendosi alla platea dopo la nomina.
Tra i cinque vicepresidenti scelti in rappresentanza di Comunità ebraiche nazionali, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni (che è anche membro del nuovo Consiglio esecutivo).
“Si tratta di una grande opportunità per l’Italia, che ha avrà la possibilità di condividere in modo ancora più stretto alcune delle principali sfide e criticità che attraversano trasversalmente l’ebraismo mondiale” sottolinea Di Segni. A New York, per l’Italia ebraica, anche i Consiglieri UCEI Giacomo Moscati e Cobi Benatoff (con quest’ultimo che è membro del nominating committee del World Jewish Congress).
Tra i temi su cui è focalizzato l’intervento di Lauder la lotta all’odio, all’antisemitismo e alla delegittimazione di Israele. “Oggi – ha affermato – c’è una nuova forma di antisemitismo. Oggi, gli antisemiti attaccano l’unico Stato ebraico al mondo. Perché un conto è dissentire dalle iniziative politiche intraprese da Israele, un altro augurarsi la sua eliminazione. In questo caso si è antisemiti a pieno titolo”.
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25 aprile
Il Capo dello Stato Mattarella:
"Onore alla Brigata Ebraica"

“Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell’Italia occupata e versarono il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti, provenienti da nazioni lontane, rivolgiamo un pensiero riconoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli. Tra questi non possiamo dimenticare i cinquemila volontari della Brigata Ebraica, italiani e non, giunti dalla Palestina per combattere con il loro vessillo in Toscana e in Emilia-Romagna”.
Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso tenuto questa mattina a Carpi, in occasione dell’evento “25 Aprile. Festa della Liberazione: tra la storia dei padri e il futuro dei figli”. Intervento molto atteso, che precede la visita pomeridiana all’ex campo di concentramento di Fossoli (dove ad accoglierlo ci sono tra gli altri il Presidente del MEIS Dario Disegni e il Consigliere UCEI David Menasci).
Ha sottolineato il Presidente Mattarella: “Oggi a Carpi intendiamo particolarmente onorare, con la presenza e con il ricordo, le vittime di uno dei luoghi simbolo, in Italia, di quella violenza che la lucida follia del nazifascismo aveva eretto a sistema: il campo di Fossoli. In quelle baracche di legno, a pochi chilometri da qui, si consumò un atto decisivo della tragedia umana e familiare di migliaia di persone: perseguitati politici, oppositori del regime, ebrei, uomini della Resistenza”.
Tra le figure che il Capo dello Stato ha voluto ricordare alcuni giganti della Memoria come Primo Levi, Piero Terracina e Nedo Fiano.
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25 aprile a roma
"Inevitabile la separazione
dal corteo dell'Anpi”

Una separazione dolorosa, ma inevitabile.
Dal palco allestito in via Balbo, di fronte a quella che fu la sede della Brigata Ebraica nella Capitale, la Presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello racconta perché questo 25 Aprile, come lo scorso, si è deciso di celebrarlo senza partecipare al tradizionale corteo dell’Anpi.
“Non è una scelta facile quella della verità. La verità storica, la verità degli esempi. Perché ci fu chi lottò per liberare l’Europa del nazifascismo, e chi invece a quel tempo era alleato di Hitler. Noi sappiamo con chi stare” sottolinea Dureghello, inaugurando con queste parole il presidio organizzato dalla Comunità insieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“Vorrei che fosse l’ultimo 25 Aprile celebrato così, ma non siamo stati noi a volere questa rottura. Tanti episodi del passato, tra cui le ignobili offese rivolte da alcuni al Testimone della Shoah Piero Terracina, ci hanno portato a prendere questa decisione” conferma il rabbino capo Riccardo Di Segni, che a questi temi ha dedicato oggi un editoriale sul Corriere della sera.

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25 aprile a milano - isolati i contestatori
Passa la Brigata: applausi
Più numeroso dello scorso anno il corteo che ha sfilato orgogliosamente dietro ai vessilli della Brigata Ebraica a Milano per questo 25 aprile. E di contro, come confermano le autorità a presidio della sicurezza della manifestazione, molti meno i facinorosi che avrebbero voluto rovinare questo giorno di festa contestando la Brigata e armati di bandiere palestinesi. Questi, sono rimasti di fatto isolati e molto più rumorosi sono stati gli applausi che hanno accolto la Brigata.
A guidare lo spezzone che ricordava i cinquemila ebrei partiti volontari dalla Palestina mandataria per liberare l'Italia dal nazifascismo, i vertici della Comunità ebraica: a fare da aprifila, il gonfalone dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane portato dal vicepresidente UCEI Giorgio Mortara, e i presidenti della Comunità ebraica milanese Raffaele Besso e Milo Hasbani, affiancati da diversi consiglieri della Keillah di Milano. City Angels e 'l gruppo “Noi patrioti d'Europa' composto dai militanti del Pd e non solo, con magliette, cappellini e bandiere blu dedicate all'Ue hanno fatto da scorta. A inizio manifestazione, a cui ha partecipato anche il presidente del Senato Pietro Grasso, a portare i suoi saluti e testimonianza di vicinanza alla Comunità ebraica e ai colori della Brigata il sindaco di Milano Giuseppe Sala.

