Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       8 Novembre 2021 - 4 Kislev 5782
LE SFIDE DEL NUOVO CONSIGLIO UCEI E DELLA PRESIDENTE NOEMI DI SEGNI  

“Ebraismo italiano protagonista,
i nostri impegni per il futuro”

Sfide e prospettive del nuovo mandato al centro delle molte occasioni di confronto con gli organi di informazione che Noemi Di Segni, confermata ieri al vertice dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sta intrattenendo in queste ore. “Cosa porta con sé dei primi cinque anni alla guida degli ebrei italiani?” le chiede il quotidiano La Repubblica in un’ampia intervista pubblicata nell’edizione odierna. Risponde Di Segni: “Il senso di un impegno quotidiano per preservare un bagaglio millenario, per tutelare le competenze religiose e culturali dell’ebraismo italiano. E lo sforzo costante di creare ponti per collegare realtà diverse tra loro”. In Italia, ricorda, “ci sono 21 comunità, ciascuna con una propria complessità e articolazioni a sua volta complesse”.
Nel colloquio, che appare nell’area Primo piano del giornale, Di Segni si sofferma su vari temi: dalle azioni per favorire senso di appartenenza alla leva educativa, da questioni demografiche a resilienza e progetti di futuro al tempo del Covid, per arrivare alla denuncia di fenomeni inquietanti in atto come lo sdoganamento di gruppi neofascisti e la distorsione della Memoria da parte del fronte anti-vaccini e anti-Green Pass. Sempre con riferimento al dialogo con società e istituzioni la Presidente UCEI accusa alcune forze politiche di mancare di coerenza: “Si difende la Memoria della Shoah ma non Israele nelle sedi dell’Onu, oppure si difende Israele ma si fa amicizia con gruppi di estrema destra di cui si accettano i voti. L’apprezzamento della cultura ebraica è un unicum fatto di tanti pezzettini. Non si può scegliere un solo pezzettino”.
“Ebraismo non è solo persecuzione, Shoah e Memoria. È molto, molto altro. Infinità di cultura ebraica. Ma naturalmente dobbiamo arginare fenomeni di odio con interventi culturali, educativi e anche legislativi” sottolinea ancora, tra gli altri, al Tg2. Tra le priorità indicate: “Attenzione ai giovani con attività aggregative anche per maturare responsabilità di solidarietà e volontariato. Attenzione alle esigenze amministrative e organizzative della Comunità. Soprattutto educazione e cultura ebraica. Quindi scuole, ma anche educazione informale”.
Mentre sulla Memoria calpestata nelle ultime manifestazioni pubbliche Di Segni rileva: “Gli atteggiamenti che negano il modo in cui si è svolta la Shoah, o la rilevanza di quell’evento e di quella situazione, usando quei simboli in un contesto totalmente diverso, offende anche la memoria dell’Italia tutta”.

Nell’immagine in alto la nuova Giunta UCEI. Ne fanno parte, oltre alla Presidente confermata Noemi Di Segni, Milo Hasbani (Milano), vicepresidente con delega ad Affari Sociali e Casherut; Giulio Disegni (Torino), vicepresidente con delega agli Affari legali, Amministrazione, Rapporti con il Meridione; Davide Romanin Jacur (Padova), con delega a Bilancio, Otto per mille e Organizzazione interna; Sara Cividalli (Firenze), con delega al Raccordo tra progetti UCEI e progetti Comunità e supporto piccole e medie Comunità; Simone Mortara (Milano), con delega ai Giovani; Livia Ottolenghi (Roma), con delega all’Educazione, Scuole, Talmudei torà, Progetti educativi e Memoria; David Jona Falco (Roma), con delega al Coordinamento Comunicazione e campagna Otto per mille; rav Giuseppe Momigliano (Genova), con delega alle Questioni cultuali, Casherut, Formazione rabbinica. La Presidente Di Segni ha inoltre indicato, a integrazione della Giunta, i Consiglieri Gloria Arbib (Roma), Roberto Jarach (Milano), Guido Coen (Roma), Gadi Schoenheit (Milano) e David Menasci (Bologna).

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L'INTERVISTA AD ARNON SHAHAR, MEMBRO DELLA TASK FORCE ANTI-COVID D'ISRAELE

"L'Europa guardi ai dati israeliani,
la terza dose è fondamentale"

Da inizio pandemia la voce di Arnon Shahar, medico israeliano responsabile della task force anti-Covid per la cassa mutua Maccabi, è diventata un punto di riferimento per i media italiani. Mese dopo mese, in perfetto italiano, ha spiegato i successi della campagna vaccinale contro il Covid in Israele, quali criticità ha affrontato il paese, i dati scientifici sull'efficacia dei vaccini, il quadro dei ricoveri dopo le due dosi, la scelta di avviare la terza somministrazione prima del resto del mondo. Per la prima volta da inizio pandemia, in questi giorni ha potuto confrontarsi con le controparti italiane di persona e non attraverso uno schermo. “Dopo così tanto tempo sono finalmente tornato in Italia e ho avuto una grandissima e calorosa accoglienza” racconta a Pagine Ebraiche da Roma, dove è stato ospite di diverse conferenze e incontri, non ultimo uno organizzato dall'ambasciata d'Israele. “Sento una grande responsabilità nel parlare con le autorità e i giornalisti italiani. Sono legato all'Italia, conosco la cultura, il modo di pensare e, sin dall'inizio, ho sentito l'impegno e il dovere, quasi una missione, nel spiegare cosa, passo dopo passo, abbiamo scoperto in Israele su questa pandemia” afferma Shahar, che in Italia, a Bologna, si è laureato in medicina, per poi proseguire la sua carriera in patria. 
La domanda più frequente che gli viene posta oggi è sull'efficacia della terza dose. “In estate in Israele abbiamo avuto la quarta ondata di contagi. Ci siamo resi conto, dati alla mano, che c'era stata una diminuzione importante dell'immunità, un calo di efficacia della protezione dei vaccini. Così, dopo un ampio e approfondito dibattito interno, il Primo di agosto abbiamo avviato la terza somministrazione”. Un terzo richiamo che ha funzionato, evidenzia Shahar, con l'adesione della cittadinanza senza grandi resistenze o difficoltà. “Capisco che possa esserci chi dice: 'Ho già fatto il mio, ho fatto due dosi, perché dovrei farne una terza?', e a loro dico subito il motivo: perché noi abbiamo salvato migliaia di vite grazie al richiamo. Senza parlare delle centinaia di milioni salvate nel mondo dal vaccino”. L'invito del medico è a guardare i dati israeliani, “a disposizione di tutti”, e procedere a quello che viene definito un booster per arginare anche in Europa la quarta ondata. “Non sappiamo quanto questo terzo richiamo durerà - aggiunge - stiamo lavorando per studiare e capire quanto durerà la risposta anticorpale, sei mesi, nove mesi, un anno? Per il momento non sappiamo, ma affidiamoci alla scienza. Dobbiamo avere pazienza e non improvvisare. Questo virus è furbo, dobbiamo conviverci e usare tutte le armi a disposizione per fermarlo”. La sua valutazione è in ogni caso che il vaccino anti-Covid diventerà un appuntamento fisso, come lo è quello per altre malattie. 

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IL DOSSIER DEDICATO ALLA MOSTRA DEL MEIS, PARLANO LE QUATTRO CURATRICI

“Gli ebrei e la sfida del dialogo,
un tema che attraversa i secoli”

“Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”, la grande mostra appena inaugurata al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, è l’esito di un riuscito gioco di squadra. Del contributo offerto, individualmente e in team, dalle quattro curatrici: Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara Degli Uberti e Sharon Reichel. Ciascuna con il proprio percorso, le proprie esperienze, il proprio punto di vista.
La mostra si apre nel segno della regina Ester, figura chiave in molti sensi. “Tengo molto ad Ester, anche per il suo essere porta di accesso a un mondo osmotico e ambivalente che ci parla del complesso rapporto che vi è tra minoranze e potere”, spiega Andreina Contessa nello speciale dossier che appare sul numero di novembre di Pagine Ebraiche. Uno dei filoni di una mostra che, ricorda, indaga “la storia dell’ebraismo italiano, la sua identità ma anche la sua relazione con l’esterno”. Un viaggio le cui scelte sono state, almeno a tratti, inusuali. “Piuttosto che favorire l’estetica – afferma Contessa – abbiamo scelto oggetti che ci permettessero di proporre delle storie. Ad esempio su come tali oggetti sono stati prodotti. È il caso di un tessuto ebraico-romano in mostra, non il più bello in assoluto tra quelli a disposizione ma il più funzionale, per le tracce disseminate, per esplorare le dinamiche Dentro&Fuori del tempo”.
“Dentro & Fuori: un concetto, uno stato dell’anima che resta di grande attualità”, rileva Simonetta Della Seta. La bimillenaria esperienza ebraica, quindi, come punto di partenza per una riflessione di tipo universale. “Per parlarne non c’è luogo più adatto del Meis: una realtà che porto nel cuore ed è come se non avessi mai lasciato” commenta Della Seta, che ne è stata direttrice dal 2015 al 2019. “Si va adesso a completare il percorso cronologico avviato con l’allestimento che affronta la storia più importante e ricca di snodi fondamentali. Non una semplice esposizione di oggetti. Piuttosto – sottolinea – un racconto fatto di racconti”. Iconica in questo senso la già citata regina Ester, anche nella sua dimensione di “mito del marranesimo” testimoniata da uno dei quadri accolti a Ferrara su prestito del Quirinale.
Carlotta Ferrara Degli Uberti si dice affezionata non tanto a degli specifici oggetti, quanto a una sezione: quella dedicata a Livorno. “Si tratta infatti – ricorda – di una realtà speciale, senza ghetto e con una vocazione internazionale rivolta non tanto verso l’entroterra quanto in direzione del Nord Africa”. A proposito di scambi, segnala l’alto interesse di una testimonianza epistolare: una corrispondenza del 1840-1841 tra Giuseppe Mazzini e la madre. “Mazzini si trova a Londra e ha frequentazioni ebraiche. La madre se ne mostra preoccupata, teme che possa accadergli qualcosa. È, nel suo genere, un documento interessante”. Come il quadro di Oppenheim sul caso Mortara, tra i fiori all’occhiello della mostra: “Averlo ottenuto è stato un grande traguardo. Così come l’aver avuto prestiti da istituzioni prestigiose come Quirinale e Uffizi”.
Anche per Sharon Reichel il segreto del fascino di Dentro&Fuori è dato dalla “vividezza” delle opere e dei documenti esposti. “Ciascuno con una storia, con un suo significato: ogni scelta è stata ponderata per dare al visitatore degli stimoli forti, per invitarlo a porsi delle domande”. Una mostra molto “ebraica”, anche in questa sua dimensione. “Sono testimonianze che trovano nel Meis la loro collocazione ideale: in dialogo l’una con l’altra, inserite in un contenitore che dà loro senso, ordine e prospettiva”. Prezioso al riguardo il contributo di chi ha scelto di donare vestigia e memorie di famiglia: “Come Meis siamo molto grati a chi, anche stavolta, si è rivolto a noi. È una strada che vorremmo incoraggiare sempre di più. Da parte nostra cercheremo sempre di garantire la massima attenzione e professionalità”.

(Dossier “Oltre il ghetto” – Pagine Ebraiche novembre 2021)

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LA RIFORMA DELLO STATUTO DELL'UNIONE GIOVANI EBREI D'ITALIA 

Ugei, il Congresso vota la svolta:
il mandato diventa biennale

Weekend di lavoro e svolte importanti per l’Unione Giovani Ebrei d’Italia.
Un Congresso straordinario convocato a Roma per la “revisione, la riscrittura e l’ammodernamento” dello Statuto ha portato infatti all’approvazione di una delibera che sancisce, per i Consiglieri Ugei in carica, un cambio di prospettiva e azione. Il mandato, dal prossimo gennaio, passerà infatti dall’essere annuale a biennale.
Si tratta della decisione più significativa presa da un Congresso che ha visto un’ampia partecipazione ed è stato caratterizzato dal confronto con varie figure istituzionali dell’ebraismo sia nazionale che romano: tra gli ospiti la presidente UCEI Noemi Di Segni, l’assessore UCEI Livia Ottolenghi, la presidente della Comunità ebraica capitolina Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni.
“Un evento bello e coinvolgente” spiega Simone Santoro, attuale presidente Ugei, intervenuto anche in occasione della fase conclusiva del Consiglio UCEI delle scorse ore. Per Santoro, quello compiuto in sede Ugei, è un “passo coraggioso ma inevitabile per un perseguimento più efficace degli obiettivi: non nascondo una certa emozione”.

