Budapest – “Orban, alle parole seguano i fatti”

Belle parole ma poca attinenza ai problemi reali, primo dei quali la minaccia costituita dal movimento di estrema destra Jobbik. Questa la lettura del World Jewish Congress relativamente all’intervento pronunciato ieri sera a Budapest dal primo ministro ungherese Viktor Orban.
Promesse vaghe, nessun riferimento esplicito ai moderni neonazisti in costante ascesa nel consenso popolare. “Continueremo a monitorare la situazione e ad esercitare ogni possibile pressione sulle forze democratiche per contrastare questi fenomeni”, si legge nella nota ufficiale diramata in serata. Una posizione condivisa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che partecipa ai lavori con una delegazione formata dai consiglieri Roberto Jarach, Cobi Benatoff ed Eva Ruth Palmieri. “L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane prende atto delle dichiarazioni rilasciate in merito all’impegno del governo nella lotta al razzismo e all’antisemitismo. L’auspicio – afferma il presidente UCEI Renzo Gattegna – è che alle parole possano presto seguire fatti e azioni concrete. Se l’Ungheria si trova oggi a fronteggiare un vero e proprio degrado della democrazia ciò è infatti da attribuirsi anche a gravi responsabilità e carenze delle stesse autorità governative”. C’era grande attesa nell’albergo dove, protetti con misure di sicurezza straordinarie, sono ospitati gli oltre 600 delegat. Contrariamente al protocollo Orban ha scritto il discorso di proprio pugno completandone gli ultimi concetti nell’imminenza dell’intervento. “Tolleranza zero contro l’antisemitismo. Impegni generici contro il pregiudizio e la violazione della dignità delle persone. Personalmente – spiega Jarach, raggiunto telefonicamente – l’ho trovato abbastanza deludente”. Ad introdurre Orban, nel corso della cena di gala, erano stati il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder e il leader degli ebrei ungheresi Feldmajer. Rivolto a Orban il presidente Lauder ha ricordato come non sia un segreto che la reputazione internazionale del paese abbia perso appeal negli ultimi anni. Ciò, ha affermato, “non è certo responsabilità della stampa, ma degli estremisti”. Parole significative sono arrivate anche dal ministro israeliano Silvan Shalom, già vicepremier, che nel corso della cena ha invitato l’Ungheria a fare pressione sulle Nazioni Unite affinché Hezbollah venga inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche. Tra gli ospiti di maggior prestigio il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, protagonista dell’odierna sessione mattutina. Tra i vari temi messi a fuoco in queste ore strategie e opportunità condivise tra le molteplici espressioni dell’ebraismo mondiale. Momento fondamentale una valutazione delle possibilità economico-finanziare che è stata avviata con la presentazione del bilancio da parte del tesoriere Cobi Benatoff. Nell’annunciare la sua non ricandidatura nel quadro di un nuovo equilibrio all’interno dei vertici in cui sia valorizzata maggiormente la componente europea, ha invitato l’esecutivo che va formandosi in queste ore all’assunzione di sfide e inizative concrete per dare un futuro alle diverse anime dell’ebraismo mondiale.

a.s – twitter @asmulevichmoked

(6 maggio 2013)