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25 APRILE - IL SINDACO DI FIRENZE 
Fantoni, una memoria riscoperta
"Grazie a Pagine Ebraiche" 

Renato Fantoni è oggi un nome pressoché sconosciuto per la città di Firenze. Fu assessore alla casa nel dopoguerra, prima legislatura nella città liberata dal nazifascismo. A lui è intitolata una strada vicino alla stazione ferroviaria di Rifredi, come a tanti altri personaggi cittadini. Un politico comune, verrebbe da dire. Non fu così.
Molti anni dopo venne scoperta una parte della vita di Fantoni tenuta celata, forse per pudore, forse perché le scelte più giuste non hanno bisogno di pubblicità.
Durante la guerra Fantoni ospitò nella sua casa a Pian del Mugnone un collega di partito (entrambi militavano nel Pli), l’ebreo Eugenio Artom, futuro membro della Consulta nazionale e senatore della Repubblica. Erano i tempi delle persecuzioni e delle leggi razziali, c’era il concreto rischio che Artom e la sua famiglia venissero deportati. Con Fantoni furono al sicuro.
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25 aprile
La festa in tutta Italia
Da Venezia a Napoli, tutta l'Italia ebraica si è unita in queste ore alle manifestazioni nelle varie città per celebrare il 25 aprile. Tanti i vessilli della Brigata Ebraica che hanno fatto capolino, ricordando il contributo dei volontari ebrei della Palestia mandataria alla liberazione dell'Italia.
 
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Radio Radicale (con Pagine Ebraiche)
Gli ebrei e il 25 Aprile,
lo speciale in onda

Il contributo alla Liberazione del paese dei partigiani ebrei e dei volontari della Brigata Ebraica in una puntata speciale di “Spazio transnazionale” andata in onda ieri sera su Radio Radicale.
Realizzata in collaborazione con la redazione di Pagine Ebraiche, la puntata del programma ha avuto tra gli ospiti gli storici David Bidussa e Anna Foa, lo studioso Marco Cavallarin, il giornalista Paolo Mieli, la parlamentare Lia Quartapelle e l’ex combattente Piero Cividalli.
Ad essere ospitata anche una testimonianza di Marco Pannella.
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pilpul
La ricerca, la guerra
Qualche settimana fa ho visitato il museo della Seconda Guerra mondiale di Boston, in un sobborgo della città. Ci sono finito per caso, su suggerimento di Coralie Bonnet, un’amica belga che gestisce il museo di Bastogne, città teatro di un epico scontro bellico. E così ho scoperto un personaggio notevolissimo, Kenneth W. Rendell, di cui il museo è in realtà parte della collezione personale. Nato nel 1943, ancora ragazzo scoprì che gli oggetti hanno un valore: si poteva ad esempio comprare uno scellino antico e rivenderlo guadagnandoci, e in più divertirsi. 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie – L’atlante delle stragi
Un lavoro di ricerca durato anni che, dopo il portale web e il convegno internazionale svoltosi a settembre 2016, finalmente approda in libreria, con un corposo saggio intitolato Zone di guerra, geografie di sangue. Le stragi naziste e fasciste in Italia (1943-1945), per i tipi del Mulino, a cura di Paolo Pezzino e Gianluca Fulvetti.
È la conclusione del progetto di ricerca promosso da Anpi e Insmli e finanziato dal Governo tedesco, che ha coinvolto 130 ricercatori e ha portato a censire tutte le stragi compiute sul suolo italiano durante il periodo della Repubblica di Salò e dell’occupazione tedesca: un totale di 5.616 episodi di violenza con ben 23.720 vittime.


Mario Avagliano
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Con la Brigata
Nel Corso della Seconda guerra mondiale circa un milione e mezzo di ebrei combatterono nelle fila degli eserciti alleati e nella resistenza contro l’oppressione nazifascista. La liberazione dell’Italia fu anche il risultato della lotta di persone giunte dal futuro Stato di Israele al seguito dell’esercito britannico. Sino al 1944 a quei giovani non fu permesso di portare dei simboli propri.

David Meghnagi, Università di Roma Tre
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