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QUI LIVORNO

Guido Horn d’Arturo,
lo scienziato che progettò il domani

Resterà aperta fino al prossimo 27 gennaio, presso la Villa del Presidente di Livorno, la mostra “Gli ASTRI di Horn. Lo scienziato che ha progettato il futuro”.
Curata e realizzata dal Museo Ebraico di Bologna, la serie di ventuno pannelli che ripercorrono la vita, gli interessi, i sentimenti e – soprattutto – le grandi invenzioni dell’astronomo ebreo triestino è stata scelta dalla Sezione Toscana della Società Astronomica Italiana per festeggiare i suoi cento anni, con il sostegno e il patrocinio di Comune, Provincia e Comunità ebraica di Livorno. Tra le autorità presenti il presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri.
La mostra ha una storia lunga. Il suo primo nucleo risale al 2017, cinquantenario della morte di Guido Horn d’Arturo, al quale la città di Bologna deve la fondazione dell’attuale Osservatorio astronomico situato nel vicino paese di Loiano, e il mondo intero la geniale invenzione dello specchio a tasselli per la fotografia celeste, la tecnologia rivoluzionaria sulla quale si basano ancora oggi i telescopi di ultimissima generazione.
QUI CASALE MONFERRATO

Uno sguardo ebraico su Dante

Passare dall’illustrare la Divina Commedia a scrivere un libro intitolato “Dio” non è troppo strano considerando l’argomento delle cantiche dantesche. Ma diventa certamente stimolante se a farlo è Stefano Levi Della Torre, un’artista che definire poliedrico è riduttivo: “Nella testa di Stefano c’è una costellazione che va oltre il paradiso o l’inferno” spiega Daria Carmi presentando l’architetto, pittore e saggista protagonista ieri a Casale, nei locali della Comunità ebraica, dove nel giro di un’ora si è passati dalla presentazione della sua mostra dedicata ai 700 anni dalla morte dell’Alighieri a un volume di Bollati Boringhieri che, più che parlare di Dio, parla del ruolo che l’immagine di Dio ha giocato per l’umanità. Un ruolo senza il quale certamente non esisterebbe nemmeno la Commedia.
I Protocolli e la giusta condanna
L’amicizia ebraico-cristiana giovani ha pubblicato un comunicato di condanna della riedizione dei famigerati “Protocolli dei savi di Sion”.
Benissimo perché finora mi sembra che le voci che si sono levate siano state quasi esclusivamente ebraiche. Ma tocca a tutti protestare, non solo agli ebrei. E in particolare ai cristiani e non solo perché è cattolico militante l’editore, ed estensore di un comunicato stampa di puro sapore antisemita, di questo che si propaganda come libro ma è stato in realtà un’arma di distruzione di massa. Ma perché gli intrecci con il cattolicesimo più ostile agli ebrei in questo secolo non sono stati pochi, anche se oggi – almeno così credevamo – era solo sostenuto dall’antisionismo dei paesi arabi.
Anna Foa
Oltremare - Partenze
Ho visto un uomo piangere. A dire il vero era un omone, largo e compatto, età apparente fra i 35 e i 40 anni, con i capelli scuri e fitti tagliati a spazzola sulla testa tonda tonda, e, sotto la mascherina, il pizzetto. Aveva l'aria sudamericana ancor prima che aprisse bocca e parlasse con la sua compagna o moglie e comunque madre del loro figlio di circa tre anni, anche lui con la testa tondissima e i capelli a spazzola neri come il carbone, le braccia incrociate sul petto e due occhi arrabbiatissimi sopra alla bocca tutta arricciata in un "con te non ci parlo più" assolutamente universale.
Daniela Fubini
Un legame forte
A nome del Consiglio e di tutta Adei Wizo formulo le nostre congratulazioni a Noemi Di Segni per la sua rielezione alla guida dell’UCEI.
Siamo certe che questo suo nuovo mandato continuerà nello spirito di fattiva collaborazione che ci lega indissolubilmente all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e che ci ha visto affiancate in tanti progetti e sfide su tutto il territorio del nostro Paese. Progetti ai quali la stessa Noemi Di Segni ha sovente portato la propria esperienza e professionalità. Le nostre congratulazioni si estendono naturalmente anche a Milo Hasbani e Giulio Disegni, nuovi vicepresidenti, e a tutti gli assessori nominati dal nuovo Consiglio.
Susanna Sciaky
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Storie di Libia - Mino Meghnagi
Mino Meghnagi, ebreo di Libia. Aveva cinque fratelli e una sorella. Uno di loro, Victor, fu tra i promotori dell’apertura del Tempio di via Oderisi da Gubbio a Roma. Nato il 6 novembre 1946 a Tripoli, Mino ha sempre cercato di avere buoni rapporti con i membri della comunità italiana e di quella araba. Si considerava un amico degli arabi: infatti giocava a calcio con loro ed era molto bravo.
David Gerbi
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