…Ungheria

Negli ultimi tempi, abbiamo assistito ad una forte crescita dell’antisemitismo in due paesi dell’Unione Europea, l’Ungheria e la Grecia. Casi diversi, differenti i contesti culturali e sociali, ma comune il problema che ne deriva all’Europa, che pone per l’ingresso nell’Unione delle pregiudiziali fondamentali riguardo alla democrazia e all’osservanza dei diritti umani. Pregiudiziali rassicuranti per noi cittadini dell’Unione, che pensiamo di essere così garantiti dalla possibilità di derive autoritarie e minacce razziste e antisemite. Preoccupa in particolare il caso ungherese, dove la crescita dell’antisemitismo è diventata esponenziale sotto il premier Orban, accompagnata da spinte autoritarie e populiste e da crescenti limitazioni delle libertà democratiche. Ieri, il Congresso Mondiale Ebraico si è aperto a Budapest accolto dal lugubre sventolare delle bandiere naziste agitate dai manifestanti del partito di estrema destra Jobbik, che ha ottenuto quasi il 17% alle ultime elezioni. In un intervento al Congresso il primo ministro Orban ha promesso tolleranza zero verso l’antisemitismo, senza tuttavia mai nominare il partito Jobbik e senza tracciare una chiara linea di separazione fra il suo governo e le frange dell’ultradestra. Mi sembra che la situazione ungherese riproponga, se ancora ce ne fosse bisogno, il nesso che lega l’antisemitismo ai regimi autoritari e illiberali e riaffermi ancora una volta che la lotta contro l’antisemitismo non può non andare di pari passo con quella per i diritti umani e le libertà democratiche.

Anna Foa, storica