Investire sull’educazione è la chiave del rilancio economico
Ci sono dodici anni di lavoro, dietro il volume “I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492” (Egea – Università Bocconi Editore, 2012) di Maristella Botticini, professoressa di economia alla Bocconi, e Zvi Eckstein dell’Università di Tel Aviv. Dodici anni di ricerche approfondite, incontri con esperti di storia ebraica, viaggi e consulenze. A raccontarlo è la stessa autrice, nel suo ufficio all’Università Bocconi, che ospiterà oggi la presentazione del libro organizzata insieme al giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e alla Libreria Egea (mercoledì 12 dicembre 2012, ore 18, Aula N03 piazza Sraffa 13).
Alla tavola rotonda, dal titolo “L’istruzione come leva dello sviluppo economico. Spunti dalla storia ebraica”, che sarà moderata dal giornalista Guido Vitale, coordinatore Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e direttore della redazione di Pagine Ebraiche, parteciperanno, oltre all’autrice, l’economista Alberto Alesina (Harvard University), il rabbino Roberto Della Rocca (direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI) e lo storico Giacomo Todeschini (Università di Trieste).
Tutto cominciò nel 1999, quando Botticini incontrò Eckstein alla mensa universitaria della Boston University, dove si trovavano entrambi, lei come assistente del Dipartimento di economia, lui come visiting professor. Nel corso del pasto, condividendo le proprie aree di interesse scientifico, economia del lavoro nel caso di Eckstein e storia economica con un focus sulla Toscana medioevale per Botticini, la professoressa italiana raccontò al collega un esito imprevisto delle sue ricerche negli Archivi di Stato di Firenze: una foltissima documentazione sulle transazioni di denaro che coinvolgevano i prestatori ebrei. “Zvi mi chiese quale fosse la ragione per la diffusione di questa professione tra gli ebrei dell’epoca – ricorda Botticini – Io gli diedi la risposta classica, le persecuzioni che proibivano agli ebrei di possedere terra, il fatto che ai cristiani fosse vietato prestare denaro a interesse. Ma poi cominciammo a chiederci se fosse davvero così. Un anno dopo partirono le nostre ricerche”. I primi dati che gli studiosi rilevarono sembravano smentire quella spiegazione: gli ebrei avevano abbandonato l’agricoltura per abbracciare il mondo delle professioni colte già con l’espansione dell’impero musulmano tra i secoli VIII e X, senza essere stati soggetti a restrizioni. Contemporaneamente la popolazione ebraica aveva subito un drastico calo demografico tra il I e l’VII secolo solo parzialmente spiegabile con persecuzioni, massacri e pestilenze. “Raramente ci si sofferma a riflettere sul fatto che anche la scelta religiosa è influenzata dall’economia – spiega Botticini – Essere ebrei in quei secoli era costoso. Per essere considerati un buon membro della Comunità era necessario investire molto sull’istruzione dei propri figli, che dovevano essere in grado di leggere la Torah in sinagoga, sottraendo tempo al lavoro nei campi e senza averne un immediato ritorno economico, perché in quegli anni dell’alto Medio Evo, l’alfabetizzazione e la cultura non offrivano opportunità. Per questo è ragionevole pensare che molti abbiano abbandonato l’ebraismo a favore di altre fedi con minori pretese. Con l’avvento dell’impero musulmano e la nascita delle città e delle professioni, chi si trovò però pronto a cogliere le nuove opportunità lavorative? Proprio quella popolazione che per secoli aveva imparato a leggere, scrivere e istruirsi a scopo religioso, sviluppando una collaterale capacità a svolgere attività sofisticate”.
Il volume ripercorre le tappe della trasformazione tra fatti storici e analisi economiche.
Le ricerche di Botticini e Eckstein, oggi rispettivamente direttore dell’Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research, e decano della facoltà di Economia dell’IDC di Herzliya già vicegovernatore della Banca centrale d’Israele dal 2006 al 2011, hanno osservato “lo straordinario lavoro di approfondimento dei microscopi degli storici con il cannocchiale dell’economia” usando le parole di Botticini.
Il risultato è, ci tiene a sottolineare la professoressa, “un messaggio straordinariamente positivo: il popolo ebraico è quello che è oggi non per via delle persecuzioni che ha subito ma per le proprie capacità, per i propri valori religiosi e culturali”. Primo fra tutti proprio quello di investire nell’istruzione.